Il divulgatore conosciuto come “azzykky” racconta su Instagram gli aspetti più singolari della storia di Roma, i suoi luoghi, i personaggi, le sue leggende, gli indizi che ancora oggi rendono vive le storie del passato.
«Se solo avessi avuto un professore di storia come te! Sai trasmettere la passione per la storia in modo così semplice e genuino che mi fai venire voglia di tornare a scuola e ristudiare tutto da capo».
Su Instagram non c’è post di Gian Marco D’Eusebi, meglio conosciuto come azzykky, che non sia inondato di commenti come questo lasciati dai tantissimi utenti incappati, scroll dopo scroll, nelle sue spiegazioni su Roma. Si tratta di video-pillole su espressioni e modi di dire romani, sulle curiosità e i segreti, più o meno nascosti, della Capitale. Il grande successo di Gian Marco D’Eusebi sta nella semplicità con cui racconta gli aspetti più singolari della storia di Roma, i suoi luoghi, i personaggi, le sue leggende, gli aneddoti, gli indizi che ancora oggi rendono vive le storie del passato. Nella curiosità e nella passione coltivata sui libri ed ereditata dalla sua famiglia. Una famiglia speciale.
“Gran parte del merito va ai racconti dei miei nonni, soprattutto a quelli di mia nonna paterna Assunta. Il nonno di mia nonna, il mio trisavolo, Aristodemo Mori, nato nel 1863, era uno scultore. Aveva lo studio a Castel Sant’Angelo e ha fatto parte della squadra di gessisti e bronzisti che collaborò alla realizzazione delle quadrighe dell’Altare della Patria, che custodisce la Salma del Milite Ignoto. I figli di Aristodemo, che lavoravano sempre nel campo dell’arte, si chiamavano Dante, Virgilio, Omero e Pulcra. Anche questo ha contribuito ad alimentare la mia passione, a incuriosirmi. Sostenuto dalla mia compagna Wendy, alla quale raccontavo tutte gli aneddoti e le curiosità che conoscevo su Roma, ho deciso, un anno fa, di condividerli con i miei follower, diventati oggi, oltre 100.000 mila”.

Un invito a scoprire, a guardare la città eterna con una prospettiva nuova, quella dei secoli che l’hanno attraversata.
“Ogni angolo di Roma può raccontare una storia nascosta. Roma è fatta di strati, quella che vediamo è la Roma rinascimentale ma sotto ci sono quella medievale, imperiale, repubblicana, regia e tante altre. Viviamo su strati di storia. Viviamo in un museo a cielo aperto ma diamo per scontato tante cose a cui passiamo davanti. Quello che mancava sui social ad esempio era un racconto di quello che c’è dietro i monumenti, le curiosità su Roma. Molte persone hanno perso la curiosità, che invece deve rimanere viva dal bambino che non c’è più. L’adulto si vergogna di chiedere il perché delle cose, ha paura di passare per ignorante”.
3.000 anni di storia che la rendono ancora più affascinante e piena di cose da conoscere. Scopriamo, insieme a Gian Marco D’Eusebi, alcune delle principali curiosità andando ad attingere dalle più interessanti lungo il corso dei secoli.
PERCHÉ SI DICE “ER GIRO DE PEPPE”?
Il “giro de Peppe” è un’espressione utilizzata dai romani per identificare un tragitto esageratamente lungo. E’ bene, però, svelare il detto completo: “Er giro di Peppe intorno alla rotonda, appresso alla Reale”. Peppe è Giuseppe Garibaldi, la rotonda è quella di Piazza della Rotonda (Pantheon), la “Reale” è invece il corteo funebre organizzato per la morte di Vittorio Emanuele II di Savoia. Il 9 gennaio 1878 Vittorio Emanuele II di Savoia morì e fu organizzato un corteo funebre che fece due giri intorno alla piazza del Pantheon per salutare il morto. In quell’occasione Giuseppe Garibaldi, ignaro di quanto stesse accadendo, si unì al corteo, facendo anche lui due giri della piazza, quando, invece, sarebbe potuto restare insieme alle altre autorità davanti all’entrata.
PERCHÉ SI DICE “NUN C’È TRIPPA PE GATTI”?
L’espressione sembra essere nata agli inizi del Novecento quando il sindaco di Roma Ernesto Nathan, controllando il piano finanziario della città, annullò la voce“frattaglie per gatti”. Il comune pagava il cibo alle colonie feline di Roma, questo perché i gatti erano preziosi per Roma, davano infatti la caccia ai topi evitando che questi ultimi rosicchiassero i documenti degli archivi. Venuto a conoscenza di tale spesa, il sindaco annunciò che da allora i gatti avrebbero dovuto procurarsi da soli il cibo e scrisse sul bilancio “Non c’è trippa per gatti”.
LA TESTA NASCOSTA DI PIAZZA NAVONA
A Palazzo Tuccimei (ex palazzo de Cupis) di Piazza Navona è possibile vedere una testa di marmo che sporge solitaria dalla facciata. Si tratta del ritratto di un povero oste. Si racconta che Papa Sisto V, “er papa tosto” per citare il Belli, amasse mescolarsi al popolo per ascoltare, senza essere riconosciuto quello che la gente pensasse realmente di lui.
Un giorno, intrattenendosi in un’osteria in piazza Navona, ascoltò e sentì i discorsi di un oste, il quale rivolse giudizi molto critici verso il potere papale.
L’oste fu giustiziato, e gli amici vollero ricordarlo mettendo il suo ritratto scolpito sul muro di una casa, come se li osservasse sempre dall’alto.
PERCHE’ SI DICE “CERCÀ MARIA PE ROMA”?
Questa tipica espressione romana viene utilizzata quando la ricerca di qualcosa o di qualcuno risulta davvero complicata, per non dire impossibile. Come avvenne per il Passetto del Biscione, nei pressi di Campo de fiori, un passaggio con oltre 2000 secoli di storia. In questo luogo, in età romana, si trovata il Teatro di Pompeo e, in età medievale vennero realizzate le chiese di Santa Barbara dei Librai e San Salvatore in Arco. Proprio in quest’ultima chiesa, che oggi è conosciuta come Santa Maria in Grottapinta, si trovava un’icona raffigurante la Madonna della Divina Provvidenza. L’espressione si riferirebbe proprio alla difficoltà di trovare in città quell’icona di Maria.
Copyright immagine in evidenza: Gian Marco D’Eusebi
Categorie:ATTUALITÀ, CULTURA, Magazine, MetisArte, MetisMagazine, MetiStoria