Lucio Dalla ci lasciava otto anni fa. Il cantautore se ne andava improvvisamente, a causa di un infarto, il 1 marzo 2012, a pochi giorni dal suo 69esimo compleanno. Si trovata in tournee a Montreux, in Svizzera. Aveva da poco terminato il suo concerto ed era rientrato nella sua stanza d’albergo.
Un lutto che ha colpito profondamente il mondo della musica, che ha salutato con affetto e partecipazione un artista che aveva saputo lasciare il segno. Formatosi nelle orchestrine jazz degli anni 60, Lucio Dalla è divenuto uno dei cantautori italiani più geniali e versatili di sempre.
Ma non fu apprezzato da subito, agli albori della sua carriera artistica era un ottimo clarinettista e un buffo cantante, che sperimentava tecniche ignote alla realtà italiana dell’epoca: vocalizzi estemporanei in stile “scat”, escursioni vocali disarmoniche al limite della stonatura. Testardamente, però, Dalla va avanti, pur non incontrando immediatamente il consenso dell’opinione pubblica.
La sua tenacia è premiata nel 1970 dal primo successo come compositore: Gianni Morandi incide la sua “Occhi di ragazza” e la porta in vetta alle classifiche. È grazie ad esso che l’Italia gli apre le porte. Il resto è leggenda.
La sua scomparsa ha gettato nello sconforto generazioni e generazioni di italiani, cresciute con le sue canzoni, e che con le sue parole erano entrare in un universo poetico e un po’ stralunato in grado di spaziare dalla canzone politica a struggenti ballate notturne, un universo sempre carico di un’umanità palpabile.
La sua copiosa produzione artistica ha attraversato numerose fasi: dalla stagione beat alla sperimentazione ritmica e musicale, fino alla canzone d’autore, arrivando a varcare i confini dell’opera e della musica lirica.
« Ma sì, è la vita che finisce / ma lui non ci pensò poi tanto, / anzi si sentiva già felice / e ricominciò il suo canto… »
Lucio Dalla, Caruso
Lucio non ci ha mai lasciati veramente.
È ancora qui con noi, nelle vesti di un angelo, o di uno zingaro libero che gira tutto il mondo. Andrebbe “in Afghanistan e più giù in Sudafrica a parlare con l’America”.
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