ATTUALITÀ

NOI CE LA SIAMO CAVATA: IL DOCUMENTARIO SULLE VITE DEI RAGAZZI DI “IO SPERIAMO CHE ME LA CAVO”

Vincenzino, Rosinella, Tommasina, Nicola, Gennarino, Salvatore e tutti gli altri bambini protagonisti di “Io speriamo che me la cavo” pellicola cult degli Anni Novanta – che ha segnato l’infanzia di intere generazioni – diretta da Lina Wertmüller, si raccontano trent’anni dopo nel documentario “Noi ce la siamo cavata”, del regista lucano Giuseppe Marco Albano.

Nato da un’idea di Giuseppe Marco Albano (vincitore del Nastro d’Argento con il cortometraggio “Stand by me” (2012) e del David di Donatello, nel 2015, per il migliore cortometraggio “Thriller”) e dell’attore Adriano Pantaleo che nel film del 1992, interpretava il piccolo Vincenzino – ruolo che lo fece sentire “un bambino importante” e che gli aprì le porte del successo – il documentario si muove alla ricerca degli ex alunni della 3B della scuola elementare “Edmondo De Amicis” (con l’accento sulla a) di Corzano, il paese immaginario in cui è stata ambientata la storia che vedeva Paolo Villaggio nell’indimenticabile ruolo del maestro ligure Marco Tullio Sperelli, trasferito in un piccolo, dolente e degradato paesino del napoletano, per un errore ministeriale. 

E così Vincenzino, ormai quarantenne, si mette alla guida di uno scuolabus giallo e va in giro per l’Italia alla ricerca dei suoi ex compagni di classe (Mario Bianco, Pierfrancesco Borruto, Annarita D’Auria, Ciro Esposito, Dario Esposito, Marinella Esposito, Luigi Lastorina, Carmela Pecoraro,  Salvatore Terracciano, Marco Troncone) scoprendo quale sorte sia toccata ad ognuno di loro. 

Un viaggio in cui si ride, si sorride, ci si commuove, si riflette, si torna indietro nel tempo tra i ricordi che emergono e riaffiorano nelle fotografie nascoste dentro i cassetti, ammucchiate alla rinfusa in uno scatolone, nelle interviste ai protagonisti tra i quali spiccano anche Isa Danieli (la direttrice), Gigio Morra (Mimì, il custode) e Paolo Bonacelli (Ludovico Mazzullo), al produttore Ciro Ippolito, al co-sceneggiatore Andrej Longo e alla casting director Maria Rosaria Caracciolo.  Un viaggio che, tra ricchezza di particolari, mostra audio e filmati inediti, come l’ultima apparizione in video di Lina Wertmüller, entusiasta dell’idea prospettata da Albano e Pantaleo nel 2020 di realizzare un documentario che raccontasse il seguito del suo film.

La regista di origini lucane, prima donna nel 1977 ad essere candidata agli Oscar con il film Pasqualino Settebellezze, ispirata dall’omonimo best-seller di Marcello D’Orta, decise di portare sullo schermo uno spaccato inquietante delle condizioni di Napoli e del Sud, fenomeni complessi come la camorra e il contrabbando dal punto di vista e dalla voce innocente di quei bambini, selezionati dopo migliaia di provini. Ma anche il potere dell’istruzione: unica ancora di salvezza.

Quei bambini oggi ce l’hanno fatta. Anche se per alcuni di loro la vita ha riservato moltissimi ostacoli, tutti hanno trovato la propria strada, la propria realizzazione personale e professionale. Mario Bianco (Nicola, il bimbo cicciottello e simpaticissimo che amava le brioche), ad esempio, ha aperto due cornetterie ed un ristorante a Torino. Ciro Esposito (Raffaele) e Adriano Pantaleo (Vincenzino) sono oggi due attori affermati.

Prodotto da Mediterraneo Cinematografica (Giuseppe Marco Albano, Francesco Lattarulo, Angelo Troiano) e Terra Nera (Francesco Di Leva, Alex Marano, Adriano Pantaleo) con il contributo della Regione Campania, in collaborazione con Lo Scrittoio e la Film Commission Campania, Noi ce la siamo cavata è un mosaico di ricordi, di vita, di cinema. È il racconto corale di un’esperienza indimenticabile, ormai entrata, per rimanervi nell’immaginario collettivo nazionale. È la parabola di un mondo che non c’è più, di una generazione scomparsa con l’arrivo del nuovo millennio ma allo stesso tempo è un guardare avanti verso nuovi orizzonti e chissà cos’altro può succedere. È l’amore per il cinema e per i suoi maestri. È l’amore per la sala cinematografica perché come sosteneva Federico Fellini “andare al cinema è come rientrare nel grembo materno. Si sta seduti lì, immobili e assorti nel buio, in attesa che la vita faccia la sua apparizione sullo schermo”.

Noi ce la siamo cavata è al cinema e sulle principali piattaforme di acquisto o noleggio (Cgtv, Google Play, You Tube). Visita la pagina Instagram NCLSC del docu-film per rimanere aggiornato sulle ultime novità.

Copyright immagine in evidenza

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...