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L’EREDITA’ DEI POETI MALEDETTI: TRA POESIA E MUSICA

Nella Francia del 1800 la poesia francese ha vissuto uno dei suoi più importanti periodi di splendore e vitalità artistica. In un’epoca romantica, ricca di avvenimenti storici importanti, di contraddizioni e trasformazioni di pensiero e di ideali, la poesia rappresentava lo specchio di una società che stava cambiando. Uno dei personaggi più conosciuti di quel periodo è Charles Baudelaire, talentuoso e poliedrico poeta, scrittore, saggista, traduttore, aforista, filosofo, giornalista, critico d’arte e di letteratura, nato a Parigi, il maggiore esponente del simbolismo oltre che un grande innovatore del genere lirico e anticipatore del decadentismo. La sua opera più conosciuta, “I Fiori del male”,  una raccolta di più di cento liriche, venne condannata per oscenità e oltraggio alla morale; parzialmente censurata, è considerata uno dei grandi classici della letteratura francese in tutto il mondo con cui l’autore intende estrarre la bellezza dal male che opprime e pervade la società di metà ‘800. Poeta ribelle a metà tra Romanticismo e Decadentismo, periodo di crisi profonda dei valori della contemporaneità, in eterno conflitto col mondo che lo circonda e con la mediocrità della società, Baudelaire aveva un suo modo di vivere la vita, irregolare e fuori dagli schemi; alla base della sua poesia c’è lo spleen, che lui definisce come uno stato di cupa noia, depressione e disgusto per il mondo in cui egli vive e, in particolare, per l’alta borghesia. Con lui la poesia si trasforma in un nuovo linguaggio e musicalità, indagando nel profondo, liberandosi delle strutture metriche, sperimentando e allo stesso tempo il ruolo del poeta rappresenta una figura eccentrica in contrasto con la società. 

I suoi successori furono un gruppo di giovani poeti che inaugurano un periodo anticonformista, in cui l’assenzio annebbiava le menti e accompagnava i momenti di ispirazione letteraria, in cui si cominciò a parlare di temi quali l’omosessualità e la prostituzione, e di modernità.  

Chi sono i poeti considerati gli “eredi” di Charles Baudelaire?

Definiti da Baudelaire scrittori anticonformisti, ribelli e amanti di ciò che la cultura ufficiale considera corruzione, gli “eredi” di Baudelaire rappresentano una prima generazione di poesia della seconda metà dell’800 che possiamo definire moderna, i cosiddetti Poeti Maledetti, termine coniato dal poeta Paul Verlaine con l’opera Les poètes maudits pubblicata nel 1884 in cui citò i poeti che frequentava abitualmente come Arthur Rimbaud, Stéphane Mallarmé, Tristan Corbière, Auguste Villiers de l’Isle Adams, Marceline Desbordes-Valmore (unica donna inserita nel circolo) e Pauvre Lelian (che altro non era che Paul Verlaine sotto forma di anagramma). 

Essere poeti maledetti non significava soltanto “scrivere” in un certo modo, bensì racchiudeva una filosofia di pensiero che si rifletteva anche nel loro modo di vivere controcorrente; i poeti maledetti trattavano argomenti fuori dalla comune morale, usavano un linguaggio simbolico, allegorico e musicale, conducevano una vita sregolata, perché delusi dalla società e forse anche per una sorta di “snobismo”, trattavano temi che non erano socialmente accettabili dalla borghesia dell’epoca. Erano degli artisti geniali che vivevano a Parigi nel quartiere di Monmartre ove si ritrovavano a bere assenzio e a fumare oppio, lontani dalla cultura borghese,, dediti alle droghe, all’alcol e ad ogni genere di vizio intenzionati a ricominciare da dove “il povero e sacro Baudelaire aveva finito” rappresentando così la massima espressione del pensiero romantico per cogliere l’essenza profonda della realtà che si poteva raggiungere attraverso una totale sregolatezza dei sensi.

Arthur Rimbaud, il geniale “poeta bambino” in quanto sin da piccolo mostrò la sua predisposizione alla scrittura, il più conosciuto tra i poeti maledetti, intendeva restituire alla vita il suo valore primitivo, attraverso la rivolta, l’amore, il martirio; ebbe una relazione amorosa, scandalosa per l’epoca, con il poeta maledetto Paul Verlaine, raccontata anche nel film Poeti dall’inferno del 1995 diretto da Agnieszka Holland con Leonardo di Caprio e David Thewlis. La rivoluzione del linguaggio poetico in fatto di versi e musicalità è da attribuire invece al terzo dei poeti maledetti Stéphane Mallarmé, il quale stravolge la poesia tradizionale donandole un nuovo ruolo e allo stesso tempo un significato autoriflessivo e autoreferenziale. 

Poeti dall’inferno (1995)

La poesia diventa così l’unico vero mezzo di conoscenza, di scoperta di un io più autentico e inesplorato, uno strumento di comunicazione universale per indagare l’animo umano e le sue angosce nei confronti dell’incertezza di vivere, racconta il malessere dell’uomo e della società così come hanno fatto i poeti maledetti nel loro tempo, influenzando altre correnti poetiche successive e altri poeti che ne ereditarono la vera essenza, come Dylan Thomas, poeta londinese, chiamato il Rimbaud di Cwmdonkin Drive proprio per le affinità e le abitudini bohémien, fino a contaminarsi con la musica. Oggi i maggiori eredi di quella poesia sono i cantautori, da sempre messaggeri di valori in cui tutti si rispecchiano, esponenti di un canto che arriva a tutti, uno fra tutti è Bob Dylan, noto anche come “il menestrello del rock”, premio Nobel per la letteratura nel 2016, simbolo del connubio perfetto tra letteratura e musica, definito anche lui il Rimbaud della musica. Dylan, colpito a tal punto dalle parole di Arthur Rimbaud, si avvicina al pensiero simbolista del poeta che gli hanno consentito di scoprire un modo di percepire la realtà e il proprio sé artistico alla stessa maniera in cui Rimbaud era riuscito a dissolvere la propria identità, pur conservando la libertà ribelle che lo caratterizzava.

Come il poeta si fa veggente mediante un luogo, immenso e ragionato sregolamento di tutti i sensi giungendo all’ignoto, sarà un demiurgo, un nuovo dio (Rimbaud in Lettre du voyant “lettera del veggente”) così il cantautore si fa portavoce di un messaggio poetico universale che raggiunge il cuore di tutti per diventare immortale e maledetto. 

copyright copertina

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