House of Gucci, il film di Ridley Scott e interpretato tra gli altri da Adam Driver, Lady Gaga, Al Pacino e Jared Leto, ha acceso i riflettori sull’omicidio di Maurizio Gucci, storico presidente dell’azienda di moda di famiglia negli anni Ottanta e Novanta, avvenuto il 27 marzo 1995.
La pellicola ripercorre le vicende personali della famiglia Gucci che portarono all’assassinio di Maurizio, presidente della casa di moda dal 1983 al 1993, ed è tratta dal romanzo di Sara Gay Forden “La Saga dei Gucci: Creatività, Imprenditorialità, Innovazione e Follia” pubblicato negli Stati Uniti da Harper Collins nel 2001 e ora in Italia da Garzanti.
La giornalista e autrice si è occupata per anni della copertura della fashion industry italiana a Milano, raccontando l’esplosione di brand del calibro di Gucci, Armani, Versace, Prada e Ferragamo da atelier di famiglia ad aziende dell’alta moda internazionale.

Ma come andò davvero l’omicidio di Maurizio Gucci?
27 marzo 1995. Sono circa le 9:00 del mattino quando l’imprenditore Maurizio Gucci, presidente della maison Gucci (1983 – 1993), viene ucciso, da un cecchino sconosciuto, in via Palestro 20, in pieno centro a Milano, mentre si recava a lavoro. Arrivato allo stabile, in procinto di entrarvi saluta il portiere Giuseppe Onorato e si accinge a salire i pochi scalini. Dietro di lui, il sicario che lo stava seguendo. L’uomo sparò, in rapida successione, quattro colpi di pistola (uno andò a vuoto, uno colpì Maurizio Gucci alla spalla, l’altro al gluteo e l’altro alla tempia). L’ultimo, quello fatale. Onorato che assiste all’omicidio, tentando di intervenire, viene a sua volta colpito dall’assassino e ferito al braccio sinistro. L’assassino salì a bordo di una Renault Clio verde guidata da un suo complice e scappò. La notizia dell’assassinio di Gucci fece velocemente il giro del paese e non solo. La famiglia che con la doppia G aveva raggiunto tutto il mondo era stata distrutta.
Delitto finanziario o faida famigliare?
Le indagini, guidate da Filippo Ninni, capo della Criminalpol milanese, si concentrarono, per circa due anni, attorno all’ipotesi del delitto finanziario, considerato l’ingente patrimonio famigliare, alle svariate ipoteche sparse sugli immobili di tutto il mondo e ad alcuni debiti contratti con le banche svizzere. Fondata da Guccio Gucci nel 1921 a Firenze, la maison Gucci è diventata un marchio importante, simbolo dell’alta moda italiana nel mondo. Alla direzione della società, Maurizio Gucci figlio di Rodolfo Gucci e dell’attrice Sandra Ravel, ci era arrivato dopo la morte del padre avvenuta nel 1983 e dopo aver licenziato lo zio Aldo, arrestato in seguito negli Stati Uniti per evasione fiscale. Durante gli anni Ottanta, a seguito di un periodo problematico, con forti perdite, la famiglia Gucci ha ceduto progressivamente le quote dell’azienda, che nel ‘99 è stata acquisita dal gruppo francese Pinault-Printemps-Redoute, oggi Kering. Nessuno pensò ad una faida famigliare. Eppure alcune vicende erano ormai note a tanti.
Patrizia Reggiani
Maurizio Gucci sposa nel 1972 Patrizia Reggiani Martinelli, nonostante la disapprovazione del padre che non vedeva di buon occhio la donna. Una storia d’amore, di lusso, di eccessi, di spese vertiginose e inimmaginabili. Un matrimonio da favola, come definito dai rotocalchi, e dal quale nacquero due figlie, Alessandra (nata nel 1976) e Allegra (nata nel 1981), durato 13 anni. Il 22 maggio 1985, l’imprenditore lascia la Reggiani. Nel 1994 il divorzio ufficiale e come parte dell’accordo, la Reggiani avrebbe dovuto percepire l’equivalente di una somma annua di 1 miliardo di lire. La donna però, continuava a usare il cognome Gucci anche se le era proibito, (“l’unica vera Gucci sono io”, diceva) e non aveva mai accettato la nuova relazione dell’ex marito con Paola Franchi, covando un forte rancore e cominciando a chiedere se qualcuno sarebbe stato disposto, dietro pagamento, ad ammazzare Maurizio Gucci.

1997: la svolta delle indagini
Due anni di indagini a vuoto. Per risalire alla nota dinamica dell’omicidio dobbiamo aspettare il 31 gennaio del 1997, quando l’ex Lady Gucci viene arrestata. Uscì di casa indossando una pelliccia di visone e tutti i gioielli. Il comandante Ninni le consigliò di lasciarli a casa, ma lei rispose: “La mia pelliccia e i miei gioielli vanno dove vado io”.
Fu proprio lei la mandante di una “Banda Bassotti” (Benedetto Cearulo, Orazio Cicala, Ivano Savioni) reclutata da Pina Auriemma, “la maga”, intermediaria del delitto. L’omicidio costò a “La Vedova Nera” 600 milioni di lire: 50 per Pina Auriemma, 50 per Ivano Savioni, 350 per Orazio Cicala e 150 per il sicario Benedetto Ceraulo, che negò sempre ogni addebito. Nel novembre 1998 Patrizia Reggiani e Orazio Cicala sono stati condannati a 29 anni di carcere, come mandante dell’omicidio e autista del sicario; Benedetto Ceraulo all’ergastolo come esecutore materiale; Giuseppina Auriemma a 25 anni di reclusione per favoreggiamento e Ivano Savioni a 26 anni come organizzatore dell’assassinio.
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