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IL “SALTO DELLO SQUALO”: OVVERO LE 5 SERIE TELEVISIVE CHE SONO ANDATE ALLA DERIVA

È il 1987 quando, durante una tranquilla serata alcolica tra un gruppetto di studenti dell’Università del Michigan, uno di loro, Jon Hein, lancia sul tavolo agli amici un quesito apparentemente banale:

«Qual è stato il momento preciso in cui avete capito che la vostra serie preferita stava iniziando la sua discesa?»

Ed è proprio sulle risposte a quella domanda che nasce l’espressione Saltare lo squalo” (Jumping the Shark), riferita a quel momento esatto in cui una serie televisiva, dopo aver raggiunto il suo picco, inizia inesorabilmente ad abbassare il proprio livello qualitativo, allontanandosi dalla verosimiglianza della storia e dall’interesse dei fan, un po’ com’era successo a “Happy Days” (lo show di riferimento dal quale deriva questa locuzione entrata oramai a far parte della cultura pop) quando Arthur Fonzarelli decide di praticare sci nautico scommettendo con gli altri di saltare indenne sopra uno squalo tigre.

Quell’episodio è diventato, infatti, il punto di rottura tra le quattro stagioni precedenti che avevano appassionato il pubblico per le identificative storie quotidiane anni ’50 e le successive cariche di non-sense e di colpo troppo lontane dalla familiarità provinciale che emanava il contesto classico della serie.

“Happy Days” è solamente una delle serie televisive che, nel corso degli anni, hanno scelto di allontanarsi dalla formula originale di partenza spesso a causa della carenza di nuove idee e magari inserendo, per questo motivo, al loro interno un evento improbabile che cercasse di mantenere vivo l’interesse degli spettatori ma di fatto lasciando che questi ultimi dello show stesso se ne disinnamorassero inesorabilmente.

Gli esempi potrebbero essere infiniti: dall’ingarbugliata seconda stagione di “Homeland” alla bizzarra rappresentazione del mondo delle fate nella terza di “True Blood” per poi passare alle resurrezioni camp di Glenn in “The Walking Dead“, Bobby Ewing in “Dallas“, Dan in “Rosanne” e dell’ammazzavampiri in “Buffy“, fino allo strano rapimento alieno di Muldrer in “X-files” per permettere all’attore David Duchovny di abbandonare per qualche stagione la serie.

E ancora dall’inaspettato matrimonio di Barney e Robin in “How met your mother” alla sorprendente liaison tra Rachel e Joey in “Friends” fino ai weirdo escamotage per riempire il minutaggio in “Battlestar Galactica“, “Arrested Develompent” e “The Office USA“…e che dire dell’espediente di continuare a girare comunque una serie anche dopo la conclusione della trama principale, come per la quinta stagione di “Supernatural“?

Persino sui pessimi finali si potrebbe aprire un paragrafo a parte, da “Seinfield” a “Game of Thrones” fino a, ad esempio, “Felicity” dove l’ultimo episodio della serie è persino peggiore di quando il personaggio interpretato da Keri Russell decide catastroficamente di tagliarsi i suoi bei boccoli!

Ma quali sono i peggiori episodi che hanno portato 5 amatissime serie tv a compiere “il salto dello squalo”?

5. Glee (Stagione 2, episodio 8)

La serie ideata nel 2009 da Ryan Murphy aveva raccolto, sin dalla prima puntata, un numero sorprendente di spettatori tanto da essere decretata come uno degli show più apprezzati dell’emittente Fox.

Eppure, già dalla metà della seconda stagione, il “fenomeno Glee” inizia a rivelare le sue crepe.

Al di là dell’inaspettata sottotrama amorosa dell’allenatrice Sue Sylvestre (Jane Lynch) che, famosa per la sua lingua biforcuta, verrà snaturata tra sospiri e lacrimucce, dalla metà della seconda stagione tutti i membri del gruppo canterino delle superiori incomincerà pian piano a sparpagliarsi (Kurt che abbandonerà la scuola a causa del bullismo per perdersi in un gay bar o Rachel e Finn iscritti all’Università, ad esempio) tanto da non offrire più ragioni sufficienti nel permettere al “Glee Club” di continuare a esistere.

Quando, perciò, uno spettacolo ottimista su alcuni disadattati e le loro passioni diventerà progressivamente una storia semi drammatica di formazione adulta e quegli stessi amati freaks da liceali imbranati ma talentuosi si trasformeranno in famelici personaggi di successo, “Glee” perderà tutto il suo appeal, come dimostrato, d’altronde, anche dal suo calo di ascolti.

4. Dexter (Dalla morte di Trinity nella stagione 4 all’arrivo di Hannah)

La storia di un tecnico della polizia scientifica di Miami all’apparenza tranquillo e metodico professionista e padre premuroso ma in realtà feroce e spietato serial killer, inizia a scricchiolare dal dodicesimo episodio della quarta stagione quando la morte di Trinity, il gigantesco personaggio interpretato da John Lithgow, priverà Dexter di un suo degno antagonista.

Dopo l’uscita di scena di una delle sue principali co-star, le decisioni prese dall’ideatore della serie James Manos jr. diventeranno stranamente sempre più bizzarre, spingendosi addirittura nel campo minato delle fantasie di incesto tra i due fratelli Morgan.

L’arrivo poi di Hannah, la seducente assassina che farà follemente innamorare Dexter, renderà il protagonista così “umano troppo umano” da privarlo via via della sua sociopatica ma affascinante freddezza.

3. Xena, la principessa guerriera (Stagione 5, episodio 16)

Il momento esatto del “Salto dello Squalo” del popolare show della generazione X “Xena, la principessa guerriera” è da ricondurre al sedicesimo episodio della quinta stagione dove una studentessa del mondo contemporaneo viene trasportata nell’antichità per combattere contro le Amazzoni.

Le motivazioni di questa trama insensata inserita all’interno di un fantasy storico ambientato nell’antica Grecia erano dovute, all’epoca, all’urgenza del produttore della serie Rob Tarpet di riuscire a proporre alcuni pezzi del pilot di “Amazon High“, un nuovo spin-off di “Xena” e “Hercules” che però dopo, proprio a causa delle reazioni negative dei telespettatori a questa puntata, non vedrà mai luce.

2. The OA (La seconda e ultima stagione)

La serie targata Netflix del 2016 era partita col botto grazie a una prima stagione che ci ha lasciato tutti col fiato sospeso, ansiosi di conoscere la risoluzione degli enigmi nella successiva.

La necessità di Brit Marling e di Zal Batmanglijguar di sorprendere a tutti i costi gli spettatori si è poi tradotta, però, nell’ideazione di una sceneggiatura ipertrofica e narcisista che ingloberà nella seconda stagione l’incomprensibile presenza di un polipo psichico gigante (sìc!), scimmiottamenti a David Lynch con intrecci a caso tra multiuniversi, angeli caduti, teiere volanti e una zingara del Luna Park come spirito guida.

Ognuno di questi bislacchi corpi estranei appesantirà infatti, di episodio in episodio, la consistenza di questo polpettone new age che non a caso sarà, dopo questa stagione, definitivamente cancellato dalla piattaforma americana.

1. Lost (Dagli flashforward della quinta stagione alla puntata finale)

Chiudiamo con la serie che, con la sua parabola discendente, più ha deluso quei milioni di spettatori che ogni settimana alzati fino a notte fonda solamente per non perdersi la “prima visione”.

Il famosissimo show creato da J.J. Abrams che ci ha incollati al televisore per la sua trama tortuosa e carica di suspense e personaggi avvincenti e misteriosi, ad un tratto non sa più come risolvere i suoi rompicapi tanto da perdersi in inspiegabili e furbacchioni colpi di scena.

La resurrezione di Locke, il fastidioso materializzarsi in scena dei famigerati Nikki e Paulo, l’amnesia di Claire e i numeri maledetti del buon Hurley, i mali del mondo trattenuti in un tappo di sughero, lo strano incontro dei sopravvissuti con gli Altri o i flashforward della quinta stagione per non parlare dei flashback sui tatuaggi di Jack sono solo alcuni degli esempi della troppa carne al fuoco posizionata sulla graticola della serie.

Quella macchina da soldi che era diventata “Lost” aveva portato i produttori a diluirla di episodio in episodio fino a generare una vera e propria vasca di squali che nessun appassionato ha davvero voluto saltare per intero.

(Copyright immagine in evidenza)

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