Edoardo Scarpetta, l’attore e commediografo napoletano, capostipite della dinastia teatrale degli Scarpetta- De Filippo, torna a far parlare di sé, grazie al film “Qui rido io” di Mario Martone, regista di “Noi credevamo”, “Il giovane favoloso” e “Il sindaco del Rione Sanità”. La pellicola, presentata in concorso alla 78ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia racconta luci ed ombre di Scarpetta, interpretato magistralmente da Toni Servillo (Premio Pasinetti per il miglior attore), il più importante attore e autore del teatro napoletano tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento.
LA TRAMA
Siamo all’inizio del Novecento: nella Napoli della Belle Époque, i teatri e il cinema sono tra le forme d’arte di maggiore successo. Il re del botteghino è l’attore comico Eduardo Scarpetta. Un uomo di umili origini divenuto celebre grazie alle sue commedie, in particolare, alla maschera di Felice Sciosciammocca, che ha soppiantato quella di Pulcinella. Il teatro e la sua grande famiglia composta da moglie, compagne, amanti, figli legittimi e illegittimi, tra cui Titina, Eduardo e Peppino De Filippo, sono tutta la sua vita.
Nel 1904, al culmine della sua carriera, Scarpetta si concede quello che si rivelerà un azzardo pericoloso. Decide di realizzare la parodia della tragedia “La figlia di Iorio” di Gabriele D’Annunzio. La sera del debutto in teatro si scatena un putiferio: la commedia viene interrotta tra urla, fischi sollevati dai poeti e drammaturghi che gridano allo scandalo e Scarpetta finisce con l’essere denunciato per plagio dal poeta D’Annunzio. Ha inizio così, la prima storica causa sul diritto d’autore in Italia. Gli anni del processo saranno pesanti e massacranti per lui e per tutta la sua famiglia. Tutto sembra andare in frantumi, ma con un numero da grande attore, Scarpetta, saprà sfidare il destino che lo voleva perduto e vincerà la sua ultima partita.
SCARPETTA: UN MITO DELLA NOSTRA CULTURA POPOLARE
Scarpetta è stato anche un attore di cinema. Ha recitato anche in alcune pellicole tratte dalle sue commedie, come Miseria e nobiltà (1914), diretto da Enrico Guazzoni e “Tre pecore viziose”, (1915) di Gino Rossetti. Sulla facciata principale della sua villa (Villa La Santarella), sulla collina del Vomero, Scarpetta, fece scrivere le parole “Qui rido io!”.
TONI SERVILLO E MARIO MARTONE
“L’incontro con la figura di Scarpetta – spiega Martone in un’intervista curata da Arianna Finos per Repubblica.it – per me avviene quando metto in scena, e poi trasformo in film, il sindaco del Rione Sanità”. Per Servillo il ruolo è un regalo: “Devo dire anche commovente. Con Mario siamo stati una famiglia teatrale. La possibilità di fare anche questo grande ritratto del teatro, di quanta vita è fatto è fatto il teatro e di quanto teatro c’è nella vita, la possibilità di raccontare i debutti che corrispondono alle nascite, la vita che comincia negli sguardi di questi tre ragazzini De Filippo e si confonde con la recita”.
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