Il suo nome era Ayrton Senna e faceva il pilota. E lo faceva meglio degli altri. Era speciale, Ayrton. Un talento sovrannaturale che si avvicina ben presto al mondo dei motori.
Ha quattro anni quando suo padre, Milton Da Silva, gli costruisce un piccolo go-kart, ne ha tredici quando, nel 1973, sulla pista Interlagos, conquista il titolo di Campione Juniores indossando un casco dipinto da Sid Mosca con i colori che richiamano alla bandiera brasiliana, omaggio alla sua terra e alla sua gente. Ne ha ventiquattro quando, dopo aver disputato in Inghilterra nei primi anni Ottanta il campionato in Formula Ford e successivamente in Formula 3, corona il suo sogno: diventa un pilota di Formula 1.
Ayrton Senna fu il quattordicesimo pilota brasiliano ad entrare nel prestigioso mondo della F1. Il Brasile aveva già avuto due campioni del mondo, Piquet e Fittipaldi, e lui stesso si era costruito la fama di vincente ovunque.
Dalla Toleman (1984) alla Lotus – Renault (1985 – 1987), dalla McLaren (1988 – 1993) alla Williams (1994), Senna ha detenuto il record assoluto di pole position dal 1989 al 2006, superato soltanto da Michael Schumacher e Lewis Hamilton, ed è stato il quinto pilota in classifica per il numero di vittorie (41) dietro allo stesso Michael Schumacher (91), Lewis Hamilton (73), Sebastian Vettel (52) e Alain Prost (51).
Il fuoriclasse brasiliano non è stato solo l’insieme di questi numeri, ma molto di più.
A ventisei anni da quel maledetto 1 maggio 1994 quando durante il Gran Premio di Imola, Ayrton ha chiuso gli occhi e si è messo a riposo perdendo il controllo della sua FW16 alla curva del Tamburello, il suo nome riecheggia ancora. Appassionati e non, piccoli e grandi, ricordano con commozione quel terribile weekend di maggio.
“Ah! Da quando Senna non corre più…non è più domenica”, cantava Cesare Cremonini. E’ vero. Dopo Senna la Formula 1 non è più la stessa ed è proprio per questo motivo che resta ancora il termine di paragone per tutti.
Senna ha cambiato il mondo della Formula 1 come solo pochi sportivi hanno fatto in altre discipline. Basti pensare a Muhammad Ali nel pugilato o a Maradona nel calcio. La sua leggenda continuerà a vivere per sempre.
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