Diversi sono gli ambiti in cui le donne hanno combattuto per l’uguaglianza nel corso della storia. Dallo sport al mondo dell’arte, i percorsi di affermazione del proprio status di atlete, artiste, ecc, indipendentemente dal proprio genere è tuttora lontano da quella che può definirsi parità.
Le donne nella storia hanno sempre fatto arte, ma l’hanno dovuta fare cercando degli espedienti, dedicandosi ad ambiti considerati intrinsecamente femminili, o trovando l’escamotage di fingersi uomini per ottenere maggior credibilità ma soprattutto l’auctoritas per dire e scrivere quello che volevano.
Anche dal punto di vista sportivo le atlete affrontano ancora numerosi ostacoli. Dalla copertura mediatica, maggiore se partecipano a sport tradizionalmente femminili, al fatto che gli stessi media tendono a ignorare i risultati atletici delle donne concentrandosi sul loro aspetto fisico, sulle vite private, sulla femminilità e sulla sessualità, anziché concentrarsi sui risultati agonistici.
Andiamo a conoscere le storie di donne che si sono dovute fingere uomini per poter esprimere se stesse e le proprie passioni.
Sarah Emma Edmond
Nasce in Canada nel 1841, scappa di casa per fuggire agli abusi del padre e scopre quanto sia più semplice vivere travestita da uomo. Si finge uomo anche nell’arruolarsi nell’esercito, e come uomo guida un battaglione con il nome di Franklin Flint Thompson durante la guerra anti-americana.
Nella primavera del 1863, Edmonds contrae la malaria e chiede un congedo, negatole. Non volendo cercare cure mediche dall’esercito per paura di essere scoperta, Edmonds lascia i suoi compagni a metà aprile, per non tornare mai più. “Franklin Thompson” è successivamente accusato di abbandono.
Dopo la sua guarigione Edmond scrive e pubblica le sue memorie, Nurse and Spy in the Union Army, la prima edizione pubblicata nel 1864.
Nel 1876, partecipa a una riunione del 2 ° Michigan e viene accolta calorosamente dai suoi compagni, che l’aiutarono a far rimuovere l’accusa di diserzione dai suoi registri militari e sostennero la sua domanda di pensione militare. Dopo una battaglia di otto anni e un atto del Congresso, “Franklin Thompson” fu scagionato dalle accuse di abbandono e premiato con una pensione nel 1884.
Nel 1897, Edmonds fu ammessa nella Grande Armata della Repubblica, l’unica donna membro.
Margaret D. H. Keane
La cui storia è diventata nota grazie al film Big Eyes, di Tim Burton. È l’artista americana famosa per i dipinti che raffiguranti bambini dai grandi occhi.
Margaret inizia a dipingere all’età di 10 anni e decide di scegliere il tema dei grandi occhi perché aveva avuto un problema al timpano e ciò la portò a concentrarsi sul senso della vista e a guardare gli occhi delle persone.
Negli anni ‘50 incontra Walter Keane, immobiliarista, anch’egli appassionato di arte che sposa nel 1955.
Margaret inizia a firmare i suoi dipinti col cognome del marito, cioè Keane omettendo l’iniziale del suo nome. Questo fu il suo più grande errore poiché per 10 anni le sue opere furono vendute a nome del marito poiché egli sosteneva di esserne l’autore.
Quando Margaret dichiara di essere l’autrice delle opere inizia la causa per tale riconoscimento, per vincere la causa dipinse un quadro in tribunale.
Le sorelle Bronte
Autrici di romanzi fra i più amati di sempre quali Cime Tempestose e Jane Eyre, le sorelle Charlotte, Emily ed Anne Brontë sono da considerarsi come le autrici più rivoluzionarie del loro tempo.
Segnate da un’infanzia traumatica che ricadrà sulle loro eroine, le sorelle perderanno precocemente la madre e due sorelle, vivendo la maggior parte della fanciullezza lontane dalla casa paterna. Dimostrano sin da subito la loro propensione per la letteratura e per l’insegnamento. Infatti le tre giovani intraprendono la carriera di istitutrici, viaggiando per l’Europa.
Il sogno letterario resta vivido e nel 1847 pubblicano contemporaneamente, sotto lo pseudonimo dei fratelli Bell, i loro tre grandi capolavori: Jane Eyre, Cime Tempestose e Agnes Grey.
Il successo è immediato, tanto da far svelare la loro vera identità, e favorire la pubblicazione di nuovi romanzi.
James Barry
Barry si laureò a 22 anni, e poi si arruolò nell’esercito come assistente chirurgo. Le qualità professionali di Barry erano straordinarie, fervente sostenitore di una riforma della sanità pubblica, fu uno dei primi medici ad effettuare un parto cesareo in cui sopravvissero sia la madre sia il neonato.
Alla sua morte, nel luglio del 1865, si scoprì una cosa veramente sorprendente: il dottor Barry era in realtà una donna: Margaret Ann Bulkley.
Nata nel 1789 in Irlanda, anni in cui non era consentito alle donne studiare medicina, né ovviamente praticarla.
Dopo un’infanzia non propriamente semplice e una violenza domestica, Margaret si trasferì a Londra con la madre, che era la sorella di James Barry, pittore e accademico reale. Qui Margaret conobbe alcuni amici dello zio, che con molta probabilità l’aiutarono a compiere quel passo che avrebbe cambiato la sua vita: intraprendere gli studi di medicina.
J.K. Rowling
Scrittrice di successo dalla fantasia incontenibile, proprio come una Fenice è rinata dalle sue ceneri portando la sua prima opera letteraria in vetta alle classifiche dei libri più letti.
Parliamo di J.K. Rowling, autrice della saga letteraria di Harry Potter, creatrice del mondo fantastico che scorre, parallelamente, proprio accanto a quello babbano e ideatrice della scuola in cui tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo sperato di andare: la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Il suo nome per esteso è Joanne (Kathleen è il nome della nonna paterna) Rowling, nasce a Sodbury in Inghilterra, dove coltiva il suo talento fin da piccolissima, deliziando amici e parenti con le storie che amava inventare.
Il primo libro della saga, Harry Potter e la pietra filosofale, nel 1997 viene pubblicato con le iniziali del nome appuntate, lasciando un alone di mistero sull’autore/autrice del libro, su richiesta – pare – della casa editrice, convinta che il pubblico adolescente avrebbe dato più credibilità a uno scrittore uomo. Nel 2013 pubblica la sua prima opera diversa da Harry Potter, ma ancora con uno pseudonimo maschile, Robert Galbraith. In quest’ultimo caso la beffa è che l’impennata di vendite si registrò solo quando si seppe la reale identità dell’autrice.
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