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KHALIL GIBRAN, IL POETA DELL’AMORE

Nato in Libano il 6 Gennaio del 1883, Khalil Gibran è uno dei più grandi poeti e scrittore di aforismi di sempre. Trasferitosi negli Stati Uniti, fondò nel 1920 a New York l’Associazione della Penna, un circolo politico-letterario formato da scrittori arabi emigrati negli USA.

“Alcuni di noi sono come l’inchiostro, altri come la carta. Se non fosse per il nero di alcuni, altri sarebbero muti. Se non fosse per il bianco di alcuni, altri sarebbero ciechi.”

La grandezza del poeta Khalil Gibran (a questo link trovate le sue frasi più celebri) è nota a tutti e deriva, principalmente, dalla volontà di unire l’amore spirituale verso Dio con l’amore inteso in senso universale verso il prossimo. Il suo scritto più famoso è Il profeta (1923), un testo in cui si intrecciano immagini e simboli di ogni religione e filosofia. La sua poesia venne tradotta in oltre venti lingue e divenne un mito per i giovani che considerarono le sue opere come breviari mistici che cercavano di unire i temi della civiltà occidentale e quella orientale.

“Come è cieco colui che si toglie qualcosa di tasca, per compensarti di qualcosa che ti esce dal cuore.”

Khalil Gibran è stato un poeta molto influente in tutta la cultura e controcultura americana sviluppatasi a partire dalla metà del secolo scorso. I suoi aforismi hanno ispirato diverse correnti artistiche e filosofiche, da ultima la cosiddetta New Age che ha visto nel poeta un vero e proprio “profeta” come il titolo dell’ opera più importante di Khalil Gibran

Allora Almitra di nuovo parlò e disse: Che cos’è il Matrimonio, maestro?
E lui rispose dicendo:
Voi siete nati insieme e insieme starete per sempre.
Sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni.
E insieme nella silenziosa memoria di dio.
Ma vi sia spazio nella vostra unione,
E tra voi danzino i venti dei cieli.
Amatevi l’un l’altro, ma non fatene una prigione d’amore:
Piuttosto vi sia un moto di mare tra le sponde delle vostre anime.
Riempitevi l’un l’altro le coppe, ma non bevete da un’unica coppa.
Datevi sostentamento reciproco, ma non mangiate dello stesso pane.
Cantate e danzate insieme e state allegri, ma ognuno di voi sia solo,
Come sole sono le corde del liuto, benché vibrino di musica uguale.
Donatevi il cuore, ma l’uno non sia di rifugio all’altro,
Poiché solo la mano della vita può contenere i vostri cuori.
E siate uniti, ma non troppo vicini;
Le colonne del tempio si ergono distanti,
E la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro.

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