Credo che ogni artista, nel più o meno lungo percorso di ricerca della propria identità, finisca quasi sempre per trovare la sua dimensione in maniera solo apparentemente casuale.
Di fatto l’Arte chiama a sé i suoi figli perché possano farsi portatori di un messaggio universale, che resta tale fintanto che ci sia qualcuno capace di veicolarlo e trasmetterlo agli altri.
Questo messaggio per Giovanna Vasapollo passa attraverso il contatto con la Madre Terra e con le sue bellezze.
In un mondo fatto di zolle, licheni e piante che sembrano quasi voler sfidare le leggi del tempo, la nostra artista realizza le sue opere d’arte e condivide il suo sapere.
E così, giocando con forme e colori, e celebrando la sua passione per la natura e i frutti che questa generosamente ci dona, Giovanna Vasapollo genera bellezza e diventa regina dei giardini verticali.

Buongiorno Giovanna, innanzitutto grazie per aver accettato di rilasciare un’intervista a Metismagazine. Raccontaci un po’ di te, com’è nato il tuo amore per l’arte e il tuo percorso in questo mondo così difficile e al contempo così affascinante?
Buongiorno e grazie a voi! Comincio col presentarmi, sono Giovanna Vasapollo, vivo a Roma ma sono di origini calabresi. Mia madre era una sarta e mio padre un conciatore, per cui nella casa in cui sono cresciuta – sia pure inconsapevolmente – si respirava aria creativa.
Ho amato il disegno fin da bambina, era una delle poche cose che mi dava sollievo. Ho ancora in mente un sogno d’infanzia, nel quale ricordo di aver visto una scatola enorme piena di colori a sfumatura, e ancora oggi quando ne vedo una in qualche negozio mi verrebbe voglia di mangiarla.
Quando ero piccola mi chiedevano cosa volessi fare da grande e io rispondevo, senza esitazione alcuna, che avrei voluto fare la stilista, disegnavo e ricopiavo dai giornali modelle e vestiti. Ancora oggi, dopo tanti anni, più di qualcuno mi chiede se ho realizzato il mio sogno. Penso a mia figlia che mi interroga su cosa avrei voluto essere. Ebbene, mi sento una donna fortunata, perché posso risponderle che avrei voluto essere esattamente quella che sono e che avrei voluto fare proprio che ciò che faccio: Arte.
Cosa ci dici del tuo percorso formativo e della tua evoluzione artistica?
Riguardo al mio percorso più strettamente didattico e formativo, posso dire di aver frequentato tutte scuole artistiche fino ad arrivare all’Accademia di Belle Arti, al termine della quale ho discusso una tesi dal titolo “Sacro ed esoterismo nel giovane Caravaggio”. Sono sempre stata affascinata dalla simbologia.
Già durante gli studi ho fatto un po’ di esperienze in campo artistico, ma anche più prettamente lavorative. Tra queste assai rilevante è stata quella svolta al fianco di mio fratello, al quale – durante gli studi – davo supporto in una libreria indipendente che negli anni ’90 era specializzata in libri di viaggi e di attività outdoor, perché lui lavorava come istruttore di arrampicata sportiva e alpinismo.
A un certo punto della mia vita sono accadute cose importanti dal punto di vista emotivo, eventi che mi hanno portata a scegliere un percorso lavorativo più standard. Mi sono creata una famiglia, ma non ho mai mollato la parte artistica. Nonostante le difficoltà ho portato avanti la mia vera passione e pian piano ho iniziato a lavorare in progetti cinematografici indipendenti.
In questo mondo magico ho conosciuto il mio attuale compagno, circa 16 anni fa, e da lì è cominciata una fitta collaborazione con Sky e con produzioni varie e indipendenti in qualità di scenografa.

Tu nasci, dunque, come scenografa, arredatrice e decoratrice. Qual è stato in tuo percorso o le esperienze più significative in questo settore e cosa è accaduto con l’arrivo della pandemia?
La scenografia è senza dubbio un lavoro particolare; quando dici che sei uno scenografo non tutti comprendono esattamente cosa fai, perché è un lavoro vasto che prevede molte competenze e ha moltissime sfaccettature, ma soprattutto è un lavoro che cambia radicalmente a seconda che lo si faccia in teatro o al cinema, o ancora in televisione. Io sono una scenografa-arredatrice e lavoro in particolare per il cinema, spesso per quello indipendente, che mi diverte moltissimo nonostante le notevoli difficoltà.
Cinque anni fa io e il mio compagno, che è un regista, dopo aver letto il libro Chi non muore si rivede, su consiglio di un caro amico, ci siamo innamorati del suo protagonista, Padre Alberto Maggi. Si tratta di un teologo biblista cattolico e religioso dell’Ordine dei Servi di Maria.
Abbiamo deciso di andare a conoscerlo perché il mio compagno ne aveva scritto già una sceneggiatura e da questa conoscenza è partito un progetto che, tra promo raccolta fondi e realizzazione, ha impiegato 5 anni per vedere la luce.
In questo progetto io e il mio compagno abbiamo lavorato in tandem, io come costumista e scenografa del film, lui alla sceneggiatura, regia e montaggio. Naturalmente siamo stati sostenuti da molte altre professionalità e a fine febbraio 2020 abbiamo finito di girare. Purtroppo poi è arrivata la pandemia e tutto si è bloccato.
Non ci siamo persi d’animo, non è nel nostro costume, e abbiamo continuato a lavorare di post-produzione. Dopo aver trascorso anche l’estate a lavorare organizzando tutto, abbiamo lanciato l’anteprima a settembre a Recanati ed è andata benissimo! Poi c’è stata la presentazione a Roma e poi a Caserta, ma per via del Covid19 si è di nuovo tutto bloccato.
Il film Un eretico in corsia è stato acquistato da Chili TV, che per intenderci è l’alternativa italiana a Netflix e Sky. Abbiamo fatto uscire anche un DVD e ora siamo in concorso al premio cinematografico DAVID di Donatello.

Qual è stata la molla che ti ha fatto passare dal cinema a una tipologia di arte così diversa e singolare?
Questo lavorare in maniera così altalenante e tra mille difficoltà ha provocato in me una sorta di blocco creativo e così a ottobre 2020 ho deciso di prendere uno studio condiviso dove poter creare liberamente e uscire fuori dalla situazione di stallo in cui mi trovavo.
Ho cominciato a ricercare qualcosa al di là del lavoro che stavo già svolgendo, nel quale cambiavano le situazioni e c’era la necessità di adattarsi a una serie di circostanze che sfuggivano al mio controllo.
Cominciavo ad avere la voglia di non fermarmi ancora e allora, per caso, ho scovato online un corso di giardini verticali che si teneva in presenza con tutte le dovute accortezze. Mi sono subito incuriosita, credo per via del mio amore per la natura e del mio intuito. Pur non conoscendo molto quel mondo, ho pensato che sarebbe stato stimolante provarci.
Forse avevo capito che dietro la possibilità di creare con le piante senza farle morire, e anzi tenendole in vita per almeno dieci anni, c’era un mondo sconfinato. È stato così che mi sono avvicinata a questa modalità innovativa di fare arte.
Ho subito pensato che potesse essermi utile ai fini del mio lavoro da scenografa, per abbinare l’innovazione agli elementi tradizionali della scenografia. Ho voluto arricchire il mio curriculum, sono andata a fare il corso e mi sono letteralmente innamorata di questa tecnica infinita.
Quando ho realizzato il mio primo manufatto sono stata rapita da questo mondo fatto di licheni, zolle e fiori che ha una grandissima potenzialità di realizzazione, mi sono immersa in questa dimensione, ho cercato di mantenere i contatti con le persone che mi hanno insegnato la tecnica e con i fornitori e così è iniziata la mia avventura!

Poi cosa è accaduto?
È nata così una professione parallela, non solo una passione, ma subito una professione. Non essendo improvvisata e avendo già delle conoscenze artistiche pregresse, sono stata facilitata nel rendere la mia nuova passione un lavoro. È chiaro che quando hai basi professionali, qualunque cosa realizzi puoi renderla parte integrante del tuo lavoro… E così è stato per me.
Mi diverto e al contempo lavoro, la Moss Art – è così che si chiama – è diventata uno dei tanti aspetti della mia professione artistica, uno dei tasselli della mia creatività.
Ho cominciato da subito a creare e sono stata fortunata perché c’è stato un vero boom, complice anche l’arrivo del Natale, periodo in cui ho avuto molte richieste. Ho realizzato soprattutto quadri da arredamento, meno installazioni, ma mi sto creando pian piano un giro di clienti che mi donano grandi soddisfazioni, non solo dal punto di vista professionale, ma anche umano; si sono create conoscenze, amicizie, scambi, sinergie.
Ho conosciuto persone che hanno dimostrato grande rispetto per la mia creatività e mi hanno dato fiducia pur non conoscendomi.
Si sono creati così bellissimi rapporti con molti dei miei committenti e questo mi ha permesso di generare energia positiva da impiegare nelle mie realizzazioni e di continuare ad avere lo stimolo di creare e sperimentare con il verde.
Una tua opera a cui sei particolarmente legata…
Tutte! In ciascuna di esse metto il cuore e ognuna fa parte di me. Non potrebbe essere diversamente.
Perché la Moss Art?
Mi appassionano gli aspetti naturalistici dell’arte perché mi sento in armonia con essi già da qualche anno. Non avendo quello che si definisce il cosiddetto pollice verde cercavo da tempo di trovare un modo per fondermi con la natura e la scoperta delle piante stabilizzate mi ha offerto questa incredibile possibilità.

Che cos’è esattamente il verde stabilizzato e come vengono trattate le piante per essere utilizzate ai fini di una composizione artistica?
Si tratta di piante vere, raccolte nel massimo della loro bellezza o fioritura e trattate in modo industriale, ma ecologico, affinché possano durare nel tempo, all’incirca 10 anni.
Le piante vengono pulite, immerse in vasche contenenti acqua, glicerina e colorante alimentare. Restano in immersione circa 10 giorni. La clorofilla viene praticamente sostituita da questa nuova miscela. Decorso questo periodo di immersione, le piante trattate vengono estratte dalle vasche e fatte asciugare. In questo modo si stabilizzano e restano uguali a loro stesse nel tempo.
La combinazione degli elementi vegetali nelle tue opere è casuale o ci sono regole particolari per l’accostamento dei componenti?
Anche i giardini verticali, come ogni altra cosa, hanno le loro regole.
Per comporli bisogna conoscere la fragilità dei componenti, nulla è casuale. Occorre conoscere tecnica e materiale, peraltro di non semplicissima reperibilità. In ogni caso occorre sperimentare, anche perché le tipologie sono infinite e non si può mai dire di conoscere perfettamente un campo artistico che, mai come in questo caso, è in continuo divenire. Io stessa ho ancora tanto da sperimentare e divertirmi con le piante stabilizzate… Per fortuna!
Quali sono i vantaggi e quali le maggiori difficoltà della Moss Art?
Per me sono decisamente maggiori i vantaggi: zero manutenzione, niente acqua, né luce o potature. Le piante stabilizzate sono antistatiche, quindi non attirano polvere e inoltre sono fonoassorbenti. Mantengono la giusta umidità negli ambienti in cui vengono collocate e restano belle nel tempo, come dicevo, per circa dieci anni. Le difficoltà sono superabili se si ha una buona predisposizione e soprattutto se si ha voglia di imparare!

E se volessimo acquistare un tuo lavoro?
Potete contattarmi sulla mia pagina Facebook, Opere d’arte per i tuoi regali. oppure visitare il mio sito web. Sarò felice di aprirvi le porte di questo mondo fantastico e di accompagnarvi nella scelta dell’opera che faccia al caso vostro. Seguendo la pagina o il sito, inoltre, potrete tenervi aggiornati su corsi, workshop o giornate formative che organizzo periodicamente nel mio studio di via Taranto a Roma per trasmettere con gioia questa arte verde e che si trasformano in momenti di incontro, condivisione e convivialità.
Si tratta di incontri di formazione tenuti in presenza, che vengono organizzati naturalmente con tutte le accortezze necessarie data l’attuale situazione pandemica. Durante questi incontri io e i corsisti ci conosciamo, interagiamo, creiamo sinergie. Realizziamo insieme la cornice artigianale e la dipingiamo, successivamente andiamo alla scoperta di licheni, piante, zolle, fiori e tutto ciò che di solito si utilizza in questa dimensione green. Sono io stessa a fornire il materiale necessario alla realizzazione del prodotto finale che ciascun corsista realizza durante il corso e porta a casa con sé.
Che consiglio ti sentiresti di dare a chi desidera entrare nel mondo dell’arte e fare della propria passione un vero e proprio lavoro?
Di studiare, di non improvvisare mai, qualunque sia il campo in cui si decida di cimentarsi. E naturalmente di crederci e non demordere!
Grazie infinite per questa piacevole chiacchierata e, come si suol dire, ad maiora.
Grazie a voi!

Per saperne di più su Giovanna Vasapollo visita il sito web https://brunodimarcello.wixsite.com/giovasapollo
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