ATTUALITÀ

SARDINE, UNA MOLTITUDINE IN CERCA DI DEFINIZIONE

SARDINE IN PIAZZA PER CAMBIARE LO STATO (INSOPPORTABILE) DELLE COSE.

Stare insieme non ci basta, siamo fatti così noi  esseri umani, sardine e non.

Abbiamo bisogno che gli altri ci capiscano, che le nostre azioni facciano la differenza, che gli altri la pensino come noi ogni tanto, abbiamo bisogno di appartenere ad una comunità, una famiglia, un clan. Se siamo parte di un gruppo vuol dire che apparteniamo al mondo, è la sineddoche dei sistemi sociali.

Le sardine, nate a Bologna da un’idea di quattro ragazzi per contestare un comizio di Salvini, raccolgono il bisogno di appartenenza di un foltissimo numero di persone che si ritrova nei valori dell’antifascismo, del libero pensiero e si oppone all’oppressione, alla strategia della paura e dell’odio.

Una costellazione di valori senza-nome a dimostrazione che il travaglio dei partiti democratici non sia riuscito, dal dopoguerra ad oggi, a generare un progetto politico in grado di canalizzare la partecipazione spontanea, la voce nuda del cittadino: lavoratore, precario, studente, proletario, piccolo proprietario, figlio o padre, immigrato o emigrato.

Tutte queste persone – poco importa se sono la maggioranza o meno – sono da troppo tempo schiacciate da una rappresentazione del mondo che fa comodo a pochi, a qualcuno senza contenuti politici, miope di qualsivoglia percorso generativo di sviluppo umano ed economico. Parliamo, quindi, di una moltitudine orfana di uno dei più significativi strumenti di definizione del sé, degli altri e del contesto in cui si vive, un gruppo politico.

Questo comporta non solo che entriamo in cabina elettorale senza sapere bene dove mettere la crocetta, se sul meno peggio o sul “voto perso” – quando ci entriamo! – ma, cosa ancora più insidiosa per un sistema democratico, che non partecipiamo alla vita politica del nostro Paese.

Con “politica” non facciamo riferimento ad un sistema di cariche e incarichi ma all’azione dell’individuo come parte attiva e viva dell’organizzazione e della gestione di una collettività che si stanzia in un territorio. A non partecipare è soprattutto chi rifiuta il carrierismo e la corruzione e sa che non ci sono molte chance di operare un cambiamento nella mala politica. Questo assenza di partecipazione è una sorta di un mutismo selettivo che ad un certo punto viene spezzato, senza sapere bene come: la gente si riconosce in base a un comune sentire, ad uno stato insopportabile delle cose.

Di questo affollamento nella pancia del Paese, la piazza, Marco Revelli dice non sono più il “popolo dei Girotondi” e nemmeno il “popolo viola”, sono per molti versi “post”: nell’orizzonte dei promotori non c’è più il riferimento assorbente, anche solo in negativo, ai partiti storici della sinistra. Non c’è tout court la “forma partito”. Sono, come chiamarli? “popolo”. Revelli, storico e sociologo, sa di cosa parla perchè si è occupato della “cultura di destra” e più in genere delle forme politiche del Novecento, sa che non si tratta di populismo di ultima generazione.

Nelle pagine Facebook #6000sardine create per organizzare la manifestazione in tutta Italia, volando per Brussels e New York, emerge il tentativo dei followers di darsi un manifesto, una carta dei valori.

È lo slancio, è il tentativo metamorfico di un popolo per diventare gruppo, cioè quello che la sociologia definisce come un insieme di persone che interagiscono le une con le altre sulla base di aspettative condivise.

L’elemento caratterizzante di un gruppo o sottosistema non è però la somiglianza, quando l’interdipendenza tra i membri e la loro organizzazione interna. Valgono nulla perciò le accuse fatte alle sardine, di non avere un progetto, di non avere ancora una chiara identità, di essere al servizio di questa o quell’altra parte.

Le sardine devono essere al servizio di tanti, sono un flusso in costante movimento, sono parte di un processo, se vogliamo vedere dove va a parare dobbiamo prenderne parte, altrimenti il processo muore e viene messo in bella mostra su un centro tavola ai piani alti.

 

 

 

Fonti:

Sardine, ovvero l’innocenza necessaria di Marco Revelli
https://volerelaluna.it/controcanto/2019/11/25/sardine-ovvero-linnocenza-necessaria/

Foto di copertina

 

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