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SANREMO 2020, RULA JEBREAL E IL MONOLOGO STRAZIANTE CHE VALE PIÙ DELLA POLEMICA

Se davvero non le avessero consentito di calpestare il palco dell’Ariston, questa edizione 2020 di Sanremo e la televisione tutta, avrebbero perso un momento di valore incommensurabile.

Rula Jebreal, alla serata di apertura del festival della musica italiana più blasonato ed atteso dell’anno, martedì 4 febbraio 2020, poco prima della mezzanotte, ha portato in scena un altissimo momento di doverosa televisione, interpretando un monologo straziante su un tema così antico eppure così attuale quale quello della violenza sulle donne; lei che quella violenza la conosce bene, per averla vissuta sulla sua pelle di bambina, quando ignara delle ingiustizie del mondo e della vita, dovette rassegnarsi a vivere senza la figura più importante e rassicurante che ad ogni bambino dovrebbe essere garantita, quella della mamma.

La sua è stata una madre resa fragile da una barbara violenza subita nel corpo e nel cuore per via per mano di un uomo, una lesione così forte da provocare in lei lacerazioni tali da impedirle di reggere oltre, portandola al suicidio, per liberarsi di un corpo che a causa di uno stupro che non le fu concesso di denunciare era divenuto una prigione da cui voler scappare, a tutti i costi.

E così Rula, dopo aver perso la sua guida, è cresciuta in un orfanotrofio, insieme ad altre figlie sfortunate di altrettante donne sfortunate, chiedendosi, quante volte Dio solo lo sa, perché fosse toccato proprio a lei e scoprendo, di contro, che come lei purtroppo ce n’erano tante altre.

Ma questo non ha impedito a Rula di crescere, perché si sa la crescita è un percorso inarrestabile; né di andare avanti nonostante la macchia che non avrebbe mai voluto fosse impressa nella sua anima; né di superare, pur con grande fatica e senza poter confidare nel mondo ovattato in cui tipicamente vive ogni bambino, le difficoltà della vita; né di diventare Donna, una Donna con la D maiuscola, perché sì, che ci piaccia oppure no, Rula è evidentemente ed oltre ogni ragionevole dubbio una Donna con gli attributi, che non l’ha mandata a dire ed ha spento di fronte a milioni di italiani incollati alla tv, la polemica generata, con dolo, colpa o senza intenti chi lo sa, dal primo conduttore di Sanremo, Amadeus, che nel commentare la presenza di un’altra donna al suo fianco a Sanremo, l’ha definita una presenza auspicabile perché si trattava di una donna che sapeva “stare un passo indietro”, come se il compito di una donna accanto ad un uomo, a prescindere dal contesto in cui essi operano, sia proprio quello di rimanere defilata, nell’ombra, per non oscurare la potenza del maschio che accompagna e di cui è necessario apprezzare le doti.

“Cerchiamo di fare un passo avanti e di non fare gaffe” ha invece detto Rula Jebreal per rispondere proprio alla gaffe del conduttore Amadeus e poi è comparsa sul palco dell’Ariston nella serata di apertura del Festival ed ha fatto la sua parte, leggendo da due leggii un monologo fatto di parole nere, come il libro sul quale erano scritte, che raccontavano la sua storia personale, e parole bianche, come il libro sul quale anch’esse erano scritte, che celebravano la musica scritta da uomini per donne e raccontavano l’amore, la bellezza, la cura di cui le donne hanno bisogno, specie quando sono schiacciate da un senso di colpa che non trova ragioni né perché.

“Noi donne non siamo mai innocenti, perché abbiamo denunciato troppo presto o troppo tardi, perché siamo troppo belle o persino troppo brutte”, sono parole che sprigionano la portata di un’emergenza enorme, quella che con clamore viene quotidianamente declamata dalle notizie di cronaca che raccontano di una donna uccisa, stuprata, maltrattata, violentata, quasi sempre da chi ha le chiavi di casa, quasi sempre da chi dovrebbe amare e invece vuole possedere.

Forse la chiave di volta si trova nelle parole, forse dovremmo scoprirne il significato, forse dovremmo imparare ad usarle al posto della forza, forse dovremmo comprendere che le parole, quelle belle, devono farsi azioni e sprigionare la loro potenza positiva, per consentire ad ogni bambino di godere tutte le sere della sua favola della buonanotte, quella che gli regalerà il sonno più dolce, perché potrà addormentarsi con il suono della voce della sua mamma.

A tutte le mamme del mondo, a tutte le donne del mondo anche se non sono mamme…e a tutti i bambini del mondo, affinché non siano mai soli.

 

Copyright foto: https://www.corriere.it/spettacoli/festival-sanremo/notizie/sanremo-2020-rula-jebreal-diro-cose-che-non-avevo-mai-avuto-coraggio-dire-af68ec1c-4742-11ea-bec1-6ac729c309c6.shtml

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