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LA MASCHERA DI FERRO, CHI ERA L’ILLUSTRE SCONOSCIUTO?

Negli archivi della Bastiglia, nell’anno 1703, risulta registrata la morte di un prigioniero la cui identità rimane ancora oggi avvolta nel mistero; identificato come “La Maschera di Ferro”, l’uomo rappresenta uno dei più grandi segreti della storia della Francia a cavallo tra il XVII e il XVIII secolo e – con tutta probabilità – l’enigma non troverà mai soluzione.

A questo prigioniero un po’ speciale dedicarono la loro attenzione letterati come Voltaire e successivamente Alexander Dumas, il quale – appassionatosi alla storia della Maschera di Ferro della cui esistenza apprese proprio dagli studi condotti sul personaggio e sulla sua vicenda dallo stesso Voltaire – attorno alla figura dell’illustre sconosciuto decise di tessere la trama dell’opera “Il visconte di Bragelonne – Le ultime imprese dei tre moschettieri e l’appassionante vicenda della Maschera di Ferro”, ultimo capitolo del Ciclo dei moschettieri.

Le diverse tesi che sono andate accreditandosi in merito all’identità dell’uomo che non indossava davvero una maschera di ferro, ma piuttosto una maschera di panno di velluto nero trattenuta da molle di ferro, non possono prescindere da un dato certo: l’uomo era obbligato a tenere sempre la maschera in presenza di altre persone, non poteva comunicare né proferire parola all’indirizzo di alcuno, eccezion fatta per il confessore, l’ufficiale comandante e il medico di guardia della prigione e – cosa ancor più importante – godeva di un trattamento di particolare favore all’interno della fortezza. Un trattamento che non era concesso a nessun altro prigioniero: cibo in abbondanza, vestiti di lusso, accessori di cella quali libri o strumenti musicali e tanto di permesso di uscire nel cortile della prigione per poter passeggiare all’aria aperta a più riprese nel corso della giornata, rigorosamente coperto dalla sua maschera di velluto, per rimanere sempre irriconoscibile. Era questo il corredo materiale e immateriale del prigioniero.

È indubbio che si trattasse di qualcuno di molto importante, che evidentemente non poteva essere eliminato per ragioni che non sono mai state disvelate, ma che rendono ancor più intrigante la sua storia.

Egli era stato portato presso la fortezza della Bastiglia nel 1968, scortato personalmente durante il suo viaggio dalla fortezza di Fort Royal, da Bénigne Dauvergne de Saint-Mars, uomo fidato della Corona e sottoposto di D’Artagnan, oltre che governatore della Bastiglia proprio a partire dal 1968.

Le attenzioni usate nei confronti del prigioniero (peraltro un prigioniero di lungo corso) hanno fornito lo spunto per il proliferare di molteplici teorie in merito alla sua identità.

Qualcuno ha ipotizzato che si trattasse del fratello gemello del re Luigi XIV e sembra che questa sia la tesi più gettonata, soprattutto perché concretizzerebbe un affascinante intrigo di corte che vedrebbe la rivalità tra due fratelli per ragioni legate al potere della Corona, una rivalità talmente esasperata da prevalere sulle ragioni di sangue.

Ma, fascino a parte, questa versione dei fatti sarebbe a pensarci bene molto poco credibile; il parto di una regina era all’epoca un vero e proprio evento pubblico (e a dirla tutta lo è anche oggi); specie poi se si considera il fatto che la regina in questione, Anna d’Austria, non aveva avuto la fortuna di procreare per diversi anni dal connubio con il suo consorte, il re Luigi XIII di Francia, sicché sarebbe difficile pensare che in occasione di un evento di così grande rilievo per la Corona e per tutto il popolo francese, potesse essere stata occultata la notizia di un parto gemellare. La regina peraltro non partoriva certo da sola, ma alla presenza e con il supporto di più persone, quali balie, levatrici, medico di corte e altro personale di servizio incaricato delle più disparate incombenze, per cui sarebbe stato difficile mantenere in eterno il segreto.

Ed è proprio alla luce di ciò che molto più interessante sarebbe invece l’ipotesi secondo cui dietro la Maschera di Ferro, più che il fratello potesse celarsi il padre naturale del Re Sole; non è un segreto per nessuno che Anna d’Austria e il Re Luigi XIII, dopo essersi sposati per procura (al matrimonio il re non era nemmeno presente) fossero rimasti senza avere figli per ben ventitre anni; e ciò sebbene diverse fossero le pressioni affinché venisse garantito al regno un erede al trono di Francia, mosse soprattutto da parte della madre del re Luigi XIII che, temendo un possibile annullamento delle nozze cui erano stati costretti i due giovanissimi, costrinse addirittura i novelli sposi a consumare pubblicamente il matrimonio, procurando all’acerbo ed inesperto sovrano poco più che quattordicenne una magra figura e un’umiliazione memorabile per la défaillance nel talamo nuziale.

Le divergenze tra i regnanti, l’assenza di sentimento e la probabile sterilità del re Luigi XIII, costrinsero la regina Anna d’Austria ad una relazione clandestina con un rampollo di discendenza borbonica, un atto di infedeltà reso necessario proprio dall’incapacità dei sovrani di dare alla luce un erede al trono. Nel 1638 nacque finalmente Luigi XIV e con lui anche l’intrigo; che la Maschera di Ferro celasse un volto troppo simile a quello del Re Sole tanto da renderne imbarazzante e scomoda la visione da parte di chicchessia? Che il volto dell’illustre sconosciuto, ove mostrato al mondo, avesse potuto svelare che Luigi XIV, il Re Sole, era di fatto un “bastardo”?

A queste domande pare che almeno ad oggi non possa darsi alcuna risposta certa, per cui non ci resta che pensare agli intrighi di corte del regno di Francia nel XVII secolo e decidere quanto vorremmo che fosse peccaminosa o intricata la versione dei fatti alla quale decideremo di dare credito!

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