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LA TEORIA DEI MONDI MOLTEPLICI HA BASI SCIENTIFICHE: CE LO DICE LA FISICA

L’idea che il nostro potrebbe essere soltanto uno degli infiniti universi paralleli ha sempre catturato il cuore e la mente degli appassionati di fantascienza e non solo.
Oggetti che esistono contemporaneamente in due posti, fasci di luce che si comportano come particelle e come onde allo stesso tempo non sono teorie fantascientifiche, ma si attengono a studi della meccanica quantistica.

Louis-Auguste Blanqui, considerato uno degli esponenti di spicco del socialismo utopistico, indagò sul tema da un punto di vista teorico e filosofico dando vita all’opera L’Eternité par les astres, dove analizza la possibilità dell’esistenza di dimensioni parallele infinite che necessariamente portano all’idea di infiniti nostri doppi che ripeteranno o varieranno i nostri gesti.

In fisica, secondo la teoria dei mondi molteplici, ogni qualvolta ci sia un momento di scelta, avviene una divisione nell’universo: le varie possibilità coesistono in mondi paralleli.
La possibilità che esistano altri mondi paralleli è reale, ma non solo. Tali mondi sono vasti e si influenzano l’un l’altro. Secondo la teoria many interacting worlds (MIW), letteralmente molti mondi interagenti, ognuno si “irradia” in un gruppo di nuovi mondi.
Le conseguenze che ne deriverebbero riguarda la reale esistenza di futuri alternativi e possibili storie, che coesistono parallelamente. Il problema che ne consegue attiene l’interpretazione di molti mondi, poiché le osservazioni tangibili possono essere fatte solo nel nostro mondo. Ciò che accade in mondi paralleli può dunque essere solo immaginato.
Hugh Everett III fu il primo ad elaborare il concetto di multiverso nella sua interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica. Secondo la sua teoria, per ogni misurazione quantistica si avrà una divisione dell’universo in tanti mondi paralleli quante sono le possibili soluzioni di quella misurazione. La meccanica quantistica tratta infatti le particelle come se fossero onde, associando perciò ad ognuna una specifica funzione d’onda.
Questo permette alle particelle di trovarsi in più stati nello stesso momento, questo effetto viene però interrotto ogni volta che si effettua una misurazione poiché la particella è “costretta” a stabilizzarsi su un solo stato.
Everett suggerì che per evitare il collasso della funzione d’onda era necessario ammettere l’esistenza di molteplici universi quantici identici in tutto e per tutto al nostro, eccetto che per lo stato in cui quella particella è andata a stabilizzarsi.

Il tema delle dimensioni parallele è entrato nell’immaginario cinematografico già diversi anni fa

Come nel film Giulia e Giulia (1987, Italia, regia di Peter Del Monte), in cui la protagonista, interpretata da Kathleen Turner, vive una sorta di sdoppiamento in due dimensioni, per cui vi sono due Giulie, la Giulia felice insieme al marito Paolo e la Giulia rimasta vedova di Paolo, morto tragicamente in un incidente stradale.
Anche il più recente Sliding Doors, 1998, diretto da Peter Howit, sviluppa due trame parallele affrontando il tema del destino. Due trame parallele che mostrano cosa sarebbe successo nella vita della protagonista, Helen, se ci fossero stati o meno quei fatidici attimi che possono cambiare la vita degli esseri umani.
Tuttavia, pur viaggiando su binari diversi, le due trame hanno anche dei punti d’incontro. Soprattutto, nello sviluppo dei rispettivi intrecci, pur vivendo due vite differenti, le due Helen sono accomunate dall’accadimento di alcuni medesimi eventi, evidentemente perché Helen è destinata a viverli a prescindere dal percorso di vita intrapreso.
Cosa implica la teoria dei mondi molteplici nella nostra comprensione quotidiana? Cosa significa “mondi paralleli” nello sviluppo della nostra consapevolezza?

“Quando fate una scelta importante nella vostra vita, voi scegliete in effetti tra due possibili situazioni future. Non appena fate la scelta, uno dei possibili futuri scompare. E’ vero? Oppure questo futuro alternativo seguita comunque ad esistere in un mondo parallelo, ed è vissuto da un’altra parte di voi?”
Gerrit Gielen

Quindi la domanda che a questo punto sorge spontanea è: se gli universi paralleli alla fine non sono davvero così paralleli ma interagiscono, noi esseri umani saremo un giorno in grado di avere a che fare con gli altri universi vicino a noi?


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