Sono passati più di cento anni da quando la visione, allora utopica, di un futuro altamente tecnologico ha cominciato a influenzare la stessa immagine del genere umano. Tutto ha avuto inizio con un neologismo letterario che esprimeva l’essenza delle future conquiste, la parola “robot“, di cui si parla nel dramma “I robot universali di Rossum” di Karel Čapek, tuttavia in poco tempo si sarebbe capito che il termine coniato dallo scrittore ceco sarebbe andato ben oltre la mera invenzione fantascientifica. Il progresso tecnologico dell’età moderna ha reso infatti sempre più tangibile la possibilità che le macchine potessero imitare le azioni e i comportamenti umani nella vita di tutti i giorni. Ed è proprio al 1920, anno di pubblicazione dell’opera di Čapek, che viene fatta risalire la nascita della robotica.
I primi automi già nell’antichità
L’idea della creazione di automi che riproducono le azioni degli esseri umani esiste in realtà da migliaia di anni: presso le culture antiche si trattava di rappresentazioni meccaniche di animali, uccelli e persone, spesso progettate per intrattenere i ricchi. Un esempio famoso è l’automa cavaliere progettato da Leonardo Da Vinci, mentre gli antichi testi cinesi raccontano la storia di un uomo meccanico presentato al re Mu di Zhou (1023–957 a.C.) dall'”artefice” Yan Shi. Tra gli ebrei si narra che re Salomone, che regnò dal 970 al 931 a.C., avesse un leone d’oro che alzava un piede per aiutarlo a salire sul trono e un’aquila meccanica che gli poneva la corona sulla testa. Erone di Alessandria (10–70 d.C.) scrisse addirittura un intero libro sulle invenzioni degli automi e su come utilizzare l’idraulica, la pneumatica e la meccanica grazie al loro aiuto.
Robot e cyborg nella cultura di massa
Facendo un salto in avanti, scopriamo che anche ai giorni nostri abbiamo a che fare con robot falegnami come quello progettato dall’istituto ETH di Zurigo, o in grado di assumere l’incarico di bagnini. Nella cultura di massa si pensa invece spesso ai cyborg come aiutanti o nemici minacciosi, in grado di giocare un ruolo chiave in un ipotetico conflitto dove in ballo ci sono le sorti dell’umanità, un’ipotesi cavalcata da romanzi di genere distopico e famosi cult cinematografici come Blade Runner e Terminator. Non solo letteratura e cinema, perché i robot più famosi hanno fatto proprio l’intero settore dell’intrattenimento, dando vita a comunità di appassionati, merchandising, fumetti e una grande gamme di videogames a partire da titoli per console, come Mass Effect e Cyberpunk fino ad arrivare ad attivitá piú classiche in cui la tematiche dei robot é stata ripresa per esempio nelle slots online o nelle console portatili, come la Switch. Tematicha che ha abbracciato anche il mondo della fotografia, pensando che dal Giappone si può ordinare una macchina fotografica ideata da Takara Tomy Mall che si tramuta in un Transformer.
Spot Mini, il cane robot di Boston Dynamics
Nel 2013, durante la DARPA Robotics Challenge, una competizione internazionale di robotica tenutasi tra il 2012 e il 2015 per promuovere lo sviluppo di tecnologie robotiche nelle operazioni di soccorso, la società di robotica Boston Dynamics ha presentato il suo robot Atlas. Si trattava di un primo esemplare già capace di percepire l’ambiente circostante grazie a diverse centinaia di sensori, ma mentre all’inizio la sua sfida più grande era quella di saper girare le valvole e aprire le porte, il robot in breve tempo è diventato anche un maestro di salti mortali. Negli ultimi anni i video delle performance dei robot di Boston Dynamics hanno attirato le visualizzazioni di milioni di utenti su YouTube. I più si sono affezionati a Spot Mini, un robot simile a un cane, leggero e agile, ripreso nei video mentre tiene la porta aperta a un altro Spot Mini o mentre si difende da un aggressore umano usando una mazza da hockey su prato.
Un futuro con macchine al posto dei medici
Visti i progressi e l’attrattiva esercitata sull’opinione pubblica, la società americana, ora in gran parte di proprietà della azienda sudcoreana Hyundai Motor Company, ha cominciato poi a produrre in serie il suo robot Spot, mettendolo in vendita per la prima volta nel 2020 per una somma di 74.500 dollari. Più di 75 aziende, tra cui SpaceX, utlizzano ancora oggi Spot per varie mansioni. Il robot ha una gamma sempre più aggiornata di funzionalità e viene già utilizzato in modo semi-autonomo nei cantieri, nelle miniere, in agricoltura per piantare piantine o come macchina di raccolta dati. Spot insieme al suo collega e robot umanoide Pepper, specializzato nella lettura delle espressioni facciali umane, sono stati persino ripresi mentre ballavano come cheerleader di baseball. Ma le nuove creazioni possono rappresentare soprattutto un punto di svolta per il futuro dell’umanità: studi degli scienziati direttamente coinvolti nel campo, come l’italiano Gianluca De Novi, professore alla Harvard University di Boston, ci informano che un giorno “le macchine prenderanno il posto dei medici” e “saranno migliori“.
L’inizio di una storia dall’enorme potenziale
Secondo i più pessimisti, l’evoluzione dei robot potrebbe invece fare d’intralcio al progresso dell’umanità. Nel 2017 ha creato scalpore (e qualche preoccupazione fra gli addetti) il caso di un progetto di Facebook legato a intelligenze artificiali e interrotto dall’azienda perché due sistemi dialogavano tra loro in un linguaggio proprio e non comprensibile dai ricercatori. Che ci piaccia o no, i robot vivono comunque già tra di noi: come aspirapolvere autonomi, tosaerba o per scopi di intrattenimento, sono diventati indispensabili in molti ambiti della nostra vita quotidiana. E non è finita qui, perché stando al parere degli esperti siamo ancora solo all’inizio di una storia dall’enorme potenziale. Quanto tempo ci vorrà prima che un robot sia in grado di parlare in maniera arguta più lingue, smistare la nostra spazzatura e fare capriole diventi realtà, magari riposandosi in una delle stanze di casa nostra? Visti come sono andati gli sviluppi, dalla semplice ideazione di una parola poco più di cento anni fa, agli esemplari più moderni di oggi, capaci di raccogliere oggetti su Marte o rispondere anche alle domande degli intervistatori, tutto questo potrebbe avvenire prima di quanto pensiamo.
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