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ZYGMUNT BAUMAN, TEORICO DELLA SOCIETA’ LIQUIDA.

Zygmunt Bauman sarà sempre ricordato come uno dei più noti e influenti intellettuali del mondo contemporaneo, a lui si deve la folgorante definizione della “società liquida”, di cui è stato uno dei più arguti osservatori.

Nato il 19 novembre 1925 a Poznan (Polonia) da una famiglia ebraica, si rifugiò in Urss dopo l’invasione nazista. Tornato nella capitale polacca, incominciò a studiare sociologia all’Università di Varsavia, dove insegnavano Stanisław Ossowski e Julian Hochfeld, laureandosi in pochi anni. Zygmunt Bauman collaborò con numerose riviste di settore tra cui la popolare Socjologia na co dzień (“La Sociologia di tutti i giorni”, del 1964).

Nel 1968, la ripresa dell’antisemitismo, utilizzato anche nella lotta politica interna in Polonia, indusse molti ebrei polacchi a fuggire all’estero, Bauman, che aveva perso la sua cattedra all’Università di Varsavia, fu uno di questi. Emigrò dapprima in Israele dove insegnò all’Università di Haifa e Tel Aviv e successivamente accettò la cattedra di sociologia all’Università di Leeds, dove dal 1971 al 1990 è stato professore.

Di formazione marxista Bauman ha raggiunto la fama internazionale studiando il rapporto tra modernità e totalitarismo, con particolare attenzione alla Shoah (Modernità e Olocausto, edito dal Mulino) e il passaggio dalla cultura moderna a quella postmoderna (Modernità liquida, Laterza). Negli ultimi anni si è occupato di analizzare le trasformazioni della sfera politica e sociale indotti dalla globalizzazione, la reazione delle società europee alla crisi migratoria.

Tra le sue opere successive tradotte in italiano figurano “Amore liquido” sulla fragilità dei legami affettivi, “Vita liquida”, “La solitudine del cittadino globale”, “La società dell’incertezza”, “Stato di crisi” e Per tutti i gusti – La cultura nell’età dei consumi”.

 

 

 

SOCIETA’ LIQUIDA

Zygmunt Bauman raggiunse la notorietà per aver definito, nel saggio “Modernità liquida” (Laterza, 2000), la realtà nella quale viviamo come “liquida”.

Per il sociologo e filosofo polacco, infatti, il tessuto della società moderno-contemporanea, inteso in chiave sociale e politico era “liquido”, cioè inconsistente, sfuggente a ogni tipizzazione del secolo scorso e quindi tanto inafferrabile quanto incomprensibile – alla deriva. Il mondo di oggi non ha la struttura e la solidità di un tempo ma è permeato dalla liquidità che ha a che fare con la crisi dello Stato, e quindi con la crisi delle ideologie e dei partiti, con l’eccessiva globalizzazione e con la corsa sfrenata al consumismo. L’individuo tanto evoluto quanto egocentricamente solo spaesato e smarrito, tende a conformarsi, ad omogeneizzarsi, tralasciando legami sociali o affettivi. E’ in continua decadenza ma, insieme a lui, è tutta la società a decadere: le strutture amministrative, la polis, la cultura, la sfera personale.

La vita liquida si alimenta della delusione e della frustrazione che l’io prova rispetto a se stesso, il quale abdica alla sua identità, al suo ruolo sociale, preferendo trasformarsi in un ‘kit Ikea’ da assemblare per essere funzionale solo per un periodo limitato di tempo, piuttosto che impegnarsi attivamente nella propria sfera personale e sociale. Bauman presenta la cosiddetta “solitudine del cittadino globale”, parafrasando uno dei suoi lavori più celebri, una vera e propria critica alla mercificazione delle esistenze e alla frequente omologazione planetaria.

L’eredità intellettuale che Bauman ha lasciato è così importante da essere assunta come modello e punto di riferimento per qualsiasi tipo di analisi concernente questa epoca.

Possiamo profetizzare che, a meno di essere imbrigliata e addomesticata, la nostra globalizzazione negativa, che oscilla tra il togliere la sicurezza a chi è libero e offrire sicurezza sotto forma di illibertà, renderà la catastrofe ineluttabile. Se non si formula questa profezia, e se non la si prende sul serio, l’umanità ha poche speranza di renderla evitabile. L’unico modo davvero promettente di iniziare una terapia contro la crescente paura che finisce per renderci invalidi è reciderne le radici: poiché l’unico modo davvero promettente di continuarla richiede che si affronti il compito di recidere quelle radici. Il secolo che viene può essere un’epoca di catastrofe definitiva. O può essere un’epoca in cui si stringerà e si darà vita a un nuovo patto tra intellettuali e popolo, inteso ormai come umanità. Speriamo di poter ancora scegliere tra questi due futuri. (Bauman, Paura liquida)

 

 

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