Probabilmente sono in pochi a sapere che tra gli sport nazionali nostrani spicca il Ciclotappo, disciplina che, attraverso una serie di campionati organizzati dalla Federazione Italiana Giuoco Ciclo-Tappo fondata a Genova nel 1993 da Gualtiero Schiaffino, abbraccia ormai le più importanti città del Belpaese.
Nato come gioco popolare tra ragazzi che un tempo usavano collezionare assieme alle biglie dei tappi (o, a seconda del vernacolo regionale, delle lamelle, quercette, lamelle, agrette o stuppaglie), il Ciclotappo è uno sport praticato su di una pista in asfalto edificata con salite e rettilinei atti ad agevolare o complicare la corsa verso il traguardo di questi piccoli oggetti d’uso quotidiano.
Per comprendere più specificatamente le particolarità di questo singolare sport, abbiamo intervistato oggi per voi l’attuale campione romagnolo di Ciclotappo, il poliedrico ed eclettico Tiziano Bordoni:
Lei è stato incoronato nel 2021 campione romagnolo di un gioco molto particolare legato alle tradizioni più genuine della provincia italiana: il Ciclotappo. Ci potrebbe spiegare le regole di questa singolare attività ludico/agonistica?
Il gioco si rifà al tradizionale gioco presente in molte regioni italiani con cui i bambini per generazioni hanno improvvisato gare utilizzando i tappi a corona delle bottiglie, indirizzandoli su un percorso definito fino al traguardo. La Federazione Italiana Giuoco Tappo ne ha fatto un campionato indicando il formato delle piste (spettacolari) e delle modalità con cui eseguire i colpi. Il vincitore è colui che raggiunge il traguardo con il minor numero di tiri. Anni di pratica hanno reso la spettacolarità di alcuni tiri non inferiore a quelli di attività sportive e ludiche più blasonate.
Da dove partono le radici intime di questa sua passione per il Ciclotappo?
Ho sempre avuto una passione per gli sport, i giochi, le storie di nicchia. Mi piace poter scoprire che queste realtà a volte considerate “piccole” sono per citare il dr. Who più “grandi all’interno” e contengono un mondo di relazioni e valori non visibili dall’esterno. Mi piace pensare che queste esperienze possono essere connesse. Il Ciclotappo rappresenta un esempio di una comunità in grado di ritrovarsi (spesso da notevoli distanze) ed un’occasione per conoscere persone, luoghi e valori che probabilmente singolarmente non avremmo scoperto né cercato.
Lei è rinomato a Conselice, in provincia di Ravenna, soprattutto per il suo strenuo impegno politico: da anni è infatti consigliere di Rifondazione, il partito comunista italiano. È ancora possibile oggi, in una società votata all’ipercapitalismo, riuscire a fare militanza attiva in difesa delle minoranze?
È più che possibile, è necessario. Il capitalismo è un sistema economico che non possiamo più permetterci, vorace consumatore di risorse naturali e umane, in cui lo sfruttamento non è un incidente ma la pietra angolare su cui si erge. La sua funzione storica è esaurita, non possiamo lasciare che il suo declino oscuri il futuro di chi c’è ora e di chi verrà domani. Rovesciando la domanda paradossalmente si tratta oggi di difendere la maggioranza degli abitanti del mondo dalla voracità senza freni di una minoranza sempre più esigua il cui appetito non ha freni.
Non solo Ciclotappo ma anche uno smodato interesse per gli universi della musica, del cinema e della scrittura. Il suo omaggio sonoro si è concretizzato, ad esempio, con la pubblicazione degli album “Italian crooner” (Clip Recording Studio) e “Undercover”, qui accompagnato dalla voce di Maria Elena Bignami. Se dovesse descrivere a livello sinestetico lo swing che colore e forma avrebbe?
È una bella domanda. Se chiudo gli occhi per vedere meglio…direi che è rosso, come un sipario, come una passione ridente, ma con amichevoli sfumature azzurre, un’onda sinusoidale che nessun trascorrere del tempo o delle mode potrà mai arrestare. Bisogna provarlo.
Complici forse anche i suoi studi in sociologia, ha inoltre pubblicato per Il Ponte Vecchio “L’ottovolante”, una raccolta di otto racconti in cui porta in scena, con la sua caratteristica sapiente ironia, le gesta di piccoli eroi, spesso consapevoli delle loro miserabili sconfitte nel vivere quotidiano. Che volti cinematografici assocerebbe ai suoi personaggi?
Non ho modelli definiti quando penso ai personaggi di un racconto. Molti attori che apprezzo non sono più tra noi ma potessi scegliere liberamente per non smentirmi farei protagonisti attori come Oskar Homolka, Diana Rigg, Lea Massari, Misha Auer, Ettore Mattia.
Se potesse incontrare su di una fumante tazza di caffè quelle persone che maggiormente hanno ispirato il corso della sua vita quali sarebbero? E perché?
Sicuramente mio padre che mi è stato da esempio nella vita, insegnandomi come si può essere coerenti con le proprie idee senza trascurare gli affetti, le gioie di una vita piena e che il mondo potrebbe essere migliore di quello che è. Poi Lenin e Che Guevara per aver avuto il coraggio di fare quello che altri pensavano impossibile e aver lottato sino all’ultimo per quello in cui credevano, Fredric Brown perché i suoi racconti mi hanno portato a passare dal desiderio di farlo alla scrittura, Jim Starlin perché anche un certo tipo di fumetto è stato formativo per me. Non so cosa ne uscirebbe. Sono certo che mentre lo scopro ordinerei almeno altri due caffè.
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