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LUCIANO DE CRESCENZO: L’INGEGNERE FILOSOFO

Esattamente un anno fa ci lasciava il grande Luciano De Crescenzo, l’ingegnere filosofo, scrittore, regista, attore e conduttore televisivo definito da Renzo Arbore

” maestro delle cose belle”.

Napoletano DOC, nacque nel quartiere San Ferdinando, nella zona di Santa Lucia, un anno prima della nascita, nel medesimo stabile, del grande Carlo Pedersoli, alias Bud Spencer.

Nella sua autobiografia dal titolo  ”Sono stato fortunato” pubblicata da Mondadori, De Crescenzo si racconta mettendosi a nudo, quasi come per chiudere il cerchio di una vita di successi letterari, rasserenando i suoi più fedeli lettori di come, al termini di una lunga ed intensa vita, si sentisse fortunato.

Ogni vita è caratterizzata da avvenimenti e incontri che la rendono interessante, ma se la vita è quella di un uomo che ha avuto la fortuna di nascere due volte, la prima come ingegnere e la seconda come scrittore, le storie da raccontare si moltiplicano.

Genio inarrivabile e incontenibile, grande filosofo e divulgatore acuto ma al contempo pungente ed ironico, ci lascia con le sue gargantuesche opere, tradotta in 19 lingue e diffuse in 25 Paesi, che lo hanno reso noto consacrandolo all’immortalità.

Le Moire ( figure appartenenti alla mitologia greca alle quali lo stesso De Crescenzo dedica un capitolo nel suo best seller I miti Greci) , sono la personificazione del destino ineluttabile, il cui compito era tessere il filo del fato di ogni uomo, hanno reciso il  filo esattamente un mese prima del suo 91° compleanno.

Sepolto nel cimitero di Furore, in Costiera Amalfitana, nella provincia di Salerno, De Crescenzo amava moltissimo la Costa d’Amalfi, aveva casa a Conca dei Marini e frequentava molto Furore e Positano, dove era il vero e proprio testimonial della rassegna letteraria Mare, Sole e Cultura. Sulla bara qualcuno ha adagiato anche una sciarpa della squadra partenopea. Al termine del rito è stata diffusa la canzone napoletana «Era dè Maggio» molto amata dallo scrittore, basata sui versi di una poesia del 1885 di Salvatore Di Giacomo.

Per conoscere alcune curiosità dell’ingegnere filosofo Luciano De Crescenzo, clicca qui.

 

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