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I 5 GIOCHI DA TAVOLO PIÙ POPOLARI DEGLI ANNI ’90

Ah, gli anni ’90!

Giubbotti di Jeans, BlockBuster, Gameboy, Walkman e…giochi da tavolo!

Nessuna bambina, in quegli anni, è stata immune dal provare una leggera invidia nei confronti dell’amichetta della merendina del pomeriggio che aveva nell’armadio proprio quel gioco da tavolo che i suoi genitori non si decidevano a regalarle a Natale.

E proprio per i genitori sarebbe stato possibile seguire le trasformazioni della propria figlia seguendo il graduale cambiamento dei boardgame preferiti, quando sarebbe passata dal creare bracciali e anelli di plastica con “Piccola Principessa” e disegni di modelli di abbigliamento (“Gira la Moda“, “Sfilata di Moda“) al “Gioco di Beverly Hills 9210” e a quello di “Melrose Place“.

L’adolescenza piena sarebbe poi stata preannunciata dall’acquisto di “IncontriAMOci“, dove si registravano delle audiocassette segrete per le amiche sui look più cool dei ragazzi delle carte.

 

I bambini maschi invece si riunivano tra loro -per lo più distesi a pancia in giù sul pavimento- per sfidarsi in rocambolesche avventure tra maghi del Caos, case stregate e ritrovamenti di tesori su un’isola che sputava palle di fuoco (“HeroQuest“, “Brivido!” e “L’isola di fuoco“).

Era, insomma, una eterna sfida tra “La fabbrica dei profumi” e “La fabbrica dei mostri“.

In una singolare terra di mezzo, poi, non possiamo che fare retroattivamente una carezza ai figli unici che, quando erano costretti a restare a casa per una pertosse o un morbillo, provavano a giocare da soli, magari collegando gli spinotti ai tabelloni elettrici  di “Il Sapientino” e “L’allegro chirurgo“.

Ma c’erano poi le feste di compleanno dove, tra patatine San Carlo e Aranciate, bambine e bambini anni ’90 riuscivano davvero a superare questa loro divisoria diffidenza giocando felicemente insieme.

 

 

Allora ecco i 5 giochi da tavolo più popolari negli anni ’90:

 

5. Taboo

 
È un gioco di società ideato da Brian Hersch e pubblicato nel 1989 dalla Milton Bradley Company, famosa società produttrice di giochi da tavolo.

Scopo del gioco è far indovinare ai membri della propria squadra una parola, senza però pronunciare una delle cosiddette parole tabù, ossia un elenco di cinque parole correlate a quella da indovinare.

Il più grande problema di Taboo?

Che in quegli anni ci sarebbe stato sicuramente quell’amico bravo in disegno artistico che avrebbe proposto di sostituirlo con una partita a “Pictonary“.

4. Indovina chi?

 
È un gioco da tavolo per bambini progettato da Theo e Ora Coster e pubblicato originariamente nel 1979 in Gran Bretagna dall’azienda MB con il nome Guess Who?.

Quando la Hasbro -che aveva rilevato nel frattempo l’azienda MB nel 1984- lo distribuirà in Italia, sarà proprio negli anni ’90 che il gioco avrà il suo più grande boom di vendite.

Il gioco si svolge tra due giocatori: a ciascuno di essi viene consegnata una tabellone sul quale sono disposte 24 figurine che raffigurano altrettanti personaggi, disegnati in modo caricaturale, ognuno contraddistinto da diverse peculiarità fisiche (colore della pelle, colore dei capelli, occhiali ecc.) ed identificato dal solo nome proprio di persona.

Ogni giocatore sceglie poi una venticinquesima figurina, scelta da un mazzo a parte, che raffigura uno dei personaggi; scopo del gioco è indovinare la figurina posseduta dall’avversario, andando per esclusione.

Il gioco ebbe così successo da aver creato nel corso di quegli anni delle varianti, con protagonisti Disney,  Marvel e persino una divertentissima versione umana ricreata nel popolare contenitore televisivo per ragazzi “Bim Bum Bam”.

Un gioco in scatola nostrano sempre degli anni ’90 che richiamava a “Indovina chi?”? Ovviamente “Ma chi è?“! Sponsorizzato da Francesco Salvi, i partecipanti dovevano indovinare i personaggi famosi dalle caricature realizzate da Riccardo Mazzoli, dai Ricchi e Poveri, Andreotti ai Tré Tré.

3. TWISTER

 
È un gioco di società lanciato nel 1966, come il precedente sottratto poi dalla Hasbro alla MB.

Brevettato da Charles F. Foley e Neil Rabens, già dalla sua pubblicazione suscitò pesanti critiche da parte dei genitori, preoccupati che le regole di un aggrovigliamento fisico tra bambini fosse un’allarmante sollecitazione sessuale.

Twister era infatti giocato su un tappeto di plastica di grandi dimensioni, che rappresenta il principale piano di gioco.

Sul tappeto sono disposte quattro file di grandi cerchi colorati, di colori differenti per ogni riga: rosso, giallo, verde e blu.

Una lancetta collegata a una tavoletta quadrata serviva per dare ai giocatori indicazioni sulle mosse da fare, muovendo un piede o una mano, a seconda.

L’intento era quello di mantenere posizioni improbabili e precarie e non lasciarsi eliminare cadendo al suolo.

Stranamente a proporre di giocarci, negli anni ’90, erano soprattutto i maschietti. Chissà perché!

Nota Bene: si chiamavano Twister anche uno dei film e dei gelati più popolari di quegli anni.

2. TRIVIAL PURSUIT

 
È un gioco da tavolo di origine canadese, prodotto dalla Hasbro e dalla Hon Abbot in cui i giocatori dovevano misurare la propria abilità nel rispondere a domande di cultura generale.
L’idea era partita a Montreal nel 1979, da Chris Haney, un ricercatore iconografico del quotidiano cittadino The Gazette, e da Scott Abbott, giornalista sportivo dell’agenzia The Canadian Press, che, mentre erano intenti a giocare al mitico Scarabeo, si erano accorti che mancavano alcuni pezzi del gioco, da lì l’intuizione di creare loro un boardgame più coinvolgente e interattivo.

In breve tempo fu creato il Trivial Pursuit, (che significa «caccia banale», «futile ricerca», «scopo frivolo».

Trivial Pursuit negli anni ’90 significava spesso lottare con gli altri sfidanti fino all’ultima casella e soprattutto imparare l’antica arte del barare memorizzando le risposte corrette da dare durante le settimane precedenti (un po’ come quelli che prima di giocare a “Monopoly” si mettevano in tasca una manciata di 1.000 lire finte!).

1.  Il Canta Tu

 
Gli anni ’90 sono stati scanditi dalle note dalla Karaokemania di Fiorello.

Giochi Preziosi che voleva far credere a tutti noi quasi ragazzi di poter cantare come Giorgia e gli 883.

(Copyright immagine in evidenza: Jumanji, film di Joe Johnston del 1995)

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