Diego Armando Maradona, soprannominato da tutti El pibe de Oro, non ha bisogno di presentazioni. Considerato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, Maradona è stato protagonista indiscusso di un’era del calcio irripetibile ma anche di innumerevoli e turbolenti scandali mediatici. Nonostante tutto il suo nome evoca, ancora oggi, magia ed emozione, restando una leggenda assoluta per intere generazioni.
Diego Armando Maradona nasce il 30 ottobre 1960 a Lanus, in Argentina. Terzo di sette figli, nati da Don Diego e Dona Dalma, la sua famiglia ha origini italiane, spagnole, croate e nativo americane. Sin da bambino iniziò a tirare calci al pallone spinto da una vocazione naturale, riuscendo, a soli dieci anni, ad entrare a far parte delle Cebollitas (Cipolline), la squadra giovanile dell’Argentinos Juniors di Buenos Aires.
GLI ESORDI
Il 20 ottobre 1976 Maradona inizia la sua carriera da professionista scendendo in campo con la maglia numero 16 dell’Argentinos Juniors, nella partita contro il Talleres de Córdoba. Ha solo quindici anni ed è il più giovane a esordire nella prima divisione argentina, record battuto solo ventisette anni dopo da Sergio Aguero. Prima del suo ingresso in campo il tecnico Juan Carlos Montes, gli disse: “Vai Diego e gioca come sai”. Anche se la sua squadra quel giorno perse 1- 0, per Maradona, quella partita fu molto significativa e segna l’inizio di una nuova vita, di una nuova avventura che lo porterà a scrivere le pagine più belle della storia del calcio. Nel 1978 Maradona diviene capocannoniere del campionato argentino con 22 reti. Per due anni consecutivi (1979 e 1980) conquista il Pallone d’Oro sudamericano, premio che spetta al miglior giocatore. Il 19 febbraio 1980 nella partita contro il Deportivo Pereira, segna uno dei più bei gol della sua carriera come lui stesso ebbe modo negli anni di ricordare. Nel 1981 a 20 anni passa al Boca Juniors che l’anno successivo vince il campionato. Poi, il 5 giugno 1982 al Barçellona dell’allora presidente Josep Lluís Núñez.
GLI ANNI AL NAPOLI
“Buonasera napolitani”. Con queste parole, il 5 luglio 1984, Maradona saluta gli ottantamila tifosi accorsi per lui allo Stadio San Paolo di Napoli. Il Napoli aveva concluso il campionato 1983-84 classificandosi al dodicesimo posto.
L’arrivo di Maradona sancisce l’inizio di una nuova era. Sotto la guida dell’allenatore Ottavio Bianchi e con l’innesto di calciatori come Bruno Giordano, Salvatore Bagni, Claudio Garella e Alessandro Renicala, la squadra biancazzurra vince il suo primo scudetto nel campionato 1986-1987, stagione in cui batte dopo trentadue anni la Juventus al Comunale di Torino. Poi conquista la sua terza Coppa Italia, vincendo tutte le tredici gare, comprese le due finali disputate contro l’Atalanta. Scudetto e coppa: un binomio perfetto, un’impresa eccezionale che fino a quel momento era riuscita solo al Grande Torino e alla vecchia signora. Sette anni indimenticabili che portano al Napoli i due storici scudetti, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana.
Osannato dentro e fuori dal campo, i napoletani lo considerano una divinità e gli perdonano perfino i suoi eccessi. La favola italiana del fuoriclasse si conclude il 17 marzo 1991 dopo un controllo antidoping effettuato al termine della partita di campionato Napoli-Bari (1-0) che diede il responso di positività alla cocaina. Il Napoli chiuse la stagione 1990-1991 al settimo posto.
LA MANO DE DIOS
Con la nazionale argentina ha partecipato a quattro Mondiali (1982, 1986, 1990 e 1994), vincendo da grande protagonista il campionato mondiale di calcio 1986. Il 22 giugno 1986, sul campo dello Stadio Azteca di Città del Messico, si affrontano, ai quarti di finale, Argentina e Inghilterra.Maradona mette a segno quello che è considerato il gol più bello di tutti i tempi. Tre minuti dopo aver segnato il gol con la mano, passato alla storia come Mano de Dios.
GLI ULTIMI ANNI
Dopo un anno e mezzo di squalifica per doping, nel 1992, la carriera di Maradona riprese nel Siviglia. Dopo il Siviglia, torna a giocare in Argentina nel Newell’s Old Boys. Maradona decide di voler chiudere la sua carriera con una manifestazione di grande livello e torna a giocare in nazionale. Nel 1995 ottiene il Pallone d’oro alla carriera. Durante la sua esperienza calcistica non poté concorrere all’assegnazione del premio in quanto i calciatori non europei erano allora esclusi dalla competizione. Il 7 ottobre dello stesso anno torna a giocare con la maglia del Boca Juniors nella partita contro il Colón (SF), rimanendo nella squadra per due anni prima di ritirarsi dal calcio al termine del superclásico contro il River Plate.
MARADONA APPRODA SU NETFLIX
“Maradona in Messico”, è il titolo della docu-serie Netflix in sette puntate che racconta l’avventura di Maradona come allenatore dei Dorados di Culiacan, una squadra di calcio della seconda divisione del paese centroamericano. Il docu-film “Diego Maradona”, diretto dal regista Asif Kapadia (proiettato nelle sale cinematografiche italiane lo scorso settembre), ripercorre la vita e la carriera del campione argentino, compresi i suoi tanti momenti di buio e debolezza. Due ritratti inediti di Diego Maradona, un personaggio controverso ma che da oltre quaranta anni continua ancora a far parlare di sé.
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