Molte sono le leggende sulla fondazione di Roma, tanto più sono molteplici quelle sulle origini divine dei personaggi che fecero grande la capitale del Mondo. Tra questi uomini sarebbe impossibile non citare Giulio Cesare e, ancor prima di lui, l’ultimo troiano il cui viaggio fu narrato da Virgilio nel suo celebre capolavoro: Enea.
Ma cosa avevano in comune queste due grandi figure storico-mitologiche?
Il sangue di una divinità.
IL MITO DELLA NASCITA DI ENEA
Secondo la leggenda, Venere, Dea dell’amore e della bellezza, era solita avere numerosi amanti ( che la Dea mi perdoni) e tra questi non facevano eccezione mortali. Tra i più noti di quest’ultima categoria troviamo Anchise.
La dea Afrodite s’innamorò di Anchise, un uomo bellissimo, mentre questi si recava a pascere le sue mandrie nei pressi di Troia e per convincerlo a corrispondere il suo amore aveva assunto le vesti di una principessa frigia. Poi, prima di procreare Enea, rivelò ad Anchise la sua vera identità e gli preannunziò che il nuovo arrivato avrebbe avuto fama eterna. L’amore della dea per Anchise è narrato nell’Inno omerico ad Afrodite. Secondo la leggenda, Anchise, ubriaco, osò vantarsi del suo amore con la dea durante una festa e Zeus per punirlo lo colpì con un fulmine rendendolo zoppo .
(cfr. anche Omero, Iliade II, 819 ss.; V, 3 11 ss.; Esiodo, Teogonia 1008 ss.).
Molti anni più tardi sarà proprio il frutto di questo incontro a far si che la leggenda si mescolasse con la storia di Roma:
infatti Enea fuggendo dalla città di Troia in fiamme, porterà con sé durante il suo viaggio verso il Lazio suo padre Anchise e il figlioletto Ascanio, chiamato Iulodai romani, e primo capostipite della Gens Iulia da cui prenderà il nome.
Si può quindi considerare, secondo la leggenda, che la storia di Roma, sia la continuazione della storia greca, in quanto la stirpe dalla quale, sempre secondo la mitologia, discendono i fondatori di Roma è quella di Enea, uomo troiano.
LA GENS IULIA
Secondo una tradizione leggendaria (consolidata, fra l’altro, dalla vasta risonanza dell’opera di Virgilio) la gens Iulia discendeva da Iulo (o Ascanio), figlio di Enea e fondatore della città di Alba Longa, e Romolo stesso ne faceva parte.
Se la tradizione è affidabile dovrebbe quindi essere compresa tra le gentes originarie di Roma ricordate dallo storico Tito Livio. Secondo lo storico un tale Proculo Giulio, nobile di Alba Longa, amico e lontano parente di Romolo, che, dopo la misteriosa scomparsa di quest’ultimo, riferì all’assemblea dei romani di averlo visto in un’apparizione, in cui Romolo gli avrebbe predetto il grande destino di Roma, spiegato la sua dipartita con la volontà divina ed espresso la volontà di venire onorato come dio con il nome di Quirino.
LE ORIGINI DIVINE DI GIULIO CESARE
Benché la gens fosse patrizia, economicamente dovette subire alterne vicende, dato che la famiglia del suo membro più famoso, Gaio Giulio Cesare, aveva residenza nella Suburra, quartiere molto popolare. Ciò non impedì a Cesare di ricordare orgogliosamente le proprie nobili origini in molte occasioni pubbliche, quasi a voler legittimare anche moralmente il potere assoluto che avrebbe poi conquistato.
” Discendo da sangue reale e sono imparentato con gli Dèi immortali. Porto con me l’ inviolabilità dei re, padroni del mondo e la santità degli Dèi, padroni dei re. Io fui predestinato alla gloria di Roma.”
Comunque la gens Giulia fu certamente una delle famiglie più illustri dalla repubblica; i suoi membri ricoprirono la più alta magistratura, il consolato, per ben 29 volte, fino all’avvento di Cesare. Un Sesto Giulio Cesare, pretore nel 208 a.C., è il primo personaggio noto della gens Giulia che porta il cognome di Cesare. Suoi omonimi furono Sesto Giulio Cesare, console del 157 a.C. e un pretore del 123 a.C.
La dinastia Giulio-Claudia si concluderà, poi, con Nerone, definito con riferimento alle origini troiane della Gens Iulia come “l’ultimo degli Eneadi”.
IMMAGINE DI COPERTINA: Fuga di Enea da Troia, Federico Barocci – 1598 – Galleria Borghese – Roma
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