“Si possono negare quasi tutte le astrazioni: la giustizia, la bellezza, la verità, la bontà, lo spirito, Dio. Si può negare la serietà” – scriveva Johan Huizinga, storico e linguista olandese del secolo scorso – “ma non si può negare il gioco”.
La riflessione filosofica sul gioco è presente dagli inizi della storia del pensiero.
Il gioco (dal latino iocus, scherzo, burla, in seguito “gioco”) può essere inteso come una libera attività, regolata da principi interni, messa in atto individualmente o da gruppi, talora in competizione tra loro, al fine di realizzare sé stessa, senza altri scopi immediati che quelli ludici di ricreazione e svago, e, allo stesso tempo, di sviluppare attitudini fisiche, spirituali e intellettive.
Per Eraclito, il gioco è una metafora attraverso cui rendere evidente l’assenza di un telos, ovvero di un fine ultimo verso cui tutte le cose tendono, e dunque il carattere contingente della realtà.
Sebbene non sia stato oggetto di una trattazione sistematica sin dagli albori della filosofia, il gioco appare come metafora già in uno dei maggiori filosofi presocratici, ovvero Eraclito di Efeso.
Definito da Aristotele come “oscuro” a causa della cripticità dei suoi scritti, di cui è complice la frammentarietà con cui ci sono pervenuti, Eraclito ha il merito di averci introdotto alla filosofia del divenire. Tutto è, secondo il filosofo, in continuo mutamento. Tale mutamento è regolato dal logos, ossia una legge, una razionalità immanente a tutte le cose, che conferisce ad esso ordine ed armonia, che però sono il risultato del conflitto: infatti, col trascorrere del tempo, ogni cosa si distrugge e subentra il suo contrario, così come, ad esempio, una bevanda calda diviene fredda. È nell’ ambito di questo tentativo di identificare le leggi che regolano un universo apparentemente governato dal caos che si colloca la metafora del gioco.
Sempre per Eraclito la vita stessa sia un gioco: qualcosa di puramente casuale e privo di scopo, come il gioco dei bambini.
«Αἰὼν παῖς ἐστι παίζων, πεσσεύων παιδὸς ἡ βασιληίη[» | (IT)«Il tempo [della vita] è un bimbo che gioca, con le tessere di una scacchiera: di un bimbo è il regno» |
Johan Huizinga può essere considerato come uno dei maggiori teorici del gioco, tema al centro della sua opera Homo ludens che assegna all’attività ludica dell’uomo, il motore propulsore dell’arte, della letteratura, del teatro, del diritto, della scienza, della religione, della filosofia:
«La cultura sorge in forma ludica, la cultura è dapprima giocata… Ciò non significa che il gioco muta o si converte in cultura, ma piuttosto che la cultura, nelle sue fasi originarie, porta il carattere di un gioco, viene rappresentata in forme e stati d’animo ludici…Nei giochi e con i giochi la vita sociale si riveste di forme sovrabiologiche che le conferiscono maggior valore.» |
Il gioco, secondo Huizinga, ha un intrinseco aspetto di attività connessa alla stessa corporeità umana ed animale ma nello stesso tempo esprime qualcosa che va oltre l’aspetto fisiologico poiché non si collega a scopi di sopravvivenza o di sussistenza. Il gioco è un’attività libera con la quale si costruisce consapevolmente una realtà fittizia, diversa da quella della vita ordinaria, disinteressata, in quanto non persegue scopi materiali o di sopravvivenza; dotata di regole non rispondenti a necessità razionali ma volute liberamente per stabilire un ordine, liberamente osservate ma che, se violate, comportano la fine dell’intero mondo ludico creato.
L’attività ludica, qualunque essa sia, è parte integrante della vita umana e della sua evoluzione.
I giochi di ieri e di oggi sono completamente differenti, sia per il mondo che cambia le sue regole ma anche per le nuove invenzioni più tecnologiche e avanzate. I bambini, oggi, tendono a chiudersi in un mondo fatto di giochi da fare sul tablet invece che con gli amici, al parco, all’aria aperta.
Bambole di pezza, automobiline di latta, tanta fantasia e voglia di stare insieme. – IERI
Videogiochi, apparecchi elettronici, tablet e smartphone e tanta solitudine. Socializzazione sopravvissuta: le piste di automobiline – OGGI
La tecnologia ha cambiato il nostro modo di giocare
La tecnologia, giorno dopo giorno, cambia vari aspetti della nostra vita, si va dallo sport alla comunicazione, passando per lavoro e tempo libero.
Il gioco è ormai diventato completamente digitale. E’ sempre più difficile trovare una famiglia che si siede attorno ad un tavolo per giocare a Monopoly o a Pictionary, un gruppo di bambini che gioca a nascondino, questi giochi sono ormai considerati preistoria. Ma spieghiamoci meglio, il gioco continua ad essere protagonista, è il metodo con il quale è proposto che è differente. Adesso giochiamo a Clash of Clansh, a Candy Crush, a Ruzzle o ad Asphalt, trovare un passatempo non è certo un problema, solo che ci giochiamo sui display, che siano di un tablet o di uno smartphone non ha importanza.
La tecnologia ha radicalmente cambiato il modo di giocare. E’ anche possibile giocare comodamente da casa, per chi non è amante della tecnologia mobile. La parola d’ordine è la semplicità, in pochi minuti sarete catapultati in tutt’altro universo, che sia una pista da F1, un casinò, un ring o un campo da calcio.
E’ anche cambiato il modo di giocare al casinò, fino a qualche anno fa si era costretti a muoversi verso gli unici post in cui vi erano le più popolari sale europee, Venezia, San Remo, Monaco e le altre mete amate dai giocatori, adesso, da pochi anni a questa parte anche i giocatori più viziosi possono fare le stesse ed identiche cose direttamente attraverso un computer o addirittura con uno smartphone.
Probabilmente tra una decina d’anni non servirà neppure un computer per soddisfare i propri vizi e si giocherà direttamente attraverso microchip o realtà aumentata.
In questo LV numero di Metis Magazine abbiamo voluto affrontare la tematica del gioco raccontandovi di un evoluzione radicale tra i giocattoli di ieri e di oggi, sia da un punto di vista filosofico ma anche più pratico e dinamico.
Non mancherà uno sguardo all’attualità, con approfondimenti sull’emergenza Coronavirus che il nostro Paese e il mondo intero stanno attraversando e, come sempre, le nostre immancabili rubriche.
Senza alcuna pretesa di esser stati esaustivi ma solo con l’intento di darvi alcuni spunti di riflessioni, vi invitiamo a non perdervi questo originale numero di Luglio.
Buona lettura.
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