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FERMO E LUCIA, QUANDO MANZONI INVENTÒ L’ITALIANO

Il 24 Aprile del 1821 il grande letterato italiano, Alessandro Manzoni, iniziò a scrivere Fermo e Lucia, la prima bozza di quello che sarebbe diventato uno dei romanzi più importanti della storia della letteratura italiana, I Promessi Sposi. Anche nella sua prima stesura, il Fermo e Lucia di Manzoni presenta quei caratteri chiave del romanzo compiuto, il capolavoro che sarà pubblicato nel 1827 e 1940.

La stesura iniziale del Fermo e Lucia procedette abbastanza velocemente, tanto che nei primi due mesi Manzoni riuscì a scrivere i primi due corposi capitoli del romanzo. Dovette interrompere la stesura poiché chiamato da un’altra ispirazione quella dell’Adelchi. Oltre alla tragedia dedicata al figlio del re Longobardo Desiderio, in questo periodo di pausa Manzoni si dedicò a un’altra tragedia, rimasta incompiuta, Spartaco e alla famosissima ode Il Cinque Maggio, dedicata a Napoleone Bonaparte.

fermoelucia

Il Fermo e Lucia, dopo questa lunga e produttiva pausa, fu ripreso e portato a termine nel settembre del 1823. Già dal Fermo e Lucia, Manzoni inizia ad occuparsi di quella tematica che sarà centralissima nei Promessi Sposi, cioè il Vero Storico, poetica sulla quale si fonda tutta l’opera nelle sue diverse versioni. Il Vero Storico consiste nell’utilizzare come cornice della vicenda narrata dei fatti storici realmente accaduti. I fatti narrati nel romanzo devono aderire a criteri di verosimiglianza, ma sono frutto della creatività dell’autore.

Il Fermo e Lucia riesce a proiettarci già in quel capolavoro letterario e linguistico dei Promessi Sposi, perché già dagli albori della genesi del romanzo possiamo vedere l’attaccamento manzoniano alla ricerca linguistica che giungerà a compimento con la stesura definitiva. Il contributo di Manzoni alla lingua italiana avvenuto attraverso la stesura delle tre versioni del Romanzo è incalcolabile.

Come Manzoni stesso scrive all’amico Fauriel: “Che cosa significa italiano in tal sensoSecondo certuni [italiano] è ciò che è consegnato nella Crusca, secondo altri ciò che si capisce in tutta Italia, ovvero dalle classi colte; la maggior parte non applica a questa parola alcuna idea determinata. Io vi esprimo qui in maniera vaga e molto incompleta un sentimento reale e doloroso. […] È il bisogno di una certa fissità, di una lingua convenuta fra coloro che scrivono e coloro che leggono”. 

Dopo i Promessi Sposi la letteratura e la lingua italiana non saranno più le stesse.

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