Magazine

GODARD E TRUFFAUT, I MAESTRI DELLA NOUVELLE VOGUE

Durante gli anni ’50 il cinema europeo lancia un segnale incisivo nei confronti del cinema classico hollywoodiano che, con i suoi modelli stereotipati, come la contrapposizione tra buoni e cattivi, colpi di scena e il trionfo del bene sul male, invadeva le sale cinematografiche di tutto il mondo, sarà dunque proprio Orson Welles con il suo capolavoro “Quarto Potere“ a spingere alcuni giovani ribelli cineasti francesi a creare una corrente eversiva e a fare film in modo controcorrente rispetto al cinema americano. E’ il 1957 quando in Francia si afferma la cosiddetta “Nouvelle Vague”, la Nuova Onda, in riferimento alle proteste giovanili contro la politica di colonizzazione algerina che investe la Francia di quel periodo, mentre qualche anno prima i registi ribelli avevano fondato la rivista “Cahiers du cinema” – “Quaderni di cinema“ – in cui veniva affermata la funzione del cinema come arte che doveva approfondire tematiche sociali, esistenziali e politiche.

La nascita della Nouvelle Vague si manifesta con la ricerca di un linguaggio nuovo volto a suscitare riflessioni nello spettatore, un cinema lento che scruta con attenzione e senza moralismi di alcuna sorta l’inafferrabile e scostante animo umano, un cinema che indugia sui paesaggi, sulle luci e sulle ombre, sulle passeggiate silenziose, sugli sguardi e il non detto. Questa nuovo movimento cinematografico va oltre i canoni estetici tradizionali ponendo le basi del cinema “indipendente” che vede protagonisti alcuni dei registi più rappresentativi di quel periodo, tra questi, due nomi spiccano per il loro modo di fare cinema: Jean-Luc Godard e François Truffaut, due estremi opposti della Nouvelle Vague, ma anche i suoi principali esponenti, la cui differenza stilistica corrispondeva ad una differente visione della realtà e a un diverso ruolo socio-politico affidato al cinema.

Godard più radicale e autarchico, Truffaut più medio-borghese, il primo affronta nei suoi film temi sociali e politici, mentre il secondo temi esistenziali, entrambi autori di un cinema liberato e libero, che ridona un nuovo senso all’immagine cinematografica. Fino all’ultimo respiro  sancisce l’esordio ieratico di Godard, considerato il film Manifesto della Nouvelle Vague, infrange le solite convenzioni del cinema con digressioni, riprese a luce naturale, telecamera a spalla e toni leggermente insolenti donando delle immagini potenti con le sue inquadrature che riprendono i personaggi nella loro genuina quotidianità; diversamente il cinema di Truffaut, da molti definito come “il becchino del cinema contemporaneo” per l’atteggiamento fortemente critico nei confronti della produzione cinematografica di allora, diede vita ad un cinema autobiografico in cui poter sfogare le proprie critiche nei confronti della società e del mondo che lo circondava.

Truffaut ci ha trasmesso l’idea che la passione per il cinema e per i libri può trasformare un’esistenza in una vita piena di bellezza continua, allo stesso tempo, le parole di Godard  per cui “Il cinema deve andare ovunque…Se nelle fabbriche non c’è, deve andare nelle fabbriche. Se nelle università non c’è, bisogna portarcelo..”, esprimono tutto lo slancio artistico della sua individuale ricerca politico-cinematografica; il cinema, grazie a questi due grandi cineasti, viene quindi considerato un mezzo per scrutare l’animo umano e per rappresentare la realtà quotidiana conducendo gli spettatori a riflettere su loro stessi e sulla loro vita.

copertina

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...