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Il più spregevole dei tradimenti è una forma di lealtà verso il più grande degli ideali

Di grandi tradimenti la storia ne è pregna. Da quelli d’amore a quelli politici che vedono in primo piano coinvolti fattori come soldi, potere e vendetta, ma anche difesa di ideali e amore incondizionato per qualcuno.

Neanche la morte è riuscita a cancellare la memoria dell’infedeltà di alcuni personaggi , tanto che un marchio di infamia continua a perseguitarli dopo secoli e persino millenni dalla loro scomparsa.

Spinti da ideali o da egoismi personali, uomini e donne hanno violato la fiducia di collaboratori, protettori, sovrani, amanti.

Se pensiamo all’etimologia della parola stessa si rivela subito il cuore del suo significato: tradire deriva dal latino tradere che significa per l’appunto consegnare. Non si può parlare di tradimento senza citare il traditore per antonomasia: Giuda Escariota. Egli si rende colpevole di tradimento nel momento in cui ”consegna” Gesù al Sinedrio ( n.d.r. supremo consiglio ebraico).

 Il traditore lo baciò su una guancia, ricevendo come risposta: “Con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?”

Nel Medioevo, l’archetipo del traditore è per l’appunto Giuda. È con il suo nome che vengono marchiati tutti i nemici della fede, i maomettani e i saraceni. 

All’inizio del Trecento, a inchiodare Giuda nel ruolo di traditore per antonomasia ci sono gli affreschi di Giotto nella Cappella degli Scrovegni di Padova, e quelli di Pietro Lorenzetti nella Basilica di San Francesco ad Assisi.

E c’è, naturalmente, Dante.

Nel XXXIV canto dell’Inferno, Giuda viene collocato nella bocca centrale di Lucifero, accanto a Bruto e Cassio. Per il sommo poeta, i tre peggiori traditori della storia avevano frodato i loro benefattori, i loro mentori, i loro amici.

Dante non si sofferma neppure a parlarne, tanto sono noti, e noi sappiamo che li usò perché simboleggiavano il tradimento della chiesa (Giuda tradisce Cristo) e dell’impero (Bruto e Cassio tradiscono Cesare).

Il traditore tradisce per avidità o per amor di patria, per ambizione o per vendetta, per fanatismo o per viltà, per mille ragioni e per mille passioni.

Ma chi è il traditore?

Che sia chi infrange un giuramento, o incrina il patto che unisce una comunità, pare abbastanza ovvio. Per non parlare degli adulteri nella sfera privata, l’attributo di traditore è stato dato a rivoluzionari e voltagabbana, apostati ed eretici, convertiti e rinnegati, ammutinati e disertori, spie e collaborazionisti, ribelli e terroristi, pentiti e crumiri.

Il tradimento è sempre stato un’azione abietta e infame. Non c’è storia, etica o morale che possa tollerarlo. Non c’è politica che possa legittimarlo. 

Da quando esiste una società civile, non c’è persona di buon senso che non pensi male del tradimento.

O almeno nella maggior parte dei casi, salvo le dovute eccezioni.

Ad esempio, il tradimento di Bruto o di Cassio (entrambi coinvolti nella congiura contro Cesare) è puramente politico: è tradimento per i partigiani di Cesare, ma non lo è di sicuro per i congiurati.

Chi scrive la storia può indicare oggettivamente se un certo comportamento appartiene o no alla logica del tradimento (in senso proprio, come venir meno a un giuramento di appartenenza a un gruppo passando al nemico), ma non può “giudicare” il tradimento. Il giudizio politico, etico, morale sul tradimento è sempre un giudizio di parte.

Il dramma di Bruto è tutto qui, ed è stato ampiamente ripreso in opere teatrali o in commenti politici: la lotta della Repubblica contro la Dittatura fa fluttuare il punto di vista secondo cui si giudica l’uccisione di Cesare.

«καὶ σὺ τέκνον;»

Tū quoque, Brūte, fīlī mī!

 “Anche tu Bruto, figlio mio!”.

Giulio Cesare

A volte, il più spregevole dei tradimenti è una forma di lealtà verso il più grande degli ideali.

In questo LIX numero di Metis Magazine abbiamo voluto affrontare l’affascinante e antichissima tematica sulla dicotomia del concetto di lealtà e quello di tradimento, in lotta tra loro sin dalla notte dei tempi.

Come sempre abbiamo cercato di affrontare il tema attraverso differenti argomentazioni intrise di numerosi spunti di riflessione unendo il tutto alle nostre immancabili rubriche e alle interviste esclusive. Senza alcuna pretesa di esser stati esaustivi, vi invitiamo a non perdervi questo originale numero di Novembre.

Buona lettura.

IMMAGINE COPERTINA: QUADRO ” IL BACIO DI GIUDA” GIOTTO

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