Tutti sanno che a dare origine al Tutto è stato un evento chiamato Big Bang, occorso circa quattordici miliardi di anni fa; ma attorno a questo argomento si ingenera spesso grande confusione.
L’Universo si espande, questo è un dato certo; ciò significa che la distanza tra due punti qualunque dell’Universo, con il passare del tempo, aumenta.
Se noi guardassimo all’indietro e percorressimo a ritroso i circa quattordici miliardi di anni che ci separano dal momento in cui il Tutto ha avuto origine, arriveremmo, dunque, alla condizione per la quale tra tutti i punti dell’Universo (e tra ciascuno di essi) la distanza sarebbe pari a zero.
In tali condizioni di annullamento delle distanze tra tutti i suoi punti e le sue componenti, sarebbe avvenuto quello che per i profani di astrofisica può qualificarsi come lo scoppio primordiale.
In realtà nessuno può dire se uno scoppio vi sia stato o meno e se la nascita dell’Universo sia avvenuta attraverso un’esplosione; ma quel che possiamo sicuramente dire è che il principio del Tutto è avvenuto, secondo l’ipotesi accreditata in astrofisica, quasi quattordici miliardi di anni fa, ossia quando l’Universo si trovava in condizioni di densità e temperatura elevatissime e cominciò il suo moto di espansione sino a diventare nel corso dei secoli e dei millenni quello che è oggi.
Attraverso la forza centrifuga e l’espansione della materia si sono formate le Galassie e, tra queste, anche quella specie di nuvola di fumo visibile nel cielo che i romani chiamarono Via Lattea, nella quale si colloca il nostro sistema solare e, tra gli altri, anche il nostro pianeta.
La Via Lattea fu individuata per la prima volta da Galileo Galilei, con l’ausilio del telescopio; si tratta della traccia nel cielo della nostra galassia, ha una forma appiattita ed è composta da innumerevoli stelle.
La leggenda mitologica formatasi attorno alla Via Lattea vuole che Zeus tradisse ripetutamente la moglie Hera, madre di tutti gli déi, con donne mortali. Dall’unione carnale con una di queste, la bellissima Alcmena, nacque Herakles, uno degli eroi più famosi del mito.
Si narra che Zeus volesse per questo suo figlio l’immortalità, condizione alla quale il piccolo avrebbe potuto accedere solo attraverso la suzione del latte divino dal seno di Hera. Occorreva però architettare uno stratagemma; così Zeus attese che Hera si addormentasse per poter attaccare il pargolo ad uno dei suoi seni e consentirgli di nutrirsi del latte della dea. Sta di fatto che Herakles, che aveva già alla nascita la sua forza proverbiale, si attaccò al seno della divinità con tale veemenza da farla risvegliare di soprassalto. Quando Hera si accorse dell’inganno ritrasse con forza il seno e il latte schizzò verso l’alto, macchiando il cielo di bianco e dando origine alla Via Lattea.
Ma la Via Lattea e il nostro sistema solare sono solo una piccolissima, infinitesima parte di quello che noi definiamo Universo. Basti pensare che negli anni ’90 erano noti solo i pianeti del nostro sistema solare e nel giro di venti anni o poco più, sono state invece individuate centinaia di pianeti extrasolari.
C’è una parte dell’Universo che non si vede (il cosiddetto lato oscuro) perché è composta da qualcosa che non assorbe, non emette, né riflette luce o altro tipo di radiazione elettromagnetica.
La materia atomica rappresenta solo il 5% di quello che c’è nell’Universo; la stragrande maggioranza di quello che compone l’Universo è composto di qualcosa di cui ignoriamo l’esistenza e su cui gli astrofisici, gli astronomi e i cosmologi si interrogano da tempo.
Conosciamo l’esistenza di questa parte oscura per via del fatto che anche tale parte invisibile dell’Universo esercita una certa forza gravitazionale ed è proprio sulla forza di gravità che si incentrano i maggiori studi e si fondano le più straordinarie scoperte; ma siamo ancora molto lontani (e forse lo saremo sempre) dall’avere in pugno il segreto di quello che è in assoluto uno dei più grandi misteri dell’esistenza.
Chissà, forse un giorno, questo mistero ci sarà svelato e comprenderemo finalmente il vero senso della vita.
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Cosa c’era prima del Big Bang?
Una voce altisonante, quella di Stephen Hawking, cosmologo, fisico, matematico, astrofisico, accademico e divulgatore scientifico britannico, icona indiscussa della scienza moderna, ci risponde così:
Non c’era nulla attorno prima del Big Bang. Secondo la Teoria Generale della Relatività di Einstein, lo spazio e il tempo formano insieme un molteplice continuum spazio-temporale che non è piatto, ma curvato dalla materia e dall’energia presenti in esso. Adotto un approccio euclideo alla gravità quantistica per descrivere la nascita dell’universo. In questo, il tempo reale ordinario è sostituito da un tempo immaginario, che si comporta come una quarta direzione dello spazio. Nell’approccio euclideo, la storia dell’Universo nel tempo immaginario è una superficie curva a quattro dimensioni, come la superficie della Terra, ma con due dimensioni in più. Jim Hartle ed io abbiamo proposto una condizione “no boundary” (senza confini). La condizione dell’assenza di confini dell’universo è che non ha confini. In termini di ordine, lo spazio-tempo euclideo è una superficie chiusa senza fine, come la superficie della Terra. Si può considerare il tempo immaginario e reale come l’inizio a partire dal Polo Sud che è un punto liscio dello spazio-tempo in cui regnano le leggi naturali della fisica. Non c’è nulla a sud del Polo Sud, e ugualmente non c’era nulla intorno prima del Big Bang.
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