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AMEDEO MODIGLIANI A CENTO ANNI DALLA MORTE

Amedeo Modigliani, Modì, moriva esattamente cento anni fa a Parigi, il 24 Gennaio del 1920. Nacque a Livorno in una famiglia di religione e origine ebraica (a tal proposito leggi il nostro articolo sugli Ebrei in Italia) e visse in povertà dopo il fallimento dell’impresa paterna che si occupava di cambiavalute.

Dopo aver vagato per l’Italia nella giovinezza e la prima età adulta, tra Napoli, Amalfi, Capri, Roma e Firenze, studiando le correnti artistiche italiane più in voga all’epoca (siamo intorno al 1901-1903) come i Macchiaioli, si trasferisce a Parigi, dove la sua vita e la sua arte ebbero una svolta totale e totalizzante sulla sua esperienza umana.

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A Parigi Modì trova, in qualche modo la sua dimensione. Frequenta gli artisti più importanti del primo Novecento e inizia ad esporre al Salone d’Autunno a Parigi e poi nel 1908, al Salon des Indépendents nella sala dei pittori Fauves. Parigi gli è favorevole e tra il 1910 e il 1914 pur esponendo i propri quadri e tornando più volte in Toscana, sua terra d’origini, inizierà a dedicarsi quasi esclusivamente alla scultura, affascinante da quell’arte arcaica e tribale delle maschere. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, però, abbandonerà la scultura per tornare a dedicarsi esclusivamente alla pittura.

Tanti sono stati i successi in vita, ma anche gli insuccessi. La prima esposizione personale alla Galleria Berthe Weill, ma fu immediatamente chiusa al pubblico perché considerata oltraggiosa al pudore. Ma questi sono anni importantissimi per Modì perché incontra quella che sarà la sua donna, la sua anima gemella in qualche modo: Jeanne Hébuterne, giovanissima artista allieva della Academie Colarossi che anche Modigliani aveva frequentato appena trasferitosi a Parigi.

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Quando Modigliani morì per delle complicazioni di una polmonite e per una sopraggiunta meningite tubercolotica, la Hébuterne non riuscì a sopravvivergli e si suicidò il giorno dopo la morte dell’amato. Oggi riposano insieme, l’uno accanto all’altra, al cimitero Lachaise.

A cento anni dalla morte, Amedeo Modigliani rimane uno dei più grandi artisti italiani dello scorso secolo. Il suo stile riconoscibile e indimenticabile ha reso nuovamente l’arte italiana degna degli onori oltralpe. Una delle frasi che meglio ci fanno capire chi fosse Modigliani, le scrive un suo amico, Jaques Lipchitz, scultore d’avanguardia lituano, che di lui dice: “Per qualche strana ragione, quando penso a Modigliani, lo associo sempre alla poesia. Forse perché; gli fui presentato dal poeta Max Jacob o perché quando Max ci presentò, fu nel 1913 a Parigi nei giardini del Lussemburgo, Modigliani cominciò improvvisamente a recitare a memoria la Divina Commedia con quanto fiato aveva in gola? Ricordo che, pur senza capire una parola di italiano, fui affascinato dal suo impeto melodioso e dalla sua bellezza: appariva aristocratico anche nei logori abiti di velluto a costa. Ma ancora molto tempo dopo che l’ebbi conosciuto, Modigliani ci sorprendeva spesso, talora nei momenti più impensati, con il suo amore per la poesia.”. 

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