La Premier League, iniziata nuovamente da un paio di mesi così come il resto dei grandi campionati europei, regala ogni anno emozioni fortissime a tutti gli appassionati di calcio. Il campionato inglese, infatti, si può considerare per distacco il più bello del mondo, quello caratterizzato dal gioco più ritmico, intenso, fluido e qualitativo del panorama calcistico europeo. Lo dimostrano anche le performance in campo internazionale (soprattutto in Champions League) negli ultimi anni di squadre come Chelsea, Tottenham, Liverpool o Manchester City, anche quest’anno anche quest’anno favorita per la vittoria finale come emerge dalle quote sulla Premier League. Ma quali sono la storia e il valore della competizione?
La Premier League nasce ufficialmente il 20 febbraio del 1992 e la partenza della prima vera e propria stagione viene fissata ad agosto dello stesso anno, con 22 club partecipanti. Ad accedere alla massima divisione inglese, infatti, sono le prime 19 classificate della stagione 1991-92 e i primi, i secondi e i vincitori dei playoff della Second Division. Con l’incarico di trovare investitori per finanziare la manifestazione, a capo della Premier League vengono messi Sir John Quinton, ex presidente della Barclays Bank, e Rick Parry, un rilevante consulente finanziario di Ernst & Young. La svolta, in quel senso, arriva grazie all’accordo trovato con la BSkyB, azienda nata nel 1990 attraverso l’unione di Sky Television e BSB. La fusione di queste due realtà riesce a risollevare una situazione economica e finanziaria disastrosa, ma alla fine del 1991, nonostante tutto, i conti della nuova azienda di Murdoch continuano ad essere pericolosamente in rosso.
Proprio per questo motivo, tra tutte le opzioni possibili, la BSkyB decide di puntare sugli eventi sportivi e in particolar modo sulla Premier League. A metà del 1992, l’offerta per trasmettere 60 partite live all’anno per cinque anni raggiunge quota 304 milioni di sterline. A quel punto, 14 società su 22 si ritengono soddisfatte dell’offerta ricevuta e decidono di accettarla. Da quel momento, ormai, sono passati trent’anni, durante i quali la crescita della Premier League è stata veloce e costante. Basti pensare che qualche anno fa, nella stagione 2016/17, il totale dei ricavi dei club di Premier ha raggiunto la cifra record di 4.5 miliardi di sterline, una somma di denaro decisamente più elevata rispetto ai 170 milioni di ricavi che tutte le 22 società messe insieme riuscirono a guadagnare nella stagione 1991/92.
In quell’anno, l’ultimo della First Division prima dell’avvento della Premier, i calciatori non britannici erano solamente 13. Ad oggi, nel campionato inglese più del 60% degli atleti sono stranieri. Questa apertura all’estero, ovviamente, non ha inciso solamente su ciò che accade all’interno del rettangolo verde, ma anche su tutto ciò che lo circonda. Nonostante i prezzi dei biglietti e degli abbonamenti abbiano raggiunto un livello inaccessibile alla classe popolare, la percentuale di riempimento degli stadi arriva addirittura al 95%. A cambiare, infatti, è in particolar modo la tipologia di tifosi che comprano il biglietto e si dirigono allo stadio, caratterizzata anche dalla presenza di diversi turisti.
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