L’arte incontra la disabilità nelle vicende biografiche di alcuni artisti da Michelangelo a Goya, da Matisse a Van Gogh. Molti maestri del passato furono influenzati dai propri mali fisici e mentali tra dolore, accettazione, creatività e genialità.
Michelangelo
La vita di Michelangelo Buonarroti, protagonista del Rinascimento italiano, il cui nome è legato ad alcune delle più grandi opere dell’arte occidentale, fra cui si annoverano il David, la Pietà del Vaticano e il ciclo di affreschi nella Cappella Sistina, è avvolta da un’aura di mistero. Dalle sue lettere e dai documenti dell’epoca sappiamo che era malato di gotta, ma uno studio condotto dalla Royal Society of Medicine di Londra ha ravvisato, analizzando attentamente le opere dell’artista, i segni dell’artrite nelle mani del Buonarroti. La malattia sarebbe da attribuirsi principalmente alla dedizione totale al lavoro manuale, all’uso prolungato di martelli e scalpelli per la cesellatura delle sculture: i segni della cartilagine danneggiata, confermerebbero proprio questa infiammazione cronica delle articolazioni.
Francisco Goya
Il pittore spagnolo Francisco José de Goya y Lucientes (1746-1828), pioniere dell’arte moderna, è stato uno dei più grandi pittori spagnoli vissuti tra la fine del XVIII secolo e dell’inizio del XIX, durante un soggiorno in Andalusia, si ammalò gravemente, rimanendo a letto tormentato da acufeni, vertigini e disturbi alla vista, fino a perdere completamente, per il resto della sua vita, l’udito. Un’esperta dell’Università del Maryland School of Medicine (UM SOM), Ronna Hertzano, sostiene che l’artista probabilmente soffrisse di una malattia autoimmune chiamata sindrome di Susac o di sifilide.
Goya curato dal Dottor Arrieta
In questo dipinto del 1820, Goya si autoritrae malato agonizzante e completamente privo di forze. L’artista, infatti, dopo il trasferimento nella Quinta del Sordo, iniziò a manifestare i segni della malattia che lo stava quasi trascinando alla morte. Riuscì a salvarsi solo grazie alle attente cure del dottor Arrieta. Nell’opera, conservata al Minneapolis Institute of Art, possiamo notare lo sguardo spento dell’artista, i suoi occhi travagliati dalla cecità, mentre sta bevendo un farmaco sostenuto con cura e devozione dal dottor Arrieta. Nella parte inferiore della tela è possibile leggere questa dedica:
«Goya, grato, all’amico Arrieta, per la cura e l’attenzione con cui gli salvò la vita durante la sua acuta e pericolosa malattia insorta alla fine del 1819, all’età di settantatré anni». |

Vincent van Gogh
“La mia testa a volte è insensibile e spesso brucia e i miei pensieri sono confusi”.
“Tornato qui, mi sono rimesso e ho dipinto tre grandi tele. Sono immense distese di campi di grano sotto cieli nuvolosi, in cui ho cercato deliberatamente di esprimere tristezza, estrema solitudine”.
Sono solo alcuni pensieri del pittore olandese, Van Gogh, riportati nelle tante lettere al fratello Theo, importantissime per conoscere meglio l’artista e l’uomo. Uno studio condotto dall’ UMC di Groningen e pubblicato sull’International Journal of Bipolar Disorders, infatti, ha posto al setaccio le oltre novecento lettere scritte in vita dall’artista, le cartelle cliniche dei medici che lo ebbero in cura, confermando che Van Gogh soffrisse di disturbo bipolare e personalità borderline. Una condizione aggravata dall’abuso abituale di alcool e da lunghi periodi di malnutrizione, che portarono il pittore a tentare il suicidio all’età di 37 anni. Nell’autoritratto con cappello di feltro grigio (1887) è possibile notare i fissi occhi inquieti, le labbra serrate, la magrezza, elementi tipici della sua personalità, del suo carattere instabile e quasi inafferrabile.
Henri Matisse
Henri Matisse costretto alla sedia a rotelle dopo un intervento chirurgico per la cura di un tumore, ha vissuto la malattia come un’opportunità, una seconda vita. Il pittore parigino, negli ultimi 14 anni di vita, ha dato origine ad una nuova stagione artistica. Bellissima. Dalla pittura alla cut-and-painted paper.
L’artista ha descritto il processo di creazione di questi collage come “taglio direttamente nel colore” e “disegno con le forbici”. Utilizzando solo carta bianca, gouache e un paio di forbici, ha creato murales popolati da piante, animali, figure geometriche. Ha impiegato la tecnica del cut-out per la progettazione di copertine di libri, scenografie e costumi per balletti e libri illustrati.
Alberto Savinio
Alberto Savinio (1891-1952), pseudonimo di Andrea Francesco Alberto de Chirico, fratello del celebre Giorgio De Chirico, fu affetto dalla sindrome di Asperger, una condizione molto complessa, un disturbo pervasivo dello sviluppo, annoverato fra i disturbi dello spettro autistico. Secondo alcuni studiosi e ricercatori, tutto questo spiegherebbe la sua pittura ricca di significati simbolici, della compenetrazione uomo-animale evidente nei suoi ritratti che molto spesso assumono anche contorni allucinatori.
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