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1920-2020, CENT’ANNI DI STORIA DEL BALLO: DAL CHARLESTON AL TWERKING

Se la danza è un’arte che sin dai tempi antichi scandisce con la sua creatività i desideri dionisiaci più segreti, il ballo coi suoi movimenti sa delineare i cambiamenti ritmici più impercettibili di popolo.

Qual è stata l’evoluzione del ballo dal 1920 al 2020, ovvero negli ultimi cent’anni della nostra Storia collettiva?

Il Charleston – 1920-

Negli anni Venti del Novecento della nuova consapevolezza femminile delle suffragette, i caschetti intriganti, le gonne a plissè e le lunghe collane di perle, si diffonde un ballo istintivo, libero da schemi prefissati e coinvolgente: il Charleston.

È sorprendente scoprire che le origini di questa danza così popolare negli anni ruggenti siano riconducibili all’omonima città americana della Carolina del Sud di Charleston, dove gli scaricatori del porto avevano l’abitudine danzare questa forma di ballo simulando i movimenti del caricare e scaricare le merci.

L’idea di portare questo movimento ritmico dalle banchine del porto ai teatri americani arriva all’impresario George White che, nel 1923, inserisce ufficialmente questa danza nel programma della rivista musicale “Runnin’ Wild”, uno spettacolo interamente interpretato da artisti neri che, prima della registrazione del brano musicale The Charleston di James P. Johnson, accompagnavano i loro movimenti tribali con la scansione ritmica del battito delle mani e dei piedi battuti sul pavimento.

Il passo frenetico del Charleston consisteva nel tenere le ginocchia unite mentre si gettavano all’esterno le gambe con le punte dei piedi rivolte all’interno per un ritmo jazz fortemente sincopato pieno di sgambettamenti velocissimi e calci sottolineati dal suono di una grancassa, come quelli della Venere di Harlem Josephine Baker.

Lo Swing con il Lindy Hop -1930-

Ancora nel pieno della crisi economica ma già verso gli ultimi sgoccioli del proibizionismo, comincia a diffondersi fra la gente un forte bisogno di innovazione anche sotto il profilo musicale e nel campo dell’intrattenimento.

I locali notturni di quegli anni decidono, perciò, di affidarsi a delle big band che danno immediatamente vita a un nuovo genere musicale, sincopato e oscillante: lo Swing.

Se nei ritrovi di Kansas City a far da padrone saranno i ritmi swing dai richiami blues di Count Basie, a scandire invece nel Cotton Club di New York invece il tempo delle danze anni ’30 diventano i rimandi sinfonici (pianoforte, contrabbasso, batteria e chitarra) di Duke Ellington.

La danza Swing più diffusa divenne il Lindy Hop, uno stile in 8 o 6 tempi che si ballava generalmente in coppia ma che poteva comprendere passi eseguiti anche da soli detti steps.

A ideare il Lindy Hop è stato George Shorty Snowden, un ballerino di Harlem che cominciò a ballare in questo modo durante una maratona di ballo indetta per celebrare la trasvolata sull’Atlantico e successivamente sarà Frankie Manning  a integrare ai movimenti dal ritmo tribale africano di Snowden uno stile con flussi acrobatici definiti Air Step (“hop” non a caso significa proprio “balzo”, “salto”).

Il Tip Tap -1940-

Gli anni 40 segnano la tragica conclusione della seconda Guerra mondiale.

In questi tempi pesanti ed economicamente difficili, la musica diventa la fonte di speranza e simbolo di libertà e liberazione.

Si diffonde in questi anni il Tip Tap, un’azione di percussione effettuata su un pavimento adatto (parquet) alternativamente col tacco e la punta delle scarpe.

Questi balli basati sul suono delle scarpe (podo-percussione), esistevano in realtà fin dal diciannovesimo secolo in Irlanda con la famosa Giga, danza alla base anche del Clog dance, il ballo dei contadini nelle ricorrenze più importanti.

Saranno gli immigrati irlandesi a portare negli Stati Uniti, perciò, questa tradizione ritmica, la quale, iniziando a diffondersi immediatamente tra le strade newyorkesi, diventa sin da subito un forte collante sociale tra le varie etnie.

Grazie a artisti come Shirley Temple, Fred Astaire, Ginger Rogers e Gene Kelly, i ballerini di Tip Tap anni ‘30 assumono una posizione più rilassata e elegante, oltre a venir inseriti nuovi movimenti con le braccia e le spalle.

 

 

Il Rock ‘n’ Roll -1950-

Finita la guerra, il desiderio di ballare diventa più impellente.

Allora l’amalgama dei movimenti del Lindy Hop, del Collegiate Shag e del Balboa sono all’origine del Rock’n’Roll, ballo coreografato e progettato per gare e competizioni sia in coppia che in formazione (squadra formata dalle 4 alle 8 coppie).

Ciò che caratterizzava questo ballo era la particolare calciata: i calci dovevano essere dati in avanti in maniera secca e decisa, solitamente l’uomo verso l’esterno (partendo con la gamba sinistra) mentre la donna verso l’interno (partendo con la gamba destra).

Il Twist -1960-

La parola Twist deriva dall’inglese e significa “torcersi, dimenarsi”.

Il nuovo ballo è stato lanciato  nel 1961 da  Chubbi Checker con “The Twist” e “Let’s Twist again“. Come egli stesso spiegò:

Ballare  il twist è come spegnere una sigaretta con i piedi e strofinare un’estremità con un asciugamano!

…E per far questo essenziale risultava essere la torsione del ginocchio.

Il Twist diventa, negli spensierati Sweet Sixty, un ballo così popolare che i brani in suo onore quasi non si contano: da “Please please me” e “Twist and shout” dei Beatles a  “Speedy Gonzales” di Pat Boone e dalle italiane“ Stai lontana  da me “ di Adriano Celentano a “Tintarella di luna” e “Una zebra a pois” di Mina, “Guarda come dondolo” di Edoardo Vianello e ancora “St. TropezTwist” di Peppino Di Capri.

La Disco Dance -1970-

Sono stati gli anni Settanta a vedere la nascita della discoteca come viene intesa ancora oggi, grazie ai locali newyorkesi dello Studio 54, Paradise Garage e il Flamingo.

L’esplosione della disco dance si deve al successo del film La febbre del sabato sera (1977) che diffonde l’abitudine della discoteca come luogo di ritrovo per giovani giovani stravaganti e privi da etichette grazie a un mixaggio muscale che mescolava in quegli anni dischi europei con album americani soul, rhythm & blues e funky ( James Brown, Rufus Thomas, Joe Tex).

Accanto alle rotonde sul mare e alle discoteche alla Tony Manero, nell’Italia anni Settanta hanno particolarmente importanza anche le balere, sale da ballo per danze più pacate e tradizionali come il Liscio romagnolo di Raul Casadei.

La House e la Break Dance – 1980-

Se la nascita del genere House può essere fatto risalire  convenzionalmente far risalire al 1983, quando la casa discografica Imports Etc di Chicago inizia a vendere dischi con la denominazione di “musica house”, la moda della Break Dance è invece associata, negli anni Ottanta, al successo del film Flashdance.

Le origini di questo tipo di ballo sono incerte, per convenzione la sua nascita viene stabilita intorno agli inizi degli anni Settanta ad opera di breakbeat, giovani comunità afroamericane e latine del South Bronx di New York che iniziano ad abbinare i movimenti “in piedi” e “a terra” senza una vera e propria struttura, per lo più rifacendosi alle sonorità del reggae giamaicano, al funk e ai battiti africani.

Cuore del movimento erano i Block Party, feste di strada dove i breaker interagiscono  ballando, suonando e cantando hip hop.

I Balli LatinoAmericani -1990-

C’è qualcosa di più anni Novanta nel panorama dance pop della conquista delle prime hit ballabili in classifica della musica Latino Americana?

Ben prima di Maquarene e Baciate, la Lambada cantata in portoghese dai Kaoma diventa un vero e proprio fenomeno di massa, un ballo ispirato alla musica zouk delle Antille fortemente erotico dove le gambe dei due ballerini sono disposte in modo che una coscia di ciascuno dei due partner finga di sfregare sugli organi sessuali dell’altro partner durante la danza.

Il Jumstyle e il ritorno della Techno -2000-

La Jumpstyle, o più comunemente detta Jump (dall’inglese Jump e desinenza olandese -en, “saltare”) è uno stile di ballo collettivo tipico degli anni 2000 caratterizzato da movimenti ritmici da eseguire velocemente con le sole gambe, muovendo le braccia solo per mantenere l’equilibrio.

Per essere praticato adeguatamente richiede una buona agilità, allenamento e buona resistenza, tanto che è chiamato Hardjump uno stile ancora più complesso e ricco di evoluzioni di questo ballo.

Un’altra caratteristica danzante degli anni 2000 è il ritorno della Techno, una musica elettronica da ballo che riprese a diffondersi in tutta europa con il fenomeno londinese della acid house, dell’hardocore dei Paesi Bassi e della progressive italiana anni 80/90.

Il nome Techno è stato usato per definire, rispetto a quello di house, produzioni più aggressive, in linea con la produzione di etichette come la belga Bonzai negli anni Novanta e i big beat dei Prodigy e Chemical Brothers.

Il Twerking – 2020-

Twerking è una parola inglese usata per indicare un tipo di ballo in cui il ballerino o la ballerina scuote i fianchi su e giù velocemente sul proprio asse verticale, creando un tremolino sulle natiche.

Secondo il Dizionario Oxford, Twerk significa letteralmente:

Ballare una musica famosa in un modo sessualmente provocante che coinvolge i movimenti di spinta dell’anca in una posizione accovacciata.

 

Diffusosi per la prima volta grazie al duo Atlanta Ying Yang Twins con il singolo Whistle While You Twurk, il controverso ballo del twerking spopola oramai ai nostri giorni in quasi tutti i video musicali e social annessi al ritmo dello shekeramento di

Il “Twerking” nasce dalle danze tribali della Costa d’Avorio, come un vero e proprio rito delle donne per invocare la fertilità, che incontrano la più nota danza del ventre e con le deportazioni di schiavi in America quei movimenti arrivano a New Orleans, nei club, per le strade e, molto tempo dopo, in rete grazie a cantanti come Elettra Lamborghini, Rhianna e Nicki Minaj.

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