“Forse non sarà una canzone
A cambiare le regole del gioco
Ma voglio viverla cosi quest’avventura
Senza frontiere e con il cuore in gola…
Notti magiche
Inseguendo un goal
Sotto il cielo
Di un’estate italiana”
Partivano le prime note e noi tutti in coro a fare “tananana-tanananannà”. Un’estate italiana di Edoardo Bennato e Gianna Nannini impazzava nelle radio, diventando la colonna sonora di un sogno chiamato Italia90. Un’euforia collettiva difficile da spiegare, e ancora oggi, a trent’anni di distanza, celebriamo un successo che non c’è mai stato. Il sogno degli azzurri guidati dal c.t. Azeglio Vicini termina in semifinale contro l’Argentina di Diego Armando Maradona. Vince la Germania, che in finale batterà l’Argentina per 1 a 0. Quelle notti, però, non hanno mai smesso di essere magiche.
QUEL SOGNO INIZIATO NEL LONTANO 1984
Il 19 maggio 1984, a Zurigo, con una votazione quasi unanime, la FIFA commissionò all’Italia l’organizzazione del mondiale 1990, il quattordicesimo della storia. Otto anni dopo il trionfo a Madrid della nazionale di Bearzot con Paolo Rossi e Marco Tardelli nel mondiale del 1982, l’Italia sentiva il bisogno di emozionarsi ancora e provare nuovamente la gioia collettiva di quella lunga estate caldissima. E’ dai tempi del Fascismo, dal 1934, che non organizziamo un mondiale. Così da quel giorno di maggio l’imponente macchina organizzativa inizia a mettersi in moto. Viene creato il COL (Comitato Organizzatore Locale) con Franco Carraro in veste di Presidente e Luca Cordero di Montezemolo, nominato Direttore Generale.
“Il Mondiale di calcio sarà l’occasione più opportuna per dimostrare non solo le nostre capacità organizzative, ma anche l’alto livello tecnologico raggiunto in tutti i settori della vita nazionale” – dichiarerà, in seguito, il Presidente Carraro.
Il campionato mondiale di calcio 1990 si disputerà dall’8 giugno all’8 luglio, coinvolgendo 12 città: Roma, Milano, Torino, Bari, Napoli, Genova, Verona, Bologna, Firenze, Udine, Cagliari e Palermo. La cerimonia di apertura fu la più fashion di tutti i tempi: coloratissime delegazioni di bellissime modelle in rappresentanza dei continenti sfilarono con capi disegnati dai più grandi stilisti italiani: l’America con Valentino in rosso (il colore preferito dello stilista), l’Africa con Missoni in nero, l’Asia con Mila Schön in giallo, e l’Europa con Gianfranco Ferré in verde. Milano diventa la capitale per un giorno della moda, del pallone e della musica. Inoltre, presso tutte le sedi operative dedicate agli operatori della stampa e dei mass media, (la cittadella dell’informazione a Saxa Rubra, i centri e le sale stampa delle 12 città ospitanti, le tribune stampa degli stadi, la carrozza stampa e conferenze delle Ferrovie dello Stato) furono messe a disposizione tecnologie informatiche e della comunicazione all’avanguardia, di cui fruirono oltre 40.000 operatori accreditati. Come già accaduto nel 1982 e 1986, i diritti di messa in onda del Mondiale vanno alla Rai e a Telemontecarlo. La tv di Stato fa da padrona incontrastata trasmettendo in diretta, sulle tre reti nazionali, tutte le 52 partite. Telemontecarlo, potendo contare su un unico canale, riuscirà a mandare in onda 42 partite in diretta e 10 in differita in seconda e terza serata. L’Italia che ospita i Mondiali del ’90 è un Paese pieno di energia, che vive un grande momento di prosperità economica e sociale e di (illusoria) spensieratezza.
LA MASCOTTE CIAO
Delle 50.000 proposte pervenute fu quella del grafico vicentino Lucio Boscardin a convincere la commissione composta dai designer PininFarina e Zanuso, dall’allora ministro per il Turismo e lo Spettacolo Franco Carraro, dal disegnatore e pubblicitario Armando Testa e dal critico d’arte Federico Zeri. L’ispirazione, come dichiarato più volte dallo stesso Boscardin, era arrivata mentre si trovava in macchina, fermo a un semaforo, aspettando il verde. Rosso. Verde. I colori, insieme al bianco, della bandiera italiana. Ne era uscito uno schizzo che aveva terminato a casa disegnando una delle mascotte più bizzarre della storia dei Mondiali. Si tratta dell’immagine stilizzata di un calciatore, un burattino snodato con un pallone, di quelli bianchi con i pentagoni neri, al posto della testa e il corpo composto da segmenti cubici di colore bianco, verde e rosso che – se scomposti- formano la parola Italia. Furono gli italiani a sceglierne il nome tra cinque proposte: Ciao, Amico, Bimbo, Beniamino e Dribbly,con un sondaggio tra chi gioca la schedina al Totocalcio. Il 25 giugno 1989, la mascotte viene ufficialmente battezzata Ciao, ovvero la parola italiana più diffusa nel mondo.

La mascotte di Italia’90 – Copy immagine
GLI OCCHI “SPIRITATI” DI TOTO SCHILLACI
La Nazionale italiana guidata da Azeglio Vicini puntava su Roberto Baggio, Gianluca Vialli e Andrea Carnevale ma fu un bomber venuto quasi da lontano a lasciare, in poche settimane, un’impronta del suo passaggio, a scrivere con frenesia una delle pagine più belle di Italia 90. Salvatore Schillaci, detto Totò, arriva al Mondiale dopo un’eccellente stagione con la maglia della Juventus, in cui è andato a segno 15 volte. L’anno precedente era a Messina, in Serie B. Schillaci sarà l’eroe di quelle notti magiche, l’uomo in cui l’Italia intera si è riflessa. Quell’anno, con la maglia dell’Italia, realizzerà 6 goal che ne fecero il capocannoniere e il miglior giocatore della competizione. Nello stesso anno arrivò secondo nella classifica del Pallone d’oro alle spalle del tedesco Lothar Matthäus.
L’INNO DI BENNATO E GIANNINI
Un’estate italiana, conosciuta da tutti come Notti Magiche, è stata la colonna sonora, l’inno ufficiale di Italia 90. Il titolo originale è To Be Number One, il testo è stato scritto da Tom Whitlock, e fu inciso dallo stesso entourage dell’autore, sotto la denominazione Giorgio Moroder Project. Fu Moroder a rivolgersi a Edordo Bennato e Gianna Nannini per riscrivere il testo della versione italiana che porteranno in vetta alle classifiche. Il brano segnerà anche l’ultimo acuto del 45 giri, già avviato al tramonto.
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