In ambito artistico stanno sempre più aumentando i progetti legati alla salvaguardia dell’ambiente e del nostro benessere psicofisico.
Questa sensibilizzazione verso la biocompatibilità – cioè verso l’armonia con la vita di tutto ciò che può definirsi biocompatibile- è alla base di un nuovo genere cinematografico: il Cinema Green.
An Inconvenient Truth, Super size me, Eating Animals, H.O.P.E., Dominion, Racing Extinction, Meat the Truth, The Cove, The dark side of Chocolate, sono solo alcuni dei documentari che cercano di renderci consapevoli non solamente sui pericoli di una dieta a base di carne ma anche sui tragici processi che si animano dietro le filiere dell’industria alimentare: dallo sfruttamento minorile al sanguinoso corso produttivo e agli sprechi alimentari, fino poi ad arrivare alla certezza di come l’impatto delle messe a colture per foraggiare gli “animali da piatto” stia via via sistematicamente distruggendo il nostro Pianeta.

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Ma quali sono i 5 Documentari che vi faranno diventare Vegani?
5. Taste the Waste
Taste the Waste (letteralmente “Assaggia i Rifiuti”) è un documentario di Valentin Thurn, prodotto della Schnittstelle Film und Video GmbH di Colonia nel 2010.
L’opera si concentra sui motivi dello spreco e della distruzione del cibo nelle aree più ricche del Pianeta, l’Europa e il Nord America.
In Occidente, quasi più della metà dei prodotti agricoli è perduta nel percorso che va dal produttore al consumatore, cioè viene spesso gettata ai rifiuti quando è ancora integra e sana, prima ancora di arrivare sugli scaffali dei supermercati.
Il regista cerca di comprendere come mai questa enorme quantità di cibo (tre volte superiore a quella che servirebbe per nutrire tutti gli affamati del mondo) venga così vergognosamente gettata al macero e lo fa interrogando manager e ispettori di supermercati, fornai, fattori e contadini, ministri e burocrati del Welfare.
A essere colpevoli siamo in primis noi consumatori che pretendiamo di trovare sui banconi dei supermercati e dei mercati rionali in ogni momento della giornata e in ogni stagione, prodotti alimentari freschi.
I rivenditori, per poter commerciare con profitto i prodotti in vendita, si sono perciò adeguati alla richiesta dei clienti, scartando frutta e verdura con ogni piccolo difetto oppure eliminando cibo confezionato in prossimità della scadenza.
Il materiale organico riversato in aree di rifiuti produrrà, poi, un impatto disastroso anche sulla situazione climatica mondiale, con la dispersione nell’atmosfera di metano, che è un gas con effetti inquinanti 25 volte più potenti del biossido di carbonio.
Taste the Waste ci vuole quindi far tener presente che se tutti noi occidentali diventassimo degli eco-attivisti sprecando meno e di conseguenza acquistando meno, i prezzi dei prodotti alimentari si abbasserebbero e allo stesso tempo rimarrebbe più cibo per chi ne ha effettivo ed essenziale bisogno, come per i Paesi del Terzo Mondo.
Green-Quote: Coloro che uccidono gli animali e ne mangiano le carni saranno più inclini dei vegetariani a massacrare i propri simili.
-Pitagora-
4. The Game Changers
The Game Changers è un film documentario di Louie Psihoyos del 2018.
Considerato oramai una visione cult nel circuito degli appassionati di sport, l’idea alla base del documentario è che il nostro organismo sarebbe proprio strutturato per una dieta a base vegetale.
Non a caso i nostri occhi riconoscono più colori rispetto a quelli degli animali carnivori, il nostro intestino è più lungo rispetto al loro, i nostri denti sono fatti più per schiacciare che per tagliare.
Anche se come tutti i primati siamo in grado di assimilare qualsiasi alimento, per Psihoyos la dieta “plant based” è l’unica che ci permetterebbe di arrivare sani fino a 90 anni, senza consumare cibi che provocherebbero malattie degenerative o cancerogene.
Alla base di The Game Changers c’è la storia vera dell’istruttore di combattimento militare e campione di arti marziali miste James Wilks che, dopo un grave infortunio durante un allenamento nel 2011, ha a sorpresa scoperto quanto potere possa avere una dieta a base di sole verdure sul corpo, dal recupero alle prestazioni fisiche più impegnative.
A sostenere questa tesi, sfatando il mito dell’importanza delle proteine di carne per acquisire forza fisica, lottatori e giocatori di football, sollevatori di pesi, ciclisti e maratoneti.
Tra i produttori del documentario troviamo, non a caso, due sportivi d’eccezione oramai convertiti al veganesimo: Novak Djokovic e Lewis Hamilton…oltre alla partecipazione di Arnold Schwarzenegger, s’intende!
Green-Quote: Nulla darà la possibilità di sopravvivenza sulla terra quanto l’evoluzione verso una dieta vegetariana.
– Albert Einstein-
3. Food ReLOVution
Girato dal romano Thomas Torelli nel 2017, Food ReLOVution si focalizza sulla consapevolezza che ognuno di noi dovrebbe acquisire in nome della nostra salute e della salvaguardia del Pianeta.
Se, come diceva il filosofo Feuerbach, “Noi siamo ciò che mangiamo”, per il regista il corpo e la psiche sono interconnessi e dunque l’alimentazione agisce sul pensiero e di conseguenza sull’Essere.
Ogni cosa che si mangia ha quindi una conseguenza sul nostro corpo, ma anche sull’ambiente in cui viviamo.
Il film, spiega il regista, si concentra su come la “cultura della carne” sia:
“…La principale sorgente di cause dannose, un’attività economica che ha completamente smarrito la sua iniziale connotazione rurale e familiare per divenire uno spietato congegno che provoca sofferenza e violenza tra quelli che in altri ambiti chiamiamo i nostri amici animali, deforestazione, inquinamento, sconvolgimenti climatici, fame nel mondo, danni alla salute dell’uomo e conseguente aumento delle malattie. Senza demonizzare chi si nutre di carne, il film analizzerà anche le trasformazioni che sono avvenute nel processo alimentare nell’ultimo secolo, specialmente negli ultimi quarant’anni. L’uomo ha trasformato l’industria alimentare, che ha lo scopo di sostentamento del genere umano, in un processo utilitaristico volto solo al guadagno. Il fine non è più nutrire, ma generare il massimo profitto. Il 75% delle risorse naturali del pianeta viene usato per produrre alimenti di origine animale: il risultato è un 25% (rispetto alle risorse) di prodotti finali mal distribuiti e appannaggio di pochi. L’industria delle proteine animali è ormai fuori controllo, la creazione degli allevamenti intensivi è stato il crack che ha dato il via alla discesa verso il baratro. L’approccio è basato su dati scientifici reali e comprovati, su opinioni di rilevanti personaggi rappresentanti del mondo della medicina, dell’ambiente, dell’economia e su rilevazioni dirette, che aiuteranno a comprendere quanto c’è di sbagliato in questa catena di montaggio e sulle gravi ricadute che comporta in termini di costi ambientali, economici, sanitari ed etici. Essere consapevoli di quel che mangiamo ci aiuta a riflettere e ad agire con coscienza, a comprendere l’impatto delle nostre scelte quotidiane. Come consumatori possiamo evitare certi cibi dannosi a più livelli, in questo modo i produttori saranno costretti a cambiare il loro modo di fare cibo. La scelta è la nostra arma più potente. Impariamo a usarla.”
Green-Quote: Il compito più alto di un uomo è sottrarre gli animali alla crudeltà.
-Emile Zola-
2. Earthling
Earthlings è un documentario anti-specista del 2005 diretto da Shaun Monson e prodotto dall’attore premio Oscar e animalista Joaquin Phoenix.
Per il filosofo animalista Peter Singer, Earthlings è ormai considerato uno delle pietre miliari dell’antispecismo, perché cerca di affrontare l’argomento a 360°, dall’ambito alimentare a quello dell’abbigliamento, dal commercio degli animali domestici allo sport e intrattenimento, fino alla medicina e alla ricerca scientifica.
Il lavoro enciclopedico di ricerca del regista ha richiesto 5 anni di lavoro, impiegando l’uso di telecamere nascoste e filmati inediti per documentare l’attuale dipendenza dell’umanità dagli animali e la completa e barbarica mancanza di rispetto ed empatia nei loro riguardi.
Il documentario è diviso in cinque parti che narrano con dovizia di particolari e immagini dolorosissime i vari modi coi quali l’essere umano sfrutta gli animali.
Il primo è Animali domestici: sulle cosiddette “fabbriche di cuccioli” (spesso in mano a gente senza nessuna qualifica) dove migliaia di cani e gatti, di razza purissima -quindi pagati un occhio della testa- sono ammassati in gabbie senza cure veterinarie, adeguato movimento e socializzazione sana, si passa ai randagi.
Chi si rifiuta, per motivi di “lesa virilità”, di sterilizzare i propri animali da compagnia, contribuisce attivamente alla strage di randagi, tra incidenti dovuti alla vita di strada e soppressione nei canili.
E se la maggior parte dei nostri capi di pelle proviene da mucche torturate in India, che dire delle milioni di feci degli animali da macello che vengono riversate in mari, laghi e fiumi? Queste feci, disperse in acqua, producono a loro volta la Pfiesteria, un microorganismo mille volte più tossico del cianuro, una minaccia biologica di livello 3 quando l’AIDS è, ad esempio, a livello 2.
Un documentario, quindi, che cerca di ristabilire una connessione tra Natura, animali e uomini basata sulla dimenticata, salvifica com-passione.
Green-Quote: Verrà il tempo in cui l’uomo non dovrà più uccidere per mangiare, ed anche l’uccisione di un solo animale sarà considerato un grave delitto…
–Leonardo da Vinci–
1. Cowspiracy
Cowspiracy: The Sustainability Secret è un documentario del 2014 diretto da Kip Andersen e Keegan Kuhn e prodotto dall’attore premio Oscar e ambientalista Leonardo Di Caprio.
Tutto parte dal presupposto che non è assolutamente possibile produrre abbastanza carne per la richiesta mondiale che viene prevista in relazione all’aumento della popolazione e dei nuovi usi alimentari del mondo in via di sviluppo.
Al contempo, non esiste abbastanza terra per poter creare campi da coltivare per sfamare i miliardi di animali da allevamento che ogni giorno vengono rinchiusi e uccisi per realizzare carne commestibile.
Con questo sistema la fame è ancora una delle prime cause di morte nel mondo, nonostante si potrebbe produrre, se lo volessimo, cibo per 15 miliardi di persone.
Kip Andersen ha poi scoperto, tramite un rapporto della FAO, che l’allevamento del bestiame genera più gas serra dell’intero settore dei trasporti e che il metano prodotto dagli animali è cento volte più distruttivo rispetto all’anidride carbonica delle automobili.
Gli allevamenti genererebbero paurosamente 32 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno, il 51% delle emissioni di gas serra a livello mondiale, mentre le industrie di latticini e carne usano il 30% di tutta l’acqua dolce del mondo.
Eppure alcune fra le più grandi e riconosciute organizzazioni ambientaliste (Greenpeace su tutte ma anche Sierra Club, Surfrider Foundation e Rainforest Action Network) evitano volutamente di parlare dell’impatto della produzione di carne sull’ambiente.
Come mai?
Non solo perché negli Stati Uniti esiste una legge, la The Animal Enterprise Terrorism Act (AETA), varata nel 2006 sotto il governo di George W. Bush che di fatto reputa imputabili di “terrorismo” tutti coloro i quali si frappongono tra chi produce carne e i guadagni derivati dalla sua vendita ma anche perché queste stesse associazioni ambientaliste si è poi scoperto che ricevono annualmente cospicue e segrete donazioni delle grandi aziende alimentari.
Il percorso dell’inchiesta ha -ovviamente- incontrato diversi momenti difficili, minacce velate, scoperte drammatiche (come che la principale causa di deforestazione dell’Amazzonia è la creazione di nuovi pascoli e campi di soia per produrre mangimi).
Circa diecimila anni fa gli animali selvatici rappresentavano il 99% della biomassa e gli umani ammontavano all’1%. Oggi gli umani e i loro animali allevati sono il 98% della biomassa e gli animali liberi sono solo il 2%: abbiamo insomma derubato il Pianeta per placare il nostro appetito.
La relazione mortale tra allevamento intensivo e il global warming e la concezione che, secondo alcuni nutrizionisti e dottori intervistati uova, carne lavorata e carni rosse aumentino il rischio di diabete, cancro e malattie cardiovascolari, sarà poi anche approfondita nel sequel di Cowspirancy, il documentario successivo di Kip Anderson, “What the Health“.
Ad esempio…lo sapevate che l’acqua necessaria per produrre un solo hamburger corrisponde a quella di due mesi di docce?
Green-Quote: Finché esisteranno i macelli, esisteranno i campi di battaglia
-Lev Tolstoj-
(Dal documentario: Food, Inc., Copyright immagine in evidenza)
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