Il Piccolo Principe, capolavoro dello scrittore francese Antoine de Saint-Exupéry, fu pubblicato il 6 aprile 1943 a New York da Reynal & Hitchcock.
Ciò che l’ha reso così amato da un vasto pubblico è, indubbiamente, la trama semplice e diretta, ma dal significato profondo, motivo per cui risulta essere un romanzo adatto ad ogni età. Oltre alle illustrazioni disegnate dallo stesso autore, e celebri quanto il testo.
L’autore, anche giornalista e aviatore, scrisse quella che, successivamente, diventò la sua opera più importante, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Più esattamente durante una missione che lo vedeva protagonista negli Stati Uniti per convincere il governo americano ad entrare in guerra contro i nazisti. Poi si unì nuovamente all’aviazione francese e fu disperso durante una missione nel Mediterraneo nel luglio 1944.
Quello che “Il piccolo principe” rappresenta per ogni lettore, grande o piccino, è un concentrato di valori, di principi spesso dimenticati nell’attuale società.
Vengono messi in risalto i sentimenti di amicizia e affetto per altri esseri viventi. L’essenzialità delle cose e la cura verso il prossimo ricoprono un ruolo cruciale all’interno dell’intero romanzo. Imparare a conquistare la fiducia del prossimo, e la solitudine quale chiave per vivere con se stessi ed aprirsi al mondo. La bellezza in generale, intesa come atto poetico e rivoluzionario.
Ma qual è la reale eredità che il piccolo aviatore dai capelli dorati ci lascia?
- “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi di essi se ne ricordano)”.
È quasi l’incipit del racconto, la dedica che l’autore fa a Leone Werther. O meglio, a Leone Werther quando era un bambino.
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