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MADRIGALE SENZA SUONO: IL ROMANZO DI ANDREA TARABBIA

Andrea Tarabbia nel suo “Madrigale senza suono”, vincitore del Premio Campiello 2019, porta nuovamente alla luce la figura, controversa e geniale, di Carlo Gesualdo da Venosa, il celebre principe madrigalista vissuto nel regno di Napoli a cavallo tra Cinquecento e Seicento, che contribuì allo sviluppo della musica polifonica e autore dell’omicidio di sua moglie Maria d’Avalos, innamorato fin da piccolo, e del di lei amante Fabrizio Carafa, duca d’Andria.

La narrazione ruota intorno al ritrovamento, da parte di Igor Stravinskij, di una presunta cronaca d’epoca (Morte di Carlo Gesualdo, Principe di Venosa)una biografia di Gesualdo scritta dal signor Gioachino Ardytti, sua ombra, suo compagno e fedelissimo servo storpio, (da bambino lo hanno tenuto in una scatola ed è cresciuto poco e male), la cui identità è, però, circondata dal mistero.

Nessuno sa chi abbia stampato queste pagine, né dove né in che anno. Molti pensano sia un falso, un apocrifo.

Sarà proprio il compositore russo a creare una relazione tra Gesualdo e il Novecento, tra due modi diversi di scrutare il mondo che coincidono, però, in una stessa visione dell’arte. Per Gesualdo il processo creativo nasce dal sangue e dal tormento, dall’abisso in cui è sprofondato, per Stravinskij prende forma da una assennata ricerca per la composizione del suo Monumentum pro Gesualdo ad CD Annum (nella realtà andrà in scena per la prima volta il 27 settembre 1960 al Teatro La Fenice di Venezia).

Mescolando passato e presente, verità e finzione, gotico e sensuale, Andrea Tarabbia, consegna al lettore, il ritratto intimo dell’uomo e del genio che fu Carlo Gesualdo da Venosa, un artista che voleva che in lui si esaurisse “tutta la musica possibile”.

Così ha provato a essere la musica mia, Gioachino: armonica e dissonante, e cupa, e festevole, e malinconica, e sacra.

 

Andrea Tarabbia, Madrigale Senza suono, Bollati Boringhieri, 384 pp., 16,50 euro

 

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