«Ho iniziato a fotografare a 40 anni e piano piano mi sono accorta che mi ero innamorata di quello che potevo esprimere con la macchina fotografica e che non potevo esprimere scrivendo».
Palermitana, prima donna fotoreporter di un quotidiano italiano, Letizia Battaglia ha raccontato la violenza della mafia in Italia, immortalando, con strazio e potenza, i tanti morti ammazzati nella città delle stragi mafiose. E’ stato proprio il lavoro nella redazione del giornale più antico d’Italia, L’Ora, nato all’epoca dei Florio nel 1900, e che ha vissuto il suo periodo di massimo splendore dal 1954 al 1975 con il giornalismo antimafia, a farle scoprire, alla soglia dei quarant’anni, il potere della fotografia.
«La fotografia è stata la chance della mia vita, mi ha resa una persona».
Con i suoi scatti ha catturato la violenza civile degli anni di piombo e la tragedia dei delitti di mafia. E’ stata la prima ad arrivare, il 6 gennaio 1980, in via della Libertà a Palermo, davanti al corpo senza vita di Piersanti Mattarella, assassinato da Cosa nostra durante il mandato di presidente della Regione Siciliana, nella sua fiat 132 blu. Celebre il suo scatto, con Sergio Mattarella, l’attuale presidente della Repubblica, che abbraccia il cadavere del fratello. Tra gli altri scatti iconici quelli che ritraggono Giovanni Falcone al funerale del Generale Dalla Chiesa, la vedova Schifani, il boss Leoluca Bagarella dopo l’arresto, Giulio Andreotti con Nino Salvo.
Ma Letizia Battaglia non è solo “la fotografa della mafia”, come è stata etichettata. Le sue foto, principalmente in bianco e nero per ravvivare forza e significato, si prefiggono di raccontare soprattutto il capoluogo siciliano, nel suo fascino contradditorio di miseria e splendore, le vittime di mafia ma anche affreschi di quotidianità con le sue tradizioni, le sue strade e i suoi quartieri fino agli sguardi di bambini e donne.
Negli anni Ottanta Letizia Battaglia da vita al “laboratorio d’If”, dove si formano fotografi e fotoreporter palermitani: la figlia Shobha, Mike Palazzotto, Salvo Fundarotto.
E’ stata, inoltre, la prima donna europea a ricevere, nel 1985, ex aequo con l’americana Donna Ferrato, il Premio William Eugene Smith, riconoscimento internazionale istituito per ricordare il fotografo documentarista statunitense di Life. Un altro riconoscimento, il Mother Johnson Achievement for Life, le è stato conferito nel 1999. Ha esposto in Italia, nei Paesi dell’Est, Francia (Centre Pompidou, Parigi), Gran Bretagna, America, Brasile, Svizzera, Canada.
Il 23 maggio 1992, l’attentato che viene ricordato con il nome di “Strage di Capaci”, in cui persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, sconvolse la fotografa palermitana al punto da decidere di abbandonare la fotografia e Palermo, città in cui non si riconosce più, dove non c’è più spazio per lei e le sue battaglie. Resiste a Parigi due anni, recupera le forze e nel 2005 torna nella sua Palermo, dove nel 2017 inaugura all’interno dei Cantieri Culturali della Zisa, il Centro Internazionale di Fotografia.
SHOOTING THE MAFIA, IL DOCUMENTARIO CHE RACCONTA LA FOTOGRAFA
Kim Longinotto ha realizzato un ritratto intimo della fotografa, intrecciando vita privata e lavoro grazie ad interviste e testimonianze d’archivio. Il documentario Letizia Battaglia – Shooting the Mafia, si ispira nella sua denominazione, proprio all’attività contro la mafia della Battaglia nel corso della sua attività artistica. Un’artista passionale e coraggiosa. Il documentario, distribuito in Italia nel 2020 da I Wonder Pictures all’interno delle I Wonder Stories, mostra non solo un’esistenza straordinaria e anticonformista, ma anche uno spaccato della nostra storia.
MI PRENDO IL MONDO OVUNQUE SIA. UNA VITA DA FOTOGRAFA TRA IMPEGNO CIVILE E BELLEZZA
Letizia Battaglia racconta nel libro “Mi prendo il mondo ovunque sia”, scritto con Sabrina Pisu (Passaggi Einaudi), racconta la sua vita di fotografa di mafia, di Palermo, di Pasolini e Franca Rame, politica e donna.
Il libro dedicato «Alle bambine di Palermo» è profondo, sincero e appassionante,è la biografia di una donna che ha trovato il coraggio di combattere per conquistare se stessa.
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