Secondo il regista Sam Fuller un film di guerra, che sia ambientato nelle trincee della Prima Guerra Mondiale o tra le schermaglie selvagge delle milizie di un conflitto civile, deve avere come obiettivo quello di far sentire la guerra allo spettatore nel tutto il suo indicibile orrore.
Dalle traumatiche esperienze sul ritorno a casa come I migliori anni della nostra vita, Rombo di tuono, Nato il 4 luglio, alle storie di fratellanza fiorite tra i fili spinati (Salvate il soldato Ryan, Platoon, 1917, Il pianista, Mediterraneo) fino alla reintepretazione personale del regista sugli eventi storici trattati (L’ultimo dei Moicani, Da 5 Blood, Run, Hiroshima Mon Amour) e la brutalità più spietata e vera della razza umana (Lettere da Iwo Jima, La sotttile linea rossa, Dunkirk, Va’ e Vedi, ad esempio) le pellicole sulla guerra si trasformeranno sempre in un sonoro pugno allo stomaco nella pancia di ogni spettatore.
Ecco i 5 sul genere da non perdersi!
5. Bastardi senza gloria
Uscito nelle sale cinematografiche nel 2009 e diretto dal re del pulp Quentin Tarantino, “Bastardi senza gloria” è un film ucronico su di un gruppo di soldati ebrei, conosciuti dal nemico come “I bastardi”, che riescono sorprendentemente a sconfiggere nella Francia occupata dai nazisti, il Terzo Reich attraverso pugni rotanti, mazze da baseball e del kerosene. Le sorti della Seconda Guerra Mondiale si decideranno in questa epopea tarantiniana all’interno di un anonimo cinema della bella epoque, luogo-simbolo dove il volto della protagonista, proiettato sullo schermo e ‘divorato’ dalle fiamme, diventerà la personificazione del cinema stesso che fagocita – in senso quasi letterale – la Storia. Una curiosità particolare, poi, riguarda il titolo di quest’opera che è un voluto omaggio ad un’altra pellicola di guerra del 1978 di Enzo G. Castellari, “Quel maledetto treno blindato”, uscita in negli Stati Uniti proprio col nome “The Inglorious Bastards” e incentrata su un gruppo di soldati americani che cercherà di sopravvivere coraggiosamente ai bombardamenti delle Ardenne nel 1944.
4. La grande guerra
“La grande guerra” di Mario Monicelli (1959) è tuttora considerato uno dei migliori film italiani sulla guerra, vincitore del Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia ex aequo con “Il generale Della Rovere” di Roberto Rossellini. Sulla scia di “Orizzonti di gloria” di Stanley Kubrick, uscito appena un anno prima, lo sceneggiatore Vincenzoni si concentra sulla piccola storia di due amici scansafatiche (Alberto Sordi e Vittorio Gassman) inghiottiti nel turbine di una guerra che finiscono per comportarsi da eroi. In maniera del tutto innovativa, Monicelli è riuscito in questa sua opera a cancellare la retorica della guerra intesa come uno sport eroico e fare un film in perfetto e ricercato equilibrio tra il comico e il tragico dal punto di vista del soldato senza trasformare il conflitto in un circo pirotecnico dove la sua rappresentazione antilirica mostra quel momento esatto in cui l’orrore diventa normalità e la compassione si disumanizza e svanisce.
3. Full Metal Jacket
Tratto dal romanzo “Nato per uccidere” di Gustav Hasford e uscito nelle sale nel 1987 con il controverso divieto ai minori di 18 anni, “Full Metal Jacket” di Stanley Kubrick è un’opera di critica sociale che impatta duramente l’istituzione dell’esercito americano durante gli anni della guerra in Vietnam. I soldati yankee, che si considerano portatori di un’invisibile libertà, sono loro stessi schiavi di un indottrinamento politico e sociale che non lascia scampo e li condurrà a confrontarsi con il loro inferno personale mentre tutto attorno s’infuocano proiettili e bombe e si marcia in mezzo alla devastazione più totale sulle note di “Viva Topolin!”
2. Il cacciatore
Uno dei primi tentativi di Hollywood di elaborare i ricordi traumatici del Vietnam è però stato “Il cacciatore“, capolavoro diretto nel 1978 da Michael Cimino. Come una sorta di romanzo di formazione, la pellicola racconta l’iniziazione di un gruppo di giovani amici di origine russa della Pennsylvania all’orrore della guerra. Dalla profondità del legame maschile, al patriottismo irragionevole fino agli effetti disumanizzanti della guerra che impediscono i soldati di rientrare sani nella società, questa è un’opera di contrasti sorprendenti, un’esperienza sconvolgente e una prova di resistenza per il pubblico consapevole nel nitido e nostalgico finale che la comunità di immigrati russi che è stata devastata da ciò che il Vietnam ha fatto ai suoi ragazzi, sarà comunque quella subito pronta a nutrirli e a guarirli tutti.
1. Apocalypse Now
Diciotto mesi spesi per le riprese (a fronte delle sei settimane inizialmente previste), due anni per ultimare il montaggio e ancora una serie di vicissitudini divenute celebri (dal tifone che distrusse il set nelle Filippine all’infarto che colpì Martin Sheen durante le riprese fino al tentativo di suicidio del regista caduto in un forte stato depressivo e alle bizze da primadonna di Marlon Brando) questi sono solo alcuni dei numeri del film sulla guerra più indimenticabile della storia cinematografica, “Apocalypse Now“, diretto da Francis Ford Coppola e uscito nelle sale cinematografiche nel 1979. Ispirato al romanzo “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad incentrato sull’ambigua figura di Kurtz che penetrò fino ai confini più remoti del Congo dove si affermò come un dio, il mastodontico capolavoro di Coppola condensato in tre ore è capace di narrare l’assurdità della guerra, porto ben poco franco dove i due poli del bene del male si confondono fino a penetrare nel verde centro della pura follia.
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