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ANTONIO LIGABUE: IL GENIO INFELICE

Io sono un grande artista, la gente non mi comprende, ma un giorno i miei quadri costeranno tanti soldi e allora tutti capiranno chi veramente era Antonio Ligabue.

 

E’ stato a lungo erroneamente considerato un maestro del naïf italiano: in realtà Antonio Ligabue è stato un espressionista tragico che è riuscito a liberarsi delle sue angosce, dei tormenti della sua esistenza, attraverso la pittura e la scultura.

La sua di certo non fu una vita semplice. Antonio Ligabue nasce a Zurigo, in Svizzera, il 18 dicembre 1899, da Maria Elisabetta Costa, una ragazza madre di Belluno. Nel 1901 il signor Bonfiglio Laccabue, emigrato in Svizzera da Gualtieri, un comune della bassa reggiana, sposa sua madre Elisabetta e ne riconosce il bambino che assume così il nome di Antonio Laccabue, cognome che deciderà di mutarlo in Ligabue nel 1942, probabilmente per l’odio che provava verso il patrigno da lui visto come l’uxoricida della madre, morta tragicamente nel 1913 insieme ai tre fratelli in seguito a un’intossicazione alimentare. Abbandonato, fragile, solitario, Antonio viene affidato ad un istituto rieducativo di Marbach e in seguito, ricoverato nel manicomio di Pfäfers. Espulso dalla Svizzera, Antonio Ligabue arriva in Italia, a Gualtieri, paese d’origine del padre adottivo, nel 1919, dove visse grazie all’aiuto dell’Ospizio di mendicità Carri. L’anno successivo trova lavoro come manovale presso le rive del Po ed è proprio qui che, seguendo la dolce brezza del fiume, inizia a dipingere.

L’INCONTRO CON MAZZACURATI

Fu l’artista Gualtieri Marino Mazzacurati di Galliera (appartenente alla Scuola Romana) a comprendere il suo talento, a valorizzarlo, ad aiutarlo insegnandogli l’uso dei colori a olio. Durante la Seconda Guerra Mondiale fece da interprete per le truppe tedesche e sul finire degli anni Quaranta, la sua carriera artistica ebbe uno slancio particolare, grazie ad artisti, giornalisti e critici che iniziarono ad apprezzare le sue opere, così violente, così vive. Nel 1957 Severo Boschi, storica firma de Il Resto del Carlino e il noto fotoreporter Aldo Ferrari gli fecero visita a Gualtieri: da quell’incontro nacque un servizio sul quotidiano bolognese con immagini tuttora celebri.  Nel 1961 venne allestita la sua prima mostra personale alla Galleria La Barcaccia di Roma. La fama fu breve però, perché l’anno successivo, venne colpito da una emiparesi e dopo essere stato curato in diversi ospedali, trovò nuovamente ospitalità presso il ricovero Carri di Gualtieri, dove morì il 27 maggio 1965.

LE OPERE DI TONI “AL MAT”

Autodidatta, genio irregolare  e visionario, Toni al mat – il matto, così veniva chiamato dai contadini della Bassa Padania – era capace di trasportare il dramma della sua esistenza, i demoni interiori sulla tela, dando così vita ad opere violente, dalle pennellate grossolane e convulse, dal forte impatto visivo.

I suoi lavori infatti, denunciano il folle ritiro dell’uomo dalla natura che diviene un’estranea su cui esercitare il proprio dominio. Ligabue predilige gli animali (Io so come sono fatti anche dentro) reali o immaginari, trasfigurandoli a volte, per esprimere la crudeltà e la spietatezza degli uomini e la vita come un’eterna lotta di prevaricazione, non di sopravvivenza.

Altro tema ricorrente nella sua produzione artistica è quello dell’autoritratto, che colpisce per la profondità dello sguardo con cui l’artista rappresenta se stesso. Una vita in bilico, tra la fama e il manicomio. Una vita mai felice.

Le opere di Antonio Ligabue sono ospitate in mostre sia in Italia che all’estero. Dal 1983 la Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, diretta da Augusto Agosta Tota, si dedica alla promozione e alla valorizzazione del Van Gogh italiano.

 

 

LIBRI E FILM: LA VITA DI ANTONIO LIGABUE CONTINUA

Il mito di Ligabue rivive in libri, sceneggiati e film per il cinema. Diversi sono stati i contributi artistici e letterari dedicati a lui dopo la morte. Ve ne segnaliamo qualcuno.

LIGABUE Sceneggiato televisivo Rai andato in onda, in tre puntate, dal 22 novembre al 6 dicembre 1977. Scritto da Cesare Zavattini e diretto da Salvatore Nocita, ripercorre la vita del pittore italiano impersonato dall’attore Flavio Bucci. Fra gli altri interpreti figurano anche l’attrice Pamela Villoresi e l’attore Renzo Palmer. E’ stato inoltre presentato, in una versione cinematografica più corta, al Festival di Montréal, dove ha conseguito due premi (il Gran Premio delle Americhe e il Premio alla migliore interpretazione maschile). Disponibile su Rai Play.

IL GENIO INFELICE

Il giornalista Carlo Vulpio ci consegna ne “Il genio infelice” edito da Chiare Lettere, una biografia romanzata ma fedele alla storia esemplare e tormentata di Antonio Ligabue. Un inno alla bellezza, alla natura e alla creatività, mai come oggi necessario.

 

VOLEVO NASCONDERMI

In sala dal 27 febbraio, Volevo nascondermi, il biopic di Giorgio Dritti, che racconta con estremo realismo la vita di solitudine e di dolore di Antonio Ligabue. Ad interpretare il pittore gobbo e rachitico, in una incredibile trasformazione e magistrale interpretazione l’attore Elio Germano. Al settantesimo Festival internazionale del cinema di Berlino, che si è tenuto nei giorni scorsi nella capitale tedesca, Elio Germano si è aggiudicato l’Orso d’Argento come migliore attore.

Queste le sue parole durante la cerimonia di premiazione:

“Volevo ringraziare tutte le persone che hanno contribuito a questo film, che è stato molto faticoso…Quindi tutte le persone coinvolte in questo lavoro, da Giorgio Diritti ai produttori e ai volontari, che ci hanno aiutato molto”. Lo voglio dedicare, questo premio, a tutti gli storti, tutti gli sbagliati, tutti gli emarginati, tutti i fuori casta e ad Antonio Ligabue e alla grande lezione che ci ha dato, che è ancora con noi, che quello che facciamo in vita rimane. Lui diceva sempre “Un giorno faranno un film su di me ed eccoci qui!”

 

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