10 dicembre 2019. ‘Ritratto di Signora’, il celebre dipinto di Gustav Klimt rubato il 22 febbraio 1997 presso la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, dove era conservato, viene ritrovato. La tela, ritenuta smarrita, dopo 22 anni e 9 mesi, risorge a pochi passi dal luogo in cui venne rubata, durante i lavori di ripulitura di un’edera che copriva una parete esterna della stessa Galleria, in un’intercapedine chiusa da uno sportello. Senza che nessuno se ne accorgesse e senza che chi lo aveva rubato andasse a prenderselo.Una storia incredibile e struggente che ha tenuto tutti con il fiato sospeso, non solo appassionati e critici.
Una storia che ha tanti possibili inizi. E ancora non è finita. A raccontarcela in un libro è lo scrittore piacentino Gabriele Dadati. “La modella di Klimt. La vera storia del capolavoro ritrovato” (Baldini&Castoldi) è un viaggio che attraversa tutto il Novecento, accompagnando il lettore da Vienna a Piacenza, dal 1910 fino ai nostri giorni. Tra verità e menzogna, tra rivelazioni e colpi di scena, Dadati che, nel febbraio 2019, stava allestendo la mostra che avrebbe celebrato Stefano Fugazza – direttore della Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, a dieci anni dalla scomparsa, ripercorre senza tralasciare alcun dettaglio, la vita rocambolesca del celebre ritratto dipinto due volte.

RITRATTO DI SIGNORA TRA STORIA E MISTERO
Una giovane donna dai capelli nerissimi, le gote rosse, un neo sulla guancia sinistra: sono questi i “segni particolari” della protagonista di Ritratto di Signora.
“Anna si avvicinò. E si vide, davvero si vide. Era di tre quarti e mostrava il bel vestito dell’atelier Schwestern Flöge: su indicazione di Emilie, aveva abbassato la spalla per mettere in mostra la camicetta che completava l’abito, mentre al collo stava drappeggiata la sciarpa vaporosa e in testa svettava l’ampio cappello. Per far risaltare i due accessori, che erano neri, Klimt le aveva schiarito i capelli, che erano così divenuti color mogano e si presentavano mossi attorno all’ovale del volto. Alla cipria, che mentre posava aveva davvero sulla pelle, si era aggiunto poi un rossore sulle guance tutto inventato, così come più rossa del vero era la bocca. Il neo che faceva capolino da sotto l’occhio la trasformava in una signorina alla moda, mentre le sopracciglia forti le confermavano che era proprio lei. E se ancora non ne fosse stata convinta, a fissarla c’erano quei suoi occhi cilestrini a cui la luce dava una speciale trasparenza.”
Il capolavoro fa parte di un gruppo di ritratti femminili realizzati dal maestro viennese negli ultimi anni della sua attività (tra il 1916 e il 1918), alcuni dei quali rimasti incompiuti. Il quadro, però, porta con sé un’altra storia: è stato dipinto sopra un altro ritratto di donna con un cappello, (Ritratto di ragazza), rappresentato solamente nell’illustrazione pubblicata sulla rivista Velhagen & Klasings Monatshefte (XXXII-XXXIII. 1917-18, p. 32), esposto a Dresda nel 1912 e poi svanito nel nulla.
In realtà Klimt aveva ritoccato l’originaria tela, con tratti meno opulenti, più disincantati e più vicini allo stile Impressionista. Arrivò nel 1931 alla Galleria d’arte moderna Ricci Oddi di Piacenza, sei anni dopo che il collezionista Giuseppe Ricci Oddi lo ebbe acquisito da Luigi Scopinich (che lo aveva a sua volta comprato a Vienna da Gustav Nebehay) tramite l’architetto Giulio Ulisse Arata.
L’INTUIZIONE DI UNA GIOVANE STUDENTESSA
Nel 1996, un anno prima del furto, una studentessa del Liceo Artistico G. M. Colombini di Piacenza, Claudia Maga, stava preparando una ricerca per l’esame di maturità quando ebbe una felice intuizione: confrontando per la prima volta, il Ritratto di signora con il perduto Ritratto di ragazza, notò tracciando su un foglio trasparente la sagoma del ritratto scomparso e sovrapponendolo al ritratto della Ricci Oddi, che il volto e molti altri dettagli coincidevano perfettamente. Un esame ai raggi X effettuato, in seguito, confermarono l’ipotesi della giovane ragazza. Sotto il ritratto della donna adulta, dalla sensualità raccolta e discreta, si nascondeva l’immagine di una ragazza, sorpresa in tutta la sua freschezza.

IL FURTO NEL 1997
Pochi mesi dopo la scoperta, l’opera tornò all’attenzione della stampa internazionale, dal «New York Times» alla BBC, da «Le Figaro» allo «Spiegel»: a causa del furto. La scoperta fu tardiva – probabilmente avvenne due o tre giorni dopo il 22 febbraio 1997, a causa dello spostamento del quadro nella vicina piazza Cavalli per una mostra su Klimt a Palazzo Gotico. Da subito apparvero moltissime le zone d’ombra: non fu mai chiaro se il capolavoro venne fatto uscire dal tetto (la cornice venne trovata vicino al lucernario) o se i ladri passarono dall’ingresso principale.
Per più di vent’anni si sono succedute ipotesi e falsi ritrovamenti: dal coinvolgimento dell’ex direttore della Galleria al mercato nero, la scoperta di un falso del quadro a Ventimiglia, in un pacchetto indirizzato all’ex Presidente del Consiglio dei ministri italiano Bettino Craxi che si trovava ad Hammamet, in Tunisia.
IL RITROVAMENTO NEL 2019
La tela ricompare in un vano esterno del museo, con un tempismo perfetto, nel dicembre 2019, proprio nei giorni in cui stanno per concludersi i preparativi della mostra che Dadati aveva curato per celebrare Fugazza, suo mentore e amico in vita, a dieci anni dalla scomparsa. L’idea del suo ultimo libro è nata dopo l’interrogatorio presso la Questura di Piacenza al quale è stato sottoposto come “persona informata sui fatti” proprio riguardo al furto del quadro.
“Una volta fuori, mentre camminavo verso il parcheggio, ho cominciato a pensare che forse valeva la pena raccontare la storia che si trova in questo libro. Ho scritto questo libro in un posto strano: l’Italia della tarda primavera del 2020. La mia città, Piacenza, era stata una delle zone su cui l’onda anomala del Covid-19 si era abbattuta con maggiore forza“.
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