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29 NOVEMBRE 2010: DIECI ANNI SENZA MARIO MONICELLI

A dieci anni da quel funesto 29 novembre 2010, noi cinefili ci sentiamo tutti un po’ orfani per l’assenza di uno dei registi più rappresentativi del Cinema italiano: Mario Monicelli.

Nato a Viareggio il 16 maggio 1915, Monicelli è stato predestinato sin dalla nascita a vivere e respirare cinema visto che suo padre, il giornalista e critico teatrale Tomaso, era stato fondatore della prima rivista dello spettacolo italiana, il “Lux et Umbra”.

Mario, infatti, crebbe sin da subito in un ambiente stimolante e dinamico frequentando grandi personalità della letteratura e dello spettacolo nelle continue peregrinazioni familiari tra Roma, di nuovo Viareggio, Milano e poi anche Pisa, dove si laureò in Storia e Filosofia poco prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.

L’esordio cinematografico come regista avvenne nel 1934, quando Monicelli girò assieme al cugino e amico Alberto Mondadori il cortometraggio Cuore rivelatore, seguito dal mediometraggio muto, I ragazzi della via Paal che vinse il primo premio nella sezione “passo ridotto” alla Mostra del Cinema di Venezia.

Da quel momento la sua ascesa nella carriera regista divenne inarrestabile sia inizialmente aiuto regista (diresse con l’amico Steno, ad esempio, numerose pellicole come “Totò cerca casa“, “Totò e i re di Roma“, “Vita da cani“, “Guardie e ladri“, “Le infedeli“) poi come primo regista dando vita a una lunga e inestimabile filmografia.

Benché l’indimenticato film del 1956 “I soliti ignoti” li fece quasi sfiorare l’Oscar, con pietre miliari della commedia come “La grande guerra” (Leone d’oro a Venezia nel 1959), “L’armata Brancaleone” e “Il marchese del grillo” fece comunque incetta di premi, tra cui otto David di Donatello e tre Orsi d’argento a Berlino.

Nato da un soggetto di Pietro Germi uno de film più amati del regista, “Amici miei“, uscì nel 1977 seguito dalla drammatica interpretazione di Alberto Sordi in “Un borghese piccolo piccolo“.

Impossibile elencare tutte le pellicole girate dal regista, ognuna una piccola perla di cinismo, disillusione e amaro anche se benevolo amore verso il popolo italiano e la sua arte di arrangiarsi.

Nel maggio del 2006 decise di festeggiare il suo 91° compleanno sul set tunisino del suo ultimo film “Le Rose del deserto“, poco prima di ammalarsi gravemente per un tumore.

Lucido fino alla fine aveva dichiarato in una delle ultime interviste televisive:

Non aspetterò la morte in un letto d’ospedale, con i parenti che mi portano la minestrina.

E il più amato regista italiano ci ha davvero lasciati soli in una notte piovosa di dieci anni fa, lanciandosi dal balcone del reparto dell’ospedale dov’era ricoverato e suicidandosi come aveva fatto nel ’46 suo padre.


Sulla scrittura dei suoi film agli sceneggiatori di fiducia aveva sempre chiesto solo una cosa:

Scrivere solo scene figlie, perché il dolore come l’amore mostrati nelle loro manifestazioni violente diventano ricattatori.

(Copyright immagine in evidenza)

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