Non è ancora del tutto terminato l’anno scolastico in corso che già c’è fermento per quel che accadrà il prossimo anno, non solo per l’incertezza legata alle modalità del rientro e per tutti i dubbi più che legittimi ingenerati da una situazione pandemica ancora non conclusa, ma anche per le novità didattiche che attendono docenti ed alunni per la prossima avventura scolastica.
Dal 1 settembre 2020, infatti, l’educazione civica tornerà tra i banchi di scuola e sarà di nuovo materia di insegnamento nei diversi ordini scolastici.
La riforma, della quale già si discuteva l’anno passato, prende il via dall’entrata in vigore, risalente al 5 settembre 2019, della legge n. 92 con cui è stato reintrodotto, a partire dal 1 settembre successivo alla sua entrata in vigore, l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado – primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado – oltre che per la scuola dell’infanzia l’avvio di attività di sensibilizzazione in merito alla cittadinanza responsabile.
La novella legislativa dunque dispiegherà i propri effetti ed andrà a segno a partire la 1 settembre prossimo, ma quanto alle modalità con cui tale novità legislativa troverà applicazione è stato necessario l’intervento del Ministero dell’Istruzione al fine di dirimere alcuni dubbi connessi alla prossimissima introduzione, attraverso Linee Guida chiarificatrici.
A quanto pare l’educazione civica, alla quale viene conferita dignità di disciplina vera e propria, tanto che per la stessa ad ogni alunno sarà attribuito relativo voto o giudizio di profitto, verrà insegnata come materia trasversale a tutte le altre discipline con insegnamento in contitolarità tra i diversi docenti, da ripartire in ragione della coincidenza di argomenti.
Il monte ore previsto per l’insegnamento è stato fissato in almeno 33 ore all’anno, con possibilità di utilizzare anche in parte la quota dell’autonomia e con la necessità di sviluppare un vero e proprio curricolo relativo alla disciplina, che determinerà la necessità di modificare il Piano Triennale dell’Offerta Formativa (PTOF).
Trattandosi di disciplina trasversale con insegnamento attribuito a più contitolari occorrerà costituire un team docente di riferimento, che faccia capo ad un coordinatore, preferibilmente ed ove possibile con competenze specialistiche.
I nuclei tematici da sviluppare nel corso del ciclo di studi sono sostanzialmente tre: il primo riguarda lo studio della Costituzione e delle più importanti normative di rango nazionale ed internazionale, utili a consentire agli studenti di cogliere l’importanza ed il valore di quelli che sono i loro diritti ed i loro doveri, affinché possano esercitarli in modo responsabile, quali cittadini attivi ed attenti alla crescita della vita civica, culturale e sociale della comunità cui si appartengono; il secondo nucleo tematico ha ad oggetto lo sviluppo sostenibile, in riferimento agli obiettivi fissati dall’Agenda2030 per lo Sviluppo Sostenibile, ossia quel programma di azione nel quale rientrano l’educazione alla pace, la tutela della salute e dell’ambiente, la conoscenza e la protezione del territorio e molto altro, sottoscritto nel 2015 da ben 193 Paesi membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite; il terzo nucleo, infine, sarà dedicato alla Cittadinanza Digitale e mirerà a dotare i ragazzi della necessaria consapevolezza nell’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione, sviluppando rispetto a questi capacità critica e di discernimento in riferimento a potenziali situazioni di pericolo, nonché una conseguente maggiore sensibilizzazione in merito ai rischi del Net.
L’intervento normativo, assolutamente lungimirante ed apprezzabile, pecca però – suo malgrado – di scarso tempismo, per via della scarsità di risorse e per la difficile situazione sanitaria tutt’ora in corso. Nonostante ciò, se ne può in ogni caso apprezzare la validità e la bontà delle intenzioni.
Ciò che, poi, va sottolineato è che l’esigenza di insegnare l’educazione civica ai ragazzi non è proprio nata ieri; correva l’anno 1958 quando l’allora Ministro della Pubblica Istruzione Aldo Moro diramò un provvedimento a propria firma con cui introdusse l’educazione civica come materia obbligatoria per le scuola medie inferiori e superiori e come materia facoltativa per le elementari. Ciò a dimostrazione del fatto che quella di insegnare i principi di un corretto vivere civile è un’esigenza nata e riconosciuta sin da un tempo lontano, nel quale – proprio come oggi, sebbene in termini differenti e commisurati alle epoche- vi era la necessità di ricostruire il Paese, perché potesse serenamente guardare al futuro.
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