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LIDIA POËT, LA STORIA DELLA PRIMA AVVOCATA D’ITALIA ARRIVA SU NETFLIX

Una storia di coraggio, passione e determinazione quella di Lidia Poët, figura chiave nel percorso di emancipazione femminile delle giuriste.

Nata nel 1855 a Traverse di Perrero (TO), un piccolo borgo della Val Germanasca in Piemonte, da genitori benestanti, la giovane Lidia, terminati gli studi, consegue il diploma come maestra. Una prassi per le donne in quel periodo. Nell’Ottocento, infatti, i maschi potevano studiare e le femmine dovevano trovare un buon partito, aspirando, al massimo, a fare le maestre.

Lidia, che mostra ben presto un carattere vivace e volitivo, va oltre. Impara il tedesco e l’inglese e si iscrive, nel 1878, alla facoltà di Legge dell’Università di Torino. Si laureò a pieni voti in giurisprudenza il 17 giugno 1881 dopo aver discusso una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne.

“Ero nata per studiare e non ho mai fatto altro, in un secolo nel quale le ragazze si occupavano esclusivamente di trine all’ago e di budini di riso. Fu un male o un bene? Non so. Ma sento che se rinascessi tornerei daccapo”.

 Il 25 luglio 1881 accede all’Albo dei praticanti avvocati, due anni dopo supera con successo l’esame di abilitazione alla professione forense diventando, a 28 anni, la prima avvocata d’Italia. E’ la prima volta nella storia del Regno d’Italia che una donna chiede l’iscrizione all’Albo degli avvocati, e l’Ordine di Torino con una decisione storica, assunta a maggioranza, accoglie la sua domanda.

L’abilitazione viene impugnata dal procuratore: “L’avvocheria è un ufficio esercitabile soltanto da maschi e nel quale non devono immischiarsi le femmine”.

Non sarà facile. Lidia non si perde d’animo e porta avanti una battaglia di principio, di parità per se stessa e per tutte le altre dopo di lei. Una battaglia lunghissima. 37 anni. 37 lunghi anni che Lidia dovrà aspettare per essere ammessa all’albo degli avvocati. E’ il 9 agosto 1883.

Ecco le motivazioni:

“Ponderando attentamente la lettera e lo spirito di tutte quelle leggi che possono aver rapporto con la questione in esame, ne risulta evidente esser stato sempre nel concetto del legislatore che l’avvocheria fosse un ufficio esercibile soltanto da maschi e nel quale non dovevano punto immischiarsi le femmine”. Il testo contiene altre simili stupidaggini. Lidia Poët è avvocata sì, ma non può esercitare la sua professione. Lei allora comincia a collaborare con il fratello Enrico e si dedica a fare della sua lotta la lotta di tante. Solo alla fine della prima guerra mondiale esce una legge, la n. 1179 del 17 luglio 1919, che autorizza le donne ad entrare nei pubblici uffici (con l’eccezione della magistratura).

Lidia ha 65 anni ma non si da per vinta e fino al 1920, lavora nello studio del fratello Enrico, avvocato, dedicandosi soprattutto alla difesa dei diritti dei minori e delle donne, dei più deboli e sostenendo il diritto di voto femminile , riconosciuto il 31 gennaio 1945, poco prima della sua morte.

Nel 1883 partecipa al primo Congresso Penitenziario Internazionale che si tenne a Roma e nel 1890 viene invitata come delegata a San Pietroburgo al quarto Congresso Penitenziario Internazionale. Fece quindi parte del Segretariato del Congresso Penitenziario Internazionale. Allo scoppio del primo conflitto mondiale presta la sua opera come infermiera dalla Croce Rossa, ricevendo quale riconoscimento una medaglia d’argento.

IN ARRIVO UNA SERIE TV NETFLIX

Lidia, il period drama (prodotto da Groanlandia e in uscita prossimamente su Netflix) racconterà la storia di emancipazione della Poët dall’iscrizione all’Università fino alle traversie per l’iscrizione all’Albo. Nel cast saranno presenti:

  • Matilda De Angelis – Lidia Poët
  • Eduardo Scarpetta – Jacopo Barberis
  • Pier Luigi Pasino – Enrico Poët
  • Sinead Thornhill – Marianna Poët
  • Sara Lazzaro – Teresa Barberis.

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