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ARTIGIANATO D’ARTE: INTERVISTA AGLI IDEATORI DELL’OFFICINA CREATIVA “LABORATORIO 27”

All’ombra dei trulli di Alberobello (Puglia), sta luccicando la rugiadosa freschezza di “Laboratorio 27, officina creativa in cui fotografia, arti tessili, illustrazione e design si mescolano per poi esplodere in una girandola di colori su ceramiche e marmi, legni d’ulivo e intarsi in tessuto, stampe d’autore e elementi d’arredo su misura.

A capo di questo originale progetto dove si interfacciano in una “corrispondenza di amorosi sensi” innovazione e tradizione c’è la giovane coppia di artisti composta da Stefania Bagnuolo e Pasquale Marco che noi oggi abbiamo intervistato per voi:

Com’è nato il vostro progetto creativo di “Laboratorio 27”?

Stefania: L’idea di un progetto comune che unisse le nostre abilità e interessi individuali è nata – a onor del vero- su una spiaggetta pugliese, una mattina d’agosto di un paio di anni fa. All’epoca entrambi vivevamo ancora situazioni lavorative precarie e insoddisfacenti, Pasquale in Scozia ed io ad Alberobello, ma la voglia di lavorare con le nostre mani e il nostro ingegno è stata comune e condivisa sin dall’inizio della nostra storia! E ci abbiamo creduto davvero. Forti di questa risoluzione, abbiamo continuato a lavorare altrove fino la scorsa stagione per poter avere le risorse economiche necessarie all’acquisto dei macchinari basilari, gli inchiostri, i colori. Le idee c’erano, così come il desiderio di concretizzarle. La prima stampa realizzata ha rappresentato per noi un momento speciale: si poteva fare, e si stava facendo! È stato come toccare con mano un sogno che prende forma.

Assume particolare importanza, nella vostra innovativa commistione tra fotografia, stampa d’autore e illustrazione, anche l’universo della ceramica e tessile attraverso la decorazione d’arredo e di accessori. Ogni vostro prodotto è originale, personalizzato e su misura. Perché avete scelto di sfidare la serialità contemporanea puntando sull’unicità dei bisogni e dei ricordi di ogni singolo acquirente?

Pasquale: Comincio la risposta ponendoti una domanda: ti è mai capitato di essere alla ricerca di qualcosa di…unico?
Ma non unico per quanto riguarda il materiale (oramai tutto è possibile) né tantomeno unico nell’idea (siamo/sono convinti/a/o che le idee siano universali e che chiunque sogni un po’ possa attingere ad esse), ma unico nella soggettività che rappresenta. Certamente non siamo i soli ad utilizzare ceramica, marmo, legno e filati per realizzare le nostre opere, ma possiamo affermare con sicurezza che la lavorazione che dedichiamo ad ogni nostro pezzo parli della nostra e/ma soprattutto dell’unicità di chi lo riceve.
Stefania: Sono personalmente molto curiosa, e ho sempre visto di buon occhio la ciclicità delle mode, degli stili, delle preferenze, spesso inconsciamente indotte. Dico di buon occhio perché a parer mio ciò permette di reinventarsi continuamente anche lavorando su un’idea convenzionale e per nulla, per così dire, originale. Secondo me la sfida dell’unicità è tutta qui, ed è uno stimolo mentale davvero affascinante. Siamo soliti affermare che offrire un oggetto artigianale equivalga a cantare a chi lo riceve la sua propria unicità, perché crediamo nelle emozioni e nel rapporto umano veicolati dal supporto artistico.

Pasquale lei è laureato in fotografia presso l’Edinburgh College dove ha assimilato tecniche antiche (come la cianotipia) e moderne fino ad approdare alla ritrattistica e agli scatti paesaggistico-naturalistici. Cosa rappresenta per lei l’arte fotografica? E quali fotocamere e obiettivi preferisce usare abitualmente?

La fotografia è l’arte che da sempre mi appassiona di più in assoluto, quella che maggiormente parla al mio animo.
La luce che disegna, la possibilità di immortalare una frazione di vita che sarà capace di trasmetterti emozioni negli anni che passano, finestrelle aperte sul passato…  tutto ciò è magico. Il mio approccio è stato, sin dall’inizio, quello di una persona innamorata dell’arte a cui si avvicinava. Credo fermamente che per poter giocare al meglio col potenziale di una qualunque disciplina, sia essa manuale o intellettuale, sia necessario innanzitutto conoscerne e padroneggiarne le regole: da qui il mio percorso di studi al college di Edimburgo, dove è subentrata la tecnicità e la conoscenza degli strumenti per poter dare il meglio di me attraverso l’obiettivo. Ciò mi aperto finestre nuove su una miriade di possibilità, la sperimentazione creativa al di sopra di ogni cosa. Poi, partendo dal presupposto che la qualità è uno dei migliori criteri che assicurino la completezza e professionalità di un lavoro, utilizzo macchine digitali professionali reflex poiché hanno caratteristiche importanti come resistenza, qualità dei file, durata batteria e parco lenti soddisfacenti per qualsiasi tipo di lavoro. Riguardo gli obiettivi, le lenti fisse 20mm e 35mm sono le mie preferite; trovo anche molto interessante il 105mm micro che utilizzo nello specifico per la ritrattistica.

Stefania lei è invece appassionata di arti tessili e disegno coniugati a una continua sperimentazione coloristica, specialmente con acquarello e acrilico. Visto che ogni colore è espressione di un linguaggio emozionale dell’inconscio, con che aggettivi, a livello sinestetico, ne descriverebbe alcuni?

Che bellissima domanda! Innanzitutto devo dire che già di per sé la parola sinestesia è un vocabolo affascinante: una sorta di esasperazione della metafora, dove posso giocare come gioco con i colori. Potrei dire che i colori mi parlano, che ascolto la loro voce; anzi per meglio dire, ci parliamo reciprocamente: sono il filo conduttore di tutti i miei progetti, il punto d’inizio dei miei disegni, seppur una grande porzione di tempo è dedicata alla concezione del disegno in sé con un soggetto concreto. È grazie ai colori che nasce la mia creatività, ed anche grazie agli “incidenti di percorso” che danno vita a pensieri nuovi: quanti “errori” si sono poi rivelati per la bella sorpresa che erano nel loro profondo! Come diceva Pasquale, anche io adoro sperimentare: partire con un’idea definita, e lasciare che la casualità e i “e se provassi a fare in quest’altro modo?” mi aprano prospettive inaspettate. Il colore è per me gioia per gli occhi e per la mente.

Entrambi avete vissuto per parecchi anni all’estero, Pasquale tra Scozia e Australia e Stefania in Francia ma avete poi deciso di radicare “Laboratorio 27” nella vostra città natia. Quanto è importante, quindi, la relazione con le vostre radici? E quale credete che sia lo stato di salute del “fare arte”, oggi, in Meridione?

Abbiamo entrambi lasciato Alberobello da giovanissimi ed entrambi abbiamo viaggiato un po’ ovunque, ma il legame col nostro territorio era ed è davvero sentito. Amiamo la nostra città ed è per noi la base sicura, le radici che ci permettono di esplorare il mondo, perché sarà anche una frase comune ma per quanto ci riguarda nessun posto al mondo è come casa propria! Ci sentiamo in dovere e lieti di rendere omaggio alla nostra terra attraverso delle nostre opere, utilizzando materiali locali come il legno d’ulivo che spesso recuperiamo da alberi altrimenti persi, e ci avvaliamo della collaborazione di abili artigiani del territorio che come noi amano quello che fanno, e lo fanno con maestria. Ci piace collaborare, confrontarci e unire le forze; pensiamo che fare rete tra noi creativi sia uno dei modi più efficace per crescere, e questo reciprocamente! Passando alla seconda domanda, ci siamo resi conto che uno dei fattori fondamentali all’approccio con l’arte sia la sensibilità peculiare di ognuno, e qui nel nostro territorio, il valore attribuito alla manualità sta ritornando ad essere giusto. Dico ritornando perché un po’ tutti ci siamo ritrovati ad essere anestetizzati dalla facilità con cui si compra e si rivende per comprare qualche altro oggetto, e paradossalmente ciò è stato utile perché quando si è alla ricerca dell’unico ci si rende conto che bisogna cercare altrove; cerchiamo il prodotto di nicchia, gli artigiani. Sarà capitato anche a voi, o no?

Accanto ai laboratori di uncinetto (rivolti anche ai bambini a partire dai sei anni di età) state per attivare anche dei corsi di fotografia, Photoshop, workshop di cianotipia e sviluppo di negativi in bianco e nero. Come saranno strutturati? E quale primo consiglio dareste a chi volesse iscriversi?

Prepariamo ed organizziamo questi corsi nella stagione invernale -almeno per ora- dove sarà necessario ripartire i partecipanti in fasce d’età che permettano di trattare in maniera adeguata gli argomenti proposti. È prevista una piccola parte introduttiva e di iniziazione ai materiali, dopodiché si passerà direttamente alla pratica. L’obiettivo dei corsi sarà avere gli strumenti per padroneggiare le tecniche necessarie per creare concretamente, fino allo sviluppo di un progetto finale che includa tutto ciò che si apprende durante il laboratorio. Posso già dirti che ho “testato” l’interesse dell’uncinetto con bambini a partire dai 5/6 anni d’età, ed ha riscosso un clamoroso successo. Il creare è terapeutico e la manualità propedeutica alla scrittura nei giovani bambini, nonché uno dei principi fondamentali nelle linee di pensiero educativo-pedagogico Montessori. L’unico consiglio che posso dare a chi volesse parteciparvi è di averne tanta voglia e di non vedere l’ora di venire a conoscerci per imparare con noi!

Per conoscere tutte le novità di “Laboratorio 27“, cliccate sulle pagine ufficiali Facebook e Instagram.

(Copyright immagine di copertina)

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