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IL CARNEVALE NELL’ARTE DA CÉZANNE A PICASSO

Sfilate, spettacoli, balli, giochi e parate in maschera caratterizzano i festeggiamenti del Carnevale, l’antica usanza del travestimento di fine inverno legato ai grandi riti pagani come le dionisiache greche (le antesterie) o i saturnali romani. Un periodo di festa e di rinnovamento simbolico, tra sacro e profano, caratterizzato da un temporaneo scioglimento dagli obblighi sociali e dalle gerarchie per lasciar posto al rovesciamento dell’ordine, allo scherzo, alla follia, alla dissolutezza, prima della purificazione quaresimale. La parola “carnevale”, infatti, deriva dal latino carnem levare, cioè eliminare la carne: anticamente indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno dei festeggiamenti – il martedì grasso – subito prima del periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. Le maschere di Carnevale, in particolare quelle ispirate dalla commedia dell’arte Italiana, sono state spesso fonte di ispirazione per numerosi pittori e artisti dal Rinascimento all’età moderna.

LOTTA TRA CARNEVALE E QUARESIMA DI PIETER BRUEGEL

Pieter Bruegel, il Vecchio, nella tela firmata nel 1559, e oggi conservata conservata a Vienna, nel Kunsthistorisches Museum, ritrae in un’affollata piazza una sorta di battaglia simbolica tra il Carnevale (metà sinistra) e la Quaresima (metà destra). Il primo è impersonato da un uomo grasso che mangia golosamente a cavallo di un barile, spinto da uomini mascherati mentre la sua rivale, la Quaresima, è raffigurata come una donna smunta e pallida seduta su una sedia, trainata da due donne e da alcuni fedeli in preghiera.

Pieter Bruegel, Lotta tra carnevale e quaresima,1559

MARTEDÌ GRASSO DI PAUL CÉZANNE

L’opera, realizzata nel 1888 dal pittore francese Paul Cézanne e conosciuta anche come Pierrot and Harlequin, ritrae il figlio Paul con un amico vestiti rispettivamente da Pierrot e Arlecchino. Per la critica invece si tratterebbe di un ritratto allegorico del pittore contrapposto allo scrittore Émile Zola, da cui Cézanne si era allontanato. E’ possibile ammirarla presso il Museo Puškin di Mosca. 

Paul Cézanne, Martedì grasso, 1888.

PIERROT BLANC DI PIERRE – AUGUSTE RENOIR

Il pittore francese Pierre-Auguste Renoir, considerato uno tra i massimi esponenti dell’Impressionismo, realizza nel 1902 il ritratto di suo figlio Jean vestito da Pierrot. Il nome di Pierrot, infatti, è un francesismo che deriva dal personaggio italiano della Commedia dell’Arte di fine Cinquecento, Pedrolino, interpretato nella celebre Compagnia dei Gelosi da Giovanni Pellesini e che conobbe i palchi francesi solamente a partire dal 1673, sotto il regno del Re Sole, Louis XIV. Riconoscibile, nell’opera espostapresso il Detroit Institute of Art, la pennellata vaporosa e leggera utilizzati da Renoir alla fine della sua carriera artistica.

Pierre – Auguste Renoir, Pierrot Blanc,1841.

ARLECCHINO CON LA CHITARRA DI JUAN GRIS 

Juan Gris, nome d’arte di José Victoriano González, fu uno dei più emblematici artisti cubisti del primo Novecento.  Galeotta per lui fu la città di Parigi che gli permise di entrare in contatto con gli artisti più importanti del tempo, tra cui Henri Matisse, Georges Braque, Fernand Léger e Amedeo Modigliani e di conoscere Pablo Picasso, di cui divenne amico e di cui seguì l’esempio. L’opera, dai colori caldi e armoniosi, meticoloso lavoro geometrico di triangoli che si incastrano, realizzata nel 1919, si avvicina molto al periodo del cubismo sintetico.

Juan Gris, Arlecchino con la chitarra, 1919.

PAULO VESTITO DA ARLECCHINO DI PABLO PICASSO

 Il celebre pittore spagnolo ritrae, in quest’opera del 1924 esposta nel Musée National Picasso di Parigi, suo figlio Paulo, nato dal matrimonio con Olga Khokhlova, con un incantevole costume carnevalesco di Arlecchino.  Il tema del Carnevale è caro all’artista: si segnalano anche le tele Pierrot del 1918 e Arlecchino allo specchio del 1923.

Pablo Picasso, Paulo vestito da Arlecchino, 1924.

CARNEVALE NOTTURNO DI MARC CHAGALL 

Atmosfere oniriche e scenari fiabeschi. Sogno e realtà. Circensi che cantano, suonano, fanno acrobazie sullo sfondo di un notturno in cui si intravede un paese appena illuminato da una falce di luna. E’ il Carnevale notturno di Marc Chagall, opera realizzata dal pittore russo nel 1963 e oggi conservato presso il Museo di Arte Contemporanea di Caracas.

Marc Chagall, Il carnevale notturno, 1963.

CARNEVALE DI ARLECCHINO DI JOAN MIRÒ

L’opera di Joan Mirò, realizzata nel 1925 e oggi esposta all’Albright Knox Art Gallery di Buffalo, è una delle più rappresentative del movimento surrealista in quanto esprime gli obiettivi e i traguardi di questo movimento culturale del Novecento, evoluzione del Dadaismo. Mirò applica la tecnica surrealista dell’automatismo psichico che spinge l’immaginazione a perdersi in visioni fantastiche utilizzando sogni e incubi. Il Carnevale di Arlecchino infatti, rappresenta una visione dell’artista spagnolo: si possono ammirare elementi reali come il gatto, il tavolo e la scala, che si uniscono a elementi simbolici, frutto di visioni, come il triangolo nero che emerge dalla finestra per simboleggiare la Tour Eiffel, omaggio alla città in cui risiedeva. Oggetti fluttuanti che sottolineano il loro status di fantasia, di inconscio. La scala a pioli, da sempre nelle opere di Mirò, indica la fuga dal mondo, un passaggio dalla realtà alla fantasia.

Juan Mirò, Il carnevale di Arlecchino, 1924-1925.

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