James Brown, il Padrino del Soul, arcivescovo della Confraternita del Funk, pioniere della musica nera, nasce il 3 maggio 1933 a Bernwell, in una baracca della Carolina del Sud in condizioni di povertà assoluta.
Così come Ray Charles, Brown non vive un’infanzia serena, costretto a lavorare sin da piccolissimo ad Augusta (Georgia) come raccoglitore di cotone, lustrascarpe e, infine, come procuratore di clienti per un bordello a cui il padre lo aveva dato in affidamento dopo che entrambi erano stati abbandonati dalla moglie e madre.
La vita del ragazzino solitario e arrabbiato col mondo cambia a sedici anni quando nel riformatorio di Toccoa, dov’era stato rinchiuso a seguito di una rapina a mano armata, conosce il cantante Bobby Byrd che non solamente lo aiuterà a essere rilasciato sulla parola dopo tre anni di detenzione, ma lo farà voracemente innamorare della musica avvicinandolo allo Swing, al Jazz e al Rhythm & Blues.
Scontata la pena, i due decidono di creare il quartetto vocale dei Gospel Starlighters, nel quale il nostro si destreggia abilmente con la batteria, l’organo e il pianoforte ma è nel 1955 che Brown coi i The Flames, la sua personale band, riesce a firmare un contratto con una delle più celebri case discografiche dell’epoca, la King Records, esordendo su scala mondiale con la hit Please, Please, Please.
Con gli album successivi, Try Me e Night Train, James Brown diventa perciò una vera e propria leggenda musicale, svettando sul podio delle classifiche con brani Rhythm & Blues come Prisoner of Love, Papa’s Got a Brand New Bag, I Got You (I Feel Good), It’s a Man’s Man’s Man’s World e Cold Sweat, tanto daessere consacrato definitivamente con gli appellativi di “The Godfather of Soul”, “Soul Brother Number One”, “Mr. Dynamite”, “Minister of The New New Super Heavy” e “Universal James”.
Di fronte a una personalità tanto iconica, sia per lo stile inconfondibile da showman che per il carattere esagerato (irascibile, folle, tossico,spesso intrattabile e violento, di certo non facile da gestire per i manager e le mogli), nessuno resta immune dal fascino di Brown che infatti presterà il suo carisma non solamente al Cinema (The Blues Brothers, Il principe cerca moglie) ma anche in onore e per la salvaguardia della comunità afroamericana ( “…say it loud, I’m black and I’m proud!“), oltre che di innumerevoli cause sociali (come ad esempio la sua battaglia nel 2002 a a favore Amina Lawal, trentenne nigeriana condannata a morte per adulterio).
All’artista più campionato nella storia della musica di ogni tempo si sono ispirati numerosi musicisti, dai Rolling Stones a Bruce Springsteen, da Michael Jackson a Prince, che da lui hanno provato a copiare il trucchetto di fingersi morto sul palco, distrutto dalla fatica, per poi rialzarsi in piedi e terminare il brano con una monumentale “reprise“.
E perciò lunga vita al Padrino del Soul!
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