Fino al XVI secolo la donna ricopriva nell’arte un ruolo marginale, ed era considerata esclusivamente una musa, una modella, un soggetto d’ispirazione per gli artisti. Fu Artemisia Gentileschi, pittrice italiana di scuola caravaggesca entrata nel mondo dell’arte nel 1610 con la tela Susanna e i vecchioni, ad aprire la strada alla nuova ideologia che non solo gli uomini potevano ricoprire il ruolo di artisti, affermandosi con le loro opere. Da qui in poi il loro ruolo diventerà sempre più autorevole e prestigioso, abbattendo così stereotipi e pregiudizi, e perseguendo l’ideale di uguaglianza tra i generi.
ARTEMISIA GENTILESCHI (1593 – 1656)
«Questa femina, come è piaciuto a Dio, avendola drizzata nella professione della pittura in tre anni si è talmente appraticata che posso ardir de dire che hoggi non ci sia pare a lei, havendo per sin adesso fatte opere che forse i prencipali maestri di questa professione non arrivano al suo sapere.»
Scriveva così il pittore Orazio Gentileschi in una lettera indirizzata alla Granduchessa di Toscana, nel 1612, parlando di sua figlia Artemisia che lui stesso formò introducendola nel mondo dell’arte e contribuendo al suo successo. Artemisia Gentileschi rimasta orfana di madre a soli dodici anni, oltre ad occuparsi dei tre fratelli e delle faccende domestiche, frequentò l’atelier del padre entrando in contatto con pittori influenti del tempo, tra i quali Agostino Tassi, che le insegnò la tecnica della prospettiva e Caravaggio, amico del padre e dal quale riprese il suo tratto pittorico. In un settore prevalentemente maschile, la giovane Artemisia, riuscirà pian piano, ad emergere: sarà la prima donna ad essere ammessa alla prestigiosa Accademia del Disegno di Firenze che prima del 1616 non aveva mai annoverato donne tra i suoi membri. E a superare prove difficili: lo stupro da parte del pittore Agostino Tassi, amico e collega del padre. Artemisia diventerà così una paladina della lotta alla violenza sulle donne. Ogni sua opera è carica di rabbia, risentimento e forza espressiva.
MARY BEALE (1633 – 1699)
Mary Beale fu una delle ritrattiste di maggior successo dell’epoca barocca, apprezzata da Richard Gibson e dal pittore di corte Peter Lely, nonché prima donna ad aver scritto un trattato sulla pittura. Il suo ingresso nel mondo dell’arte avviene grazie al padre, un pittore dilettante che le farà conoscere numerosi artisti locali, e grazie a suo marito, un mercante appassionato di pittura, sposato a soli diciotto anni, che le permetterà di coltivare questa sua passione lavorando a Londra. Mary Beale spiccò tra le donne del suo tempo per la sua schiettezza, la sua franchezza e per il successo del suo lavoro, che le permise di essere il sostegno della famiglia.
FRIDA KAHLO (1907 – 1954)
Frida Kahlo, la famosa pittrice messicana, è senza dubbio una delle artiste simbolo del femminismo moderno. Nata in Messico nel 1907, ebbe una vita difficile, segnata da malattie e incidenti, che la portarono a morire a soli quarantasette anni. Il rapporto intenso con il suo corpo martoriato e sofferente, – e il suo amore passionale per Diego Rivera – caratterizza uno degli aspetti fondamentali della sua arte che diventerà il suo unico sfogo, la sua ancora di salvezza. Una vita vissuta al massimo, nonostante tutto. Spesso Frida si rappresenta con una evidente peluria sul viso, baffi accennati ma visibili e sopracciglia folte ed unite, infrangendo i tabù, le norme imposte dalla società.
ÉLISABETH VIGÉE LE BRUN (1755 – 1842)
Elisabeth Vigée Le Brun è stata una delle più grandi ritrattiste del XVIII secolo, una delle poche donne ad essere ammessa all’Accademia Reale di Pittura e Scultura.La pittrice del Barocco francese, amata dalle corti nobiliari europee, venne a contatto anche con la regina Maria Antonietta che nel 1783 le commissiona il suo ritratto e quelli della famiglia reale francese. Fu proprio questo legame intimo con la regina a scatenare invidie e maldicenze per entrambe. Elisabeth venne accusata di avere un enorme numero di amanti e di non sapere dipingere, ma anzi di ingaggiare un altro pittore per realizzare le proprie tele.
BERTHE MORISOT (1841 – 1895)
Pronipote del pittore Fragonard, protagonista del rococò franCese, musa di Manet, unica donna a far parte della cerchia degli Impressionisti, Berthe Morisot, ha dovuto lottare, nel corso della sua vita, contro i pregiudizi prima di affermarsi come pittrice di talento. La difficoltà a dipingere all’aperto, causata dall’opinione di chi riteneva indecente e inopportuno il binomio donna-arte, l’hanno portata a dipingere soprattutto scene di vita quotidiana: donne borghesi ritratte all’interno di abitazioni o giardini (tra i più noti, “Giovane donna di schiena alla toilette”), con particolare cura e attenzione ai dettagli (abiti, acconciature e accessori), esaltati da colori chiari e luminosi, tra i quali emerge soprattutto il bianco.
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