Woody Allen, si sa, ha paura un po’ di tutto (dalle malattie agli insetti) eppure è di fronte ai colori troppo accesi (cromatofobia) che il regista newyorkese assicura di vivere dei veri attacchi di panico , la stessa sensazione che provocava il salire su di un aereo (aereofobia) a Elvis Presley , Aretha Franklin e Johnny Cash.
Insomma anche i personaggi famosi e di successo non sono immuni dal soffrire di ingiustificate ma inficianti paure che ora come in passato continuano a paralizzarli.
Molte delle più comuni fobie, ad esempio sono legate ad un timore inconscio verso gli animali tanto che per questa ragione Dalì affidava nei suoi dipinti agli insetti (gli stessi che facevano tremare l’impassibile Pietro il Grande di Russia), specie alle temute cavallette, un valore di disfacimento e caducità.

Non troverete invece mai dei topi come protagonisti nei film di Quentin Tarantino (musofobia), la presenza di gatti nella descrizione delle eroiche imprese di Giulio Cesare , Napoleone Bonaparte e Alessandro Magno e bonari cagnoloni nelle leggende su Gengis Khan o nelle fiabe di Hans Christian Andersen, così per Nicole Kidman è ancora impossibile girare scene in mezzo alle farfalle e Orlando Bloom in un porcile. E inoltre siamo sicuri che girerebbero con tranquillità dei servizi fotografici in riva alla spiaggia Taylor Swift o Adele dove potrebbero impunemente imbattersi la prima con i tanto paventati ricci di mare la seconda con uno storno di gabbiani (ornitofobia)?
Nonostante il 32° Presidente degli Stati Uniti d’America Franklin Delano Roosevelt avesse dichiarato che “non c’è niente da temere se non la paura stessa“, il terrore di poter morire in un incendio lo terrorizzava così violentemente che persino quando la sua polio era peggiorata cadeva regolarmente sul pavimento e si esercitava a strisciare verso una porta o una finestra aperta.
Rispetto invece alle timidezze sgorgate dalla calliginofobia di Abramo Lincoln (ovvero la la paura di interfacciarsi con una bella donna), è da considerare forse ancora più invalidante il terrore per la sporcizia (rupofobia) di Winston Churchill, ansia che lo costringeva a passare lunghe ore in una vasca da bagno un po’ come per la germofobia di Nikola Tesla, Enrico VIII d’Inghilterra, Cezanne e Howard Hughes che impediva loro di stringere qualsiasi stretta di mano.
A proposito di acqua la maggior parte degli studi clinici è propensa ad asserire che il più delle volte la paura dei liquidi sia legata a qualche trauma vissuto così come succede a seguito di un mancato annegamento infantile per la talassofobia (la paura di immergersi in mare) di Winona Ryder e l’idrofobia (paura dei grandi spazi acquatici aperti) di Carmen Elettra.
E se il testimone dell‘agorafobia (paura degli spazi aperti e affollati) è passato dalla pelle d’oca della divina Marilyn Monroe, Edward Munch e Darwin e Proust nelle tremolanti mani di Kim Basinger e Brendan Fraser, di contro si moltiplicano i volti noti che soffrono o hanno sofferto di claustrofobia (paura degli spazi chiusi) e tafefobia (paura irrazionale di essere sepolti vivi) come Alfred Nobel , George Washington , Frédéric Chopin , Auguste Renoir , Arthur Schopenhauer e Nikolai Gogol.

Sempre sulla scia degli accostamenti strani, James Joyce condivide la paura dei tuoni (ceraunofobia) e la lingurofobia (la paura dei rumori forti e improvvisi) addirittura con le cantanti Madonna e Miley Cyrus così come Thomas Edison la paura del buio con Keanu Reeves e Tennessee Williams la sua ipocondria (la paura delle malattie) con Richard Nixon e il nostrano Carlo Verdone.
Thomas Jefferson, Whoopi Goldberg , Barbra Streisand e Sir Lawrence Olivier invece, pur essendo a loro agio davanti alle telecamere, hanno da sempre trovato terrificante parlare in pubblico mentre il malvagio Adolf Hitler proprio di fronte a quel pubblico non sorrideva mai a causa della sua radicata paura dei dentisti e dei lavori odontoiatrici.
Chiudiamo il cerchio con una fobia su cui ancora si dibattono gli storici per cercarne una logica motivazione: quella di Pitagora per i fagioli. Sebbene il venerato matematico vivesse di una dieta a base di verdure, si rifiutò di mangiare per tutta la vita fagioli e proibì persino ai suoi seguaci anche solo toccarne uno. Escludendo il possibile favismo, una delle spiegazioni più accreditate è legata al credo religioso nella migrazione dell’anima da un corpo all’altro ovvero alla convinzione di Pitagora che le anime dei morti sarebbero risalite sulla Terra dall’Aldilà proprio attraverso la fioritura della fave e che quindi mangiarle sarebbe equivalso a cibarsi di queste fiammelle. Un vero e proprio irrazionale timore di cannibalismo, almeno a detta della stravagante fobia del filosofo greco!
(Copyright immagine in evidenza: frame da “Sudden Fear” di David Miller)
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