CULTURA

ROSH HASHANA, IL CAPODANNO EBRAICO CHE RINNOVA L’ANIMA

Il Capodanno ebraico è una festività ricca di significato per il popolo ebraico la cui atmosfera è molto diversa da quella che si celebra in Italia dove si festeggia all’insegna di fuochi d’artificio e calici di spumante. Caratterizzato da due giorni di festa solenne del mese ebraico di Tishrì, che secondo il calendario ebraico basato su i cicli lunari e solari cade nel mese di Settembre, il Rosh HaShanà, letteralmente capo dell’Anno, è considerato giorno di riflessione, di introspezione, di auto esame e di rinnovamento spirituale, il giorno in cui, secondo la tradizione, il Signore esamina tutti gli uomini e tiene conto delle azioni buone o malvagie che hanno compiuto nel corso dell’anno precedente, nel testo sacro Talmud infatti è scritto “A Rosh HaShanah tutte le creature sono esaminate davanti al Signore”.

L’etimologia della parola shanà, che significa “anno”, viene da una radice legata tanto alla ripetizione quanto al rinnovamento, ad indicare l’anno che ritorna che cambia se stesso, così come cambiano gli esseri umani, per questo Rosh HaShanah riguarda in particolare il singolo individuo, il rapporto che ha con il suo prossimo e con Dio, le sue intenzioni di miglioramento; un altro dei nomi di questa festa è “Yom Teru’a”, giorno del suono dello Shofar, il grande corno, simbolo del richiamo all’uomo verso il Signore che oltre a chiamare a raduno, ricorda l’episodio biblico del “sacrificio” di Isacco avvenuto attraverso un montone. Questo suono serve a suscitare una rinascita spirituale e a portare verso la teshuvà, il pentimento, il ritorno verso la giusta via, un suono potente e straziante che ricorda l’inizio del mondo, il primo giorno della Creazione che riporta ciascuno a sé e alla radice del proprio Essere, che scuote ed esorta a rivolgersi al domani, modificando fattivamente ogni persona sia nell’intimo che verso l’ambiente esterno.

Rosh HaShanà, il giorno del suono (Yom teru’ah), il giorno del giudizio (Yom ha-din), il giorno del ricordo (Yom ha-zikkaron), una ricorrenza che non è legata a fatti storici relativi al popolo d’Israele, ma ricorda la creazione del mondo, 5779 anni fa, è il giorno del compleanno della Terra in cui furono creati il primo uomo e la prima donna, evidenzia che l’umanità, discendente dalla prima coppia, gode di pari diritti e dignità essendo ogni uomo figlio di Dio.  Rosh Hashanà è anche un giorno che riguarda individualmente ogni essere con una personalità a sé stante, con i problemi familiari, di lavoro e di salute, e che lo spingono a levare gli occhi verso Dio per chiedergli aiuto e conforto, per trovare in lui la forza di continuare, di migliorare e di scegliere la strada giusta.

Il Rosh HaShana segna l’inizio di un periodo sacro che culmina in occasione del Yom Kippur, dieci giorni, detti penitenziali in cui ogni ebreo deve analizzare il proprio anno, un esame di coscienza delle trasgressioni ai precetti ebraici e dei torti fatti ai propri conoscenti, ad esempio è d’obbligo chiedere il perdono della persona offesa per giungere con animo penitente al Yom Kippur, il giorno dell’espiazione in cui dio decide se perdonare o meno i fedeli. Tra le restrizioni più importanti che gli ebrei devoti devono seguire vi è quella di non utilizzare qualsiasi tipo di dispositivo elettronico, guidare e scrivere, bisogna  però frequentare la sinagoga per partecipare alle funzioni religiose; tra le usanze di questa giornata speciale gli ebrei si recano verso un corso d’acqua o verso il mare per recitare le preghiere e svuotarsi le tasche, atto che rappresenta simbolicamente il disfarsi delle colpe commesse e un impegno simbolico a rigettare ogni cattivo comportamento, come scritto nel libro biblico di Michà: “Getterai i nostri peccati nelle profondità del mare”. In questo giorno di festa gli ebrei si vestono di bianco, simbolo di purezza e rinnovamento spirituale, come anche i rotoli della Torà e l’Arca vengono vestiti di questo colore. Quest’usanza può essere ricondotta al verso di Isaia (1:18) in cui è scritto: “quand’anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diverranno bianchi come la neve”. Durante il Rosh Ha-Shanah, si mangiano cibi il cui nome o la cui dolcezza possa essere ben augurante per l’anno a venire, il pane tipico della festa assume una forma rotonda, a simbolo della corona di Dio e anche della ciclicità dell’anno con l’augurio che l’anno nuovo sia dolce, si mangia uno spicchio di mela intinta nel miele, si usa anche piantare dei semini di grano e di granturco che germoglieranno in questo periodo, in segno di prosperità.

Quella del capodanno ebraico è una tradizione antica che prevede un rito mistico e affascinate, accompagnato da suoni da ascoltare 101 volte, due giorni solenni nei quali Dio giudica il mondo e ciascuno, un incitamento a muoversi, a cambiare, il principio di un percorso dove ogni azione positiva, anche la più piccola, può migliorare il destino individuale e quello di tutti, una festa universale il cui augurio recita “che il tuo nome possa essere inscritto e serbato (nel Libro della Vita) per un buon anno”. 

Buon Rosh HaShanà!!

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