Intellettuali e non si sono chiesti come sarebbe stato il mondo dopo la pandemia: il male che ha intaccato la salute di tante persone ha costretto la società, l’economia, la scuola, la vita ordinaria a rallentare fino a fermarsi e ha così sollevato molti interrogativi sul senso del tempo, sul valore della socialità, sul ruolo delle istituzioni, sulla qualità dei processi educativi e sull’interconnessione tra i popoli, le culture e le economie.
Questo periodo si offre come momento opportuno per dialogare sui tanti temi portati all’attenzione collettiva dal virus che ha così duramente e inaspettatamente colpito il mondo globalizzato mettendo in discussione tutti gli equilibri che si credevano consolidati.
L’intero comparto culturale, più di altri settori, in tempo di Covid-19 e pandemia, ha subito un arresto che assomiglia a un incolmabile vuoto. Concerti, spettacoli teatrali, cinema, mostre, eventi, happening, tutto cancellato, con un colpo di spugna che, più di ogni altro, ha lasciato tutti sbigottiti.
L’impatto economico è pesante: vengono meno gli incassi delle biglietterie, le promozioni si sono fermate, i libri restano sugli scaffali. Tutta la macchina che gira intorno al settore culturale è ferma. O tenta di ripartire a fatica. Laddove è possibile si cerca di andare avanti sui canali online, ma la situazione resta pesante.
Non è facile quantificare le ricadute della pandemia sull’economia della cultura.
Una crisi pervasiva, a cui il Governo ha iniziato a far fronte con una serie di aiuti anche in questo caso inseriti nel decreto legge Cura Italia. Il provvedimento ha messo sul piatto diverse misure: l’indennità di 600 euro per i lavoratori dello spettacolo; la sospensione dei versamenti previdenziali e assistenziali; la cassa integrazione in deroga; un fondo di 130 milioni di euro per spettacolo, cinema e audiovisivo; la destinazione ad artisti, interpreti ed esecutori del 10% dei compensi che la Siae raccoglie sulla cosiddetta copia privata; rimborsi con voucher anche per i biglietti di spettacoli e musei; sospensione dei versamenti tributari a maggio per gli esercenti cinematografici e per gli organizzatori corsi, fieri ed eventi anche culturali.
L’importanza del supporto digitale
Il supporto digitale è stato, indubbiamente, un elemento formidabile: musica a distanza, dirette streaming, webinar, seminari, condivisioni e video hanno permesso di alimentare l’esigenza della fruizione di prodotti culturali e di non lasciare totalmente in ombra un mondo che la luce l’ha persa subito. E ora?
Restano poche consapevolezze, tante prese di coscienza e molta voglia di reagire, di non assistere in modo passivo allo sfacelo del mondo culturale. L’esperienza di fruizione dal vivo resta un elemento imprescindibile del fare arte, ma il supporto digitale non può più essere abbandonato. Resta un’importante risorsa per l’intero comparto culturale, forse un nuovo modo di concepire la produzione artistica.
La politica ha fatto poco per aiutare un settore così martoriato, ma la presa di coscienza dovrebbe riguardare l’atteggiamento dei più di indifferenza e pigrizia difronte al problema. Ma, soprattutto, nei confronti di una situazione, quella della crisi del comparto culturale, iniziata antecedentemente al Covid.
Se vogliamo, una crisi perpetua, che vede gli stessi produttori di cultura impreparati a trovare soluzioni ad una crisi. Ma ancor prima a programmare le proprie attività, lavorando nell’incertezza e nella perenne improvvisazione, senza alcuna reale capacità di problem solving, né di competenze tecniche.
È giunta l’ora di far convivere, creando una nuova commistione, due mondi apparentemente lontani: quello della programmazione economica e quello della produzione artistica. È il momento di usare gli strumenti tecnici per supportare la cultura, viaggiando in parallelo.
È il momento di far ricredere l’intero mondo sulla bellezza della cultura e per salvarla, salvandoci.
Copyright immagine in evidenza
Categorie:ATTUALITÀ