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INTERVISTA A PAOLA MARIA LIOTTA, AUTRICE DEL LIBRO: “NEL GRANDE REGNO DI THULAS. STORIA DI NATURA, MACACHI E AMICIZIA”

In un’atmosfera che mescola la percezione magica alla scenografia naturalistica dove il fiume, gli alberi e la montagna sono parte attiva di una geografia straordinaria, si dipana ne Nel grande regno di Thulas. Storia di natura, di macachi e di amicizia” (Algra Editore) di Paola Maria Liotta il racconto incantato della vita di Elsa, una vispa cucciola di macaco che vive nella millenaria foresta di Thulas la cui esistenza felice nel branco di nonna Hera viene sconquassata dal divampare di numerosi incendi lungo i perimetri più lussureggianti della verde distesa, pericolose vampe che la costringeranno a lottare con coraggio e astuzia per salvaguardare l’habitat di tutti gli animali della Grande Foresta. Un romanzo che riesce, con incisivo garbo, a condurre il lettore, adolescente e adulto, nel cuore palpitante della natura alla ricerca di risposte ancestrali e di un appiglio di salvezza alla avida e deflagrante distruzione ecologica dell’Uomo della stessa terra che lo nutre.

Oggi abbiamo intervistato la scrittrice siciliana Paola Maria Liotta per voi.

Deforestazione selvaggia, sfruttamento indiscriminato delle risorse ambientali, traffico illegale di specie a rischio di estinzione sono i principali temi sui quali verte “Nel grande regno di Thulas. Storia di natura, di macachi e di amicizia”. Come mai ha deciso di intessere il suo romanzo attorno allo stringente problema dell’inquinamento globale?

Sarebbe impossibile non interessarsi a una problematica come quella ambientale, su cui si basa il futuro del nostro pianeta, quindi il nostro stesso futuro. Sono una docente, ho sentito l’urgenza del problema proprio in rapporto a studentesse e studenti, al loro futuro, in un mondo sempre più contaminato e depauperato. La pandemia ha dimostrato con piena evidenza la necessità di cambiare registro, in tal senso gli obiettivi dell’Agenda 2030 vanno promossi, analizzati e diffusi in tutti i segmenti del percorso formativo e scolastico per rendere i giovani protagonisti attivi del cambiamento di rotta ed educarli al rispetto e alla tutela dell’ambiente. Quell’ambiente che noi adulti stiamo consegnando loro in condizioni compromesse. Le aggressioni all’ecosistema terrestre, le ripetute catastrofi ambientali su cui l’assoluta indifferenza dell’uomo ha inciso gravemente sono ferite profonde, inferte al cuore della Terra. Una Terra sfruttata fino all’osso, come se non ci fosse un domani. Questo tema mi è molto caro e si coniuga con l’altro grande imperativo che la scuola si prefigge di attuare: l’educazione alla legalità. Quindi, se gli adulti falliscono, l’unica strategia è quella di coinvolgere i giovani in prima persona nel cambiamento, rendendoli protagonisti di un benessere globale conquistato passo dopo passo, in un mondo finalmente libero e progredito, un mondo in cui le sperequazioni e le barriere vengano abbattute, un mondo in cui il rispetto dell’ambiente e la tutela delle biodiversità siano la norma, non l’eccezione.


Ad aiutare la curiosa Emma nella sua battaglia contro le insanguinate fauci degli abili deforestatori e bracconieri, si aggregheranno un nugolo di animaletti e di esseri umani dal buon cuore, come ad esempio l’ecologista iberica Isabel Gutierrez e l’ex biologo convertito alla fotografia Mino Gonzales. L’amicizia pura e disinteressata fondata sulla solidarietà fra gli esseri viventi che popolano gli alberi, i campi e le acque potrebbe essere dunque ancora la chiave per salvaguardare mondi?

L’amicizia è un sentimento universale. Con questo termine bellissimo e ampio intendo il rispetto, la sensibilità, ’attenzione per sé e per gli altri, la cura amorevole che presuppone non l’egoismo, ma la considerazione dell’altro da sé. Peraltro, chi rispetta se stesso, rispetta anche chi gli è accanto. La realtà circostante spesso e volentieri non offre esempi di amicizia disinteressata e rispettosa dell’altro. Credere nei valori dell’amicizia vuol dire promuovere l’idea e la prassi di un cambiamento, nei rapporti umani, che incida su tutto il tessuto circostante, dunque anche sulla difesa dell’ambiente. Nel magico mondo di Thulas, nella solidarietà fra tutti gli animali che la abitano ho voluto raffigurare proprio questo sentimento, questa idea di amicizia che è fondamentale per la collettività, oltre che per l’individuo in sé. Isabel e Mino, questi due coraggiosi reporter, la incarnano a pieno nelle sue connotazioni ideali, morali e civili.


Lei è docente di materie letterarie e latino. I ragazzi di oggi hanno un approccio più consapevole rispetto a queste quanto mai urgenti istanze ecologiste?

Ragazze e ragazzi di oggi sono molto attenti, consapevoli di queste emergenze, ne sono informati attraverso attività specifiche, conferenze, progetti, diffusione di buone pratiche, anche a partire dalla raccolta differenziata effettuata nel nostro Istituto (parlo del “Majorana” di Avola), dalla consapevole adozione di comportamenti corretti, consolidata da momenti comuni e incontri specifici volti a promuovere le buone pratiche. Nella mia scuola, per esempio, ci sono colleghi di scienze che hanno sistemato roseti e piante con l’aiuto di studentesse e studenti, colleghi di scienze motorie che hanno diserbato il campetto di calcio, sempre coinvolgendo allieve e allievi, per non parlare della tematica della natura, sviluppata in unità didattiche interdisciplinari, che è fulcro di lezioni partecipate e di eventi interessanti. Nelle classi del biennio di tutti gli indirizzi del Liceo quest’anno abbiamo curato la giornata del World Water Day con una gamma di attività (interdisciplinari) che ha permesso ai giovani di acquisire utili elementi sia sul bacino idrogeologico di appartenenza che sulla situazione delle falde acquifere a livello planetario. Sono stati prodotti materiali, e creati elaborati grafico-pittorici e componimenti in prosa e in versi, sono stati realizzati dei video molto
belli e sono stati interpretati in situazione (sullo sfondo di fontane e di fonti) poesie e brani sull’acqua, si sono incontrati esperti, si è visitato il depuratore delle acque della città e sono stati effettuati sopralluoghi presso le sorgenti della zona. I ragazzi di oggi, semmai, sono delusi dall’inciviltà così come dalla superficialità e dall’incompetenza di quanti, finora, non hanno fatto del loro meglio per difendere l’ambiente. Noi adulte e adulti dobbiamo essere per loro dei riferimenti validi, solo così facendo potremo essere convincenti e apportare spunti di riflessione idonei a migliorare il reale. Se io getto dal finestrino dell’auto cicche di sigarette e fazzolettini sporchi, se non seguo correttamente le indicazioni per la raccolta dei rifiuti, se in spiaggia ascolto musica ad alto volume, lascio i resti dello spuntino dove capita, così come i cartoni della pizza e le lattine di birra sparse all’aria, che insegnamento potrò mai dare ai più piccoli, ai più giovani?


Nelle ultime battute finali del libro ricorda al lettore che abbiamo tutti una Thulas da amare, rispettare e proteggere. Qual è la sua Thulas dell’anima?

Bellissima domanda. Tutti abbiamo qualcosa di caro da preservare, tuttavia partire dall’ambiente vuol dire partire da noi stessi, da comportamenti responsabili, che siano di esempio, oltre che di tutela. La mia Thulas è in primo luogo il mio paese, poi gli Iblei, la Sicilia, lo Ionio, il mare e il mondo intero. Amo molto le foreste, sono ambienti che corrispondono bene alla mia inclinazione meditativa e, scrivendo di Thulas, ho pensato ad Avola Antica, a Noto Antica, alla Sardegna, agli incendi che d’estate martirizzano località e territori molto belli, ho pensato e penso a tutti quei posti del mondo devastati e rapinati dalla mano dell’uomo, e poi alla Foresta amazzonica, il grande polmone della nostra amata Terra, la cui natura selvaggia è ricca di specie straordinarie, che stiamo distruggendo, anno dopo anno, ettaro su ettaro. L’altra Thulas – privata, affettiva – è quella dei sentimenti e della memoria, cui tornare sempre per rigenerarsi.


Il suo precedente romanzo “Piano concerto Schumann” gravita invece attorno al pentagramma musicale mentre “Al mutar del vento. La vera storia di Arianna, Teseo e del Minotauro” e il testo teatrale “Briseide” alla rilettura della mitologia greca. Due universi, quello della musica e della letteratura, che sembrano offrire per lei modelli di virtù cui attingere in consapevolezza, determinazione, volontà. L’arte non ha dunque ancora perso la sua funzione salvifica e rivelatrice?

L’arte è arte, come tale vive in eterno, essendo frutto dello spirito, e si presta bene a rivelazioni di grande impatto. Direi che la musica, il teatro, il mito esprimono alcune delle forme più belle in cui ideali e talenti possano incarnarsi, ed è sempre il rapporto con i luoghi e con la natura a permettere questa consapevolezza, questa determinazione, questa volontà di tradursi in qualcosa di straordinariamente bello, che parli agli esseri umani di ogni tempo e ne traduca concretamente le istanze sempiterne.


Oltre ai romanzi, si dedica anche alla produzione in versi. Di recente pubblicazione sono infatti le sillogi poetiche “La felicità è muta” e “La luce dell’inverno” (Il Convivio Editore). Come cambia il suo approccio creativo rispetto a questi diversi generi letterari?

Come per le letture, così per la scrittura non mi precludo niente, seguo l’ispirazione. La scrittura è una bella palestra per riflettere, ma solo se accompagnata da letture valide, che diano senso alla nostra umanità.


Se potesse incontrare alcuni scrittori su di una fumante tazza di caffè quali vorrebbe che fossero? E perché?

Dante, per chiedergli anche della sua Beatrice, ma soprattutto per esprimergli la mia ammirazione e riflettere con lui sulla storia dell’uomo e sulla contemporaneità; Sulpicia, l’unica poetessa romana di cui siano stati tramandati i componimenti con l’escamotage del Corpus Tibullianum, per saperne di più sulla sua poesia e sulla condizione femminile di quel tempo; Beatrice Calvo, una poetessa della mia terra, per sentire in lei le emozioni che provo nei suoi stessi luoghi e, così, poterla conoscere oltre l’oblio dei secoli. Se fu chiamata la “Fenice Iblea”, un motivo dovrà pur esserci stato, malgrado dei suoi scritti sia rimasto ben poco. Di lei, di recente, per il Festival della Sicilia delle Donne (Naxos Legge), ho tradotto e commentato un inedito. Si tratta di un Decastico, scritto in latino. Grazie per la vostra attenzione, seguirò con grande piacere quanto tratterete nella vostra pregevole rivista.

(Copyright immagine in evidenza)

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